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San Giovanni Paolo II, l’attentato, Fatima e… la pandemia

Il 13 maggio 1981, l’attentato a Karol Woytjla. Il Santo Padre Francesco: “Nella salvezza della sua vita (San Giovanni Paolo II) vedeva l’intervento materno della Vergine Santa. Nella nostra preghiera domandiamo a Dio, per intercessione del Cuore Immacolata di Maria, la pace per il mondo, la fine della pandemia”.


È il 13 maggio 1981, 64° anniversario delle Apparizioni della Madonna ai tre pastorelli di Fatima, sono le ore 17.17, papa Giovanni Paolo II, in grembo alla papa mobile attraversa piazza San Pietro per salutare i fedeli durante la tradizionale Udienza generale del mercoledì. Come sempre la piazza è gremita di gente, quando ecco tre colpi di pistola squarciano l’entusiasmo generale. Pochi istanti e il Santo Padre si accascia tra le braccia delle guardie del corpo. Le immagini affidate alla storia dalle numerose testimonianze, ci raccontano quello che è accaduto dopo. La corsa verso il Policlinico Gemelli, l’apprensione e le lacrime dei fedeli nelle cinque ore di intervento che ne seguiranno il mondo della cristianità è profondamente scosso. Ma il Papa supera l’intervento e si ristabilisce.

Solo 3 i metri di distanza tra il killer professionista di origine turca, Mehmet Ali Ağca, e il suo obiettivo, il Santo Padre appunto. Una delle pallottole passa ad un soffio dall’aorta e non intacca la colonna vertebrale. “Sembrava che una mano guidasse il proiettile perché non provocasse danni irreparabili” spiegherà il professor Francesco Crucitti, il medico che ha eseguito l’intervento. Fu lo stesso Woytjla a vedere in quell’evento funesto un legame profondo con il terzo mistero di Fatima. Due anni dopo l’attentato, il Papa decise di andare a trovare il suo attentatore arrestato, condannato all’ergastolo e detenuto nel carcere di Rebibbia. Storiche le immagini di quella confessione durante la quale Mehmet Ali Ağca confessò che non si capacitava di come avesse potuto fallire il suo obiettivo. Anche per lui era stato un miracolo. La verità sulle ragioni che spinsero Ali ad imbracciare un’arma contro il Papa non sono mai emerse con chiarezza. C’era chi lo accusava di essere schizofrenico e chi invece diceva che avesse agito per conto di una organizzazione terroristica. In seguito spuntò una pista bulgara anche questa senza sbocchi. La verità sul conto di quell’attentato è rimasta nel cono d’ombra della storia. 

Sono tanti gli eventi del passato che non si possono cancellare, che definiscono il presente e, in qualche modo, lo determinano. L’attentato a San Giovanni Paolo II, è decisamente uno di questi. Per i credenti uno dei più importanti. Dopo quel lontano 13 maggio nulla fu come prima. Quell’uomo vestito di bianco, l’atleta di Dio, divenne il testimone della croce e guidò la Chiesa verso il nuovo Millennio. Il proiettile incastonato nella corona della statua della Madonna di Fatima, ci ricorda che siamo figli di un mistero che guida la storia. La nostra storia. Abbiamo bisogno di saperlo e di sentircelo ripetere ogni volta e soprattutto oggi, nei giorni della pandemia.
Il santo Padre, Francesco nel salutare i fedeli polacchi ha sottolineato così l’evento: “Oggi celebriamo la memoria liturgica della Madonna di Fatima. Torniamo col pensiero alle sue apparizioni e al suo messaggio trasmesso al mondo, come anche all’attentato a san Giovanni Paolo II, che nella salvezza della sua vita vedeva l’intervento materno della Vergine Santa. Nella nostra preghiera domandiamo a Dio, per intercessione del Cuore Immacolata di Maria, la pace per il mondo, la fine della pandemia, lo spirito di penitenza e la nostra conversione. Lunedì prossimo sarà il centesimo della nascita di San Giovanni Paolo II: io celebrerò la Messa alle 7.00, davanti all’altare della tomba, e sarà trasmessa in mondovisione per tutti. Ringraziamo Dio di averci dato questo Vescovo a Roma, Santo Vescovo, e chiediamo a lui che ci aiuti: che aiuti questa Chiesa di Roma a convertirsi e ad andare avanti. Di cuore vi benedico”.

Ida GIANGRANDE

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