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Il Papa per la Giornata mondiale missionaria: questo tempo interpella la Chiesa

“Eccomi, manda me”. E’ il titolo del messaggio di Francesco per la Giornata missionaria mondiale 2020, pubblicato nella solennità di Pentecoste. Il Papa sottolinea il legame tra lo Spirito Santo e la missione nella Chiesa. E nel contesto della pandemia ancora in corso ricorda che l'umanità è chiamata "a remare insieme" e che Dio vuole arrivare a tutti con il suo amore.

Il Papa alla Messa per la Giornata mondiale missionaria del 20 ottobre 2019

L’espressione fa parte del racconto biblico della vocazione del profeta Isaia. Alla domanda del Signore: “Chi manderò”, Isaia risponde con prontezza: “Eccomi, manda me”. “Questa chiamata - scrive Francesco - proviene dal cuore di Dio, dalla sua misericordia che interpella sia la Chiesa sia l’umanità nell’attuale crisi mondiale”.

Siamo tutti chiamati ad andare avanti insieme
Nel suo messaggio per la Giornata mondiale missionaria che si celebrerà il prossimo 18 ottobre, il Papa rievoca quanto aveva detto in Piazza San Pietro nell’indimenticabile momento di preghiera dello scorso 27 marzo. Descriveva, allora, il disorientamento generale dell'umanità colpita dal Covid-19, simile a quello vissuto dai discepoli “presi alla sprovvista da una tempesta inaspettata e furiosa”, e rilevava la presa di coscienza “di trovarci sulla stessa barca”, fragili ma importanti e necessari, “tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda”. Quindi nel messaggio prosegue:

Siamo veramente spaventati, disorientati e impauriti. Il dolore e la morte ci fanno sperimentare la nostra fragilità umana; ma nello stesso tempo ci riconosciamo tutti partecipi di un forte desiderio di vita e di liberazione dal male. In questo contesto, la chiamata alla missione, l’invito ad uscire da sé stessi per amore di Dio e del prossimo si presenta come opportunità di condivisione, di servizio, di intercessione. La missione che Dio affida a ciascuno fa passare dall’io pauroso e chiuso all’io ritrovato e rinnovato dal dono di sé.

E' Cristo che ci spinge ad essere "Chiesa in uscita"
In Gesù crocifisso, Dio rivela il suo amore per l’umanità e ora chiede a ciascuno di noi la “personale disponibilità ad essere inviati, perché Egli è Amore (…) sempre in uscita da sé stesso per dare vita”. Per questo ha mandato il Figlio, interamente obbediente al Padre, e il Figlio ci ha donato il suo Spirito, anima della Chiesa, inviandoci verso il mondo e le genti. Francesco scrive nel messaggio che la missione, la “Chiesa in uscita”, non sono “una intenzione da realizzare per sforzo di volontà”, ma che è Cristo che fa uscire la Chiesa. E che è lo Spirito Santo a spingere il cristiano nella missione di annunciare il Vangelo.

Già l’aver ricevuto gratuitamente la vita costituisce un implicito invito ad entrare nella dinamica del dono di sé: un seme che, nei battezzati, prenderà forma matura come risposta d’amore nel matrimonio e nella verginità per il Regno di Dio. La vita umana nasce dall’amore di Dio, cresce nell’amore e tende verso l’amore.

La misericordia di Dio si riversa sull'universo intero
Questo vale per tutti, nessun escluso, e la misericordia di Dio “si riversa sull’universo intero”. Cristo sulla croce ha vinto il peccato e la morte e la Chiesa prosegue la missione di Gesù nella storia e, scrive il Papa ci invia dappertutto affinché attraverso di noi “Dio manifesti ancora il suo amore e possa toccare e trasformare cuori, menti, corpi, società e culture in ogni luogo e tempo”.

Fare la volontà di Dio nell'oggi della Chiesa e della storia
Ma è possibile percepire la chiamata alla missione, osserva il Papa, solo se viviamo un rapporto personale con Gesù per questo invita tutti noi a domandarci se “siamo pronti ad accogliere la presenza dello Spirito Santo nella nostra vita”, qualunque sia il nostro stato. Se “siamo disposti ad essere inviati ovunque per testimoniare la nostra fede”, se come Maria, siamo pronti a fare la volontà di Dio, “nell’oggi della Chiesa e della storia”.

Capire che cosa Dio ci stia dicendo in questi tempi di pandemia diventa una sfida anche per la missione della Chiesa. La malattia, la sofferenza, la paura, l’isolamento ci interpellano. La povertà di chi muore solo, di chi è abbandonato a sé stesso, di chi perde il lavoro e il salario, di chi non ha casa e cibo ci interroga.

Aprirsi ai bisogni di amore e dignità dei nostri fratelli
Obbligati alla distanza fisica, prosegue Francesco, siamo invitati a riscoprire l’importanza delle relazioni sociali, e “della relazione comunitaria con Dio”. In questa condizione dovremmo renderci più attenti ai bisogni del prossimo. E continua:

L’impossibilità di riunirci come Chiesa per celebrare l’Eucaristia ci ha fatto condividere la condizione di tante comunità cristiane che non possono celebrare la Messa ogni domenica. In questo contesto, la domanda che Dio pone: "Chi manderò?", ci viene nuovamente rivolta e attende da noi una risposta generosa e convinta: "Eccomi, manda me!". Dio continua a cercare chi inviare al mondo e alle genti per testimoniare il suo amore, la sua salvezza dal peccato e dalla morte, la sua liberazione dal male

Celebrare la Giornata con la preghiera e la carità

Papa Francesco conclude il suo messaggio osservando che nella celebrazione della Giornata mondiale missionaria la preghiera, la riflessione e l’aiuto materiale sono tutte opportunità per partecipare alla missione della Chiesa. E concretamente ricorda che:

La carità espressa nelle collette delle celebrazioni liturgiche della terza domenica di ottobre ha lo scopo di sostenere il lavoro missionario svolto a mio nome dalle Pontificie Opere Missionarie, per andare incontro ai bisogni spirituali e materiali dei popoli e delle Chiese in tutto il mondo per la salvezza di tutti.

Adriana Masotti - Città del Vaticano

FONTE: VATICAN NEWS

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