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Quando Karol Wojtyla chiese un miracolo a Padre Pio: la prova in due lettere

Si tratta di una guarigione miracolosa di una donna malata di cancro: il futuro Giovanni Paolo II scrisse nel 1962 una prima richiesta di aiuto al frate cappuccino.


Un retroscena che svela in parte i rapporti tra un arcivescovo polacco, prima Papa e poi Santo, ed un frate incaricato in Puglia e destinato a sua volta alla santità. Un frate che aveva in qualche modo già previsto il futuro dell’altro corrispondente. Due uomini che avrebbero segnato per sempre la storia del cattolicesimo contemporaneo.

Wojtyla apprende dei miracoli del frate
Siamo nel novembre del 1962. E Karol Wojtyla, che era incaricato presso l’arcivescovato di Cracovia, prende carta e penna. Lo scopo è quello di domandare una preghiera a Pio da Pietralcina. Con ogni evidenza, in Polonia è arrivata più di qualche notizia sulle qualità eccezionali di quel frate. I miracoli non conoscono frontiera (Il Giornale, 20 maggio).

La prima lettera: la richiesta di guarigione
La supplica è per una donna, madre di quattro figli, già detenuta nei campi di concentramento nazisti e nel 1962 affetta da un cancro:

«Venerabile Padre, Ti prego di rivolgere una preghiera per una madre di quattro figlie, di quarant’anni, di Cracovia in Polonia, (durante l’ultima guerra in campo di concentramento in Germania), ora in pericolo gravissimo di salute e della vita stessa per un cancro: affinché Dio per intercessione della Beatissima Vergine mostri la sua misericordia a lei e alla sua famiglia in Cristo obbligatissimo + Carolus Wojtyla vescovo titolare di Ombi, vicario capitolare di Cracovia» (www.sanfrancescopatronoditalia.it, 21 maggio).

“A questo non si può dire di no”
Il destinatario non esiterà. Per far sì che la lettera arrivi di sicuro nelle mani del cappuccino, il consacrato che sarebbe stato eletto qualche anno dopo sul soglio di Pietro, ripone il tutto nelle mani di Andrzej Maria Deskur, un monsignore che si trova a Roma per motivi di salute. Desku non è sufficiente per un contatto diretto con padre Pio. E allora, in soccorso di questa storia, arriva un commendatore: Angelo Battisti. Da Wojtyla a Deskur a Battisti: la lettera, ora, è nella disponibilità di Francesco Forgione.

Padre Pio, dopo aver appreso della richiesta, dice poche ma significative parole. Intanto assicura la preghiera per la guarigione della mamma polacca, ma poi aggiunge: “A questo non si può dire di no” (Italia Oggi, 20 maggio).

La seconda lettera: la guarigione
La vicenda esistenziale della madre polacca prosegue come sperato:

“Venerabile Padre, la donna di Cracovia in Polonia, madre di quattro figlie, il giorno 21 novembre prima dell’operazione chirurgica istantaneamente ha riacquistato la salute grazie a Dio e anche a Te Padre Venerabile, rendo il più grande grazie a nome suo, di suo marito e di tutta la famiglia”.

La seconda lettera presenta la stessa firma della prima, Wojtyla, ma le sorti della donna, dopo le preghiere di Pio da Pietrelcina, sono cambiate. Padre Pio raccomandò a Battisti di conservare le missive.


FONTE: ALETEIA

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