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“IN CAMMINO VERSO LA PACE”. SULLE ORME DI DON TONINO BELLO - Incontro Tematico in occasione del trentesimo anniversario del “dies natalis”

  Sarà una testimonianza dialogata, quella che Renato Brucoli, amico e collaboratore di don Tonino Bello durante l’episcopato, offrirà agli alunni dell’Istituto comprensivo “San Giovanni Bosco” di Polignano a Mare, domani martedì 16 maggio con inizio alle 11.30. La riflessione ruoterà intorno al tema “Pace”, cruciale in questo momento storico e centrale per don Tonino, “il Bello della PACE”. Promuovere il valore pace significa accrescere le migliori qualità umane della persona, all’interno di un percorso che non può vedere estranee le giovani generazioni.
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Dziwisz: "Giovanni Paolo II già in ambulanza perdonò chi gli aveva sparato"

Il cardinale emerito di Cracovia, per anni segretario particolare di Karol Wojtyla,  in ricordo del 42.mo anniversario dell'attentato in piazza San Pietro: "Colpito per la sua difesa dei diritti umani, ma l'attacco non ha fermato la sua missione" “Il Santo Padre scivolava e sanguinava, ero sotto shock, ma sapevo che dovevamo agire per salvargli la vita”. Dopo quarant’anni, gli sembra di sentire ancora il sangue caldo sulle braccia al cardinale Stanislaw Dziwisz, arcivescovo emerito di Cracovia e segretario particolare di Papa Wojtyla. Era dietro di lui, alla sua sinistra, quel 13 maggio 1981, quando Ali Agca esplose dalla folla due colpi di pistola che colpirono il Pontefice all’addome. Un ricordo vivido, come non potrebbe essere altrimenti, che il cardinale ha condiviso con i pochi presenti alla Messa di questa mattina presto presso l’altare di San Giovanni Paolo II, quell’angolo nella Basilica di San Pietro in cui riposa la salma del Papa polacco meta quotidiana di

Grazie a una mano materna

Quarantadue anni fa, il 13 maggio 1981, Giovanni Paolo II scampava al drammatico attentato in piazza san Pietro Nella festa della Madonna di Fatima, il 13 maggio 1981, si compì il drammatico attentato da cui però Giovanni Paolo II riuscì ad avere salva la vita. Un misterioso, invisibile legame unisce il terzo segreto, i drammatici eventi del XX secolo, la parabola spirituale e storica del Papa che visse sulla sua pelle le peggiori dittature del Novecento, restando però incrollabile nella fede… Impietriti, come se fossimo presenti, abbiamo riudito gli spari del tragico attentato in Piazza San Pietro del 13 maggio 1981. Così Papa Benedetto XVI il 30 marzo 2006 , al termine della proiezione di un film dedicato alla vita di Karol Wojtyla. Impossibile non rivivere quell’evento, anche semplicemente nella memoria, senza un analogo impietrimento. Che si coglie anche nelle sfumature della voce dei cronisti di allora. Ecco per esempio padre Roberto Tucci. Qui vi parla il padre Tucci dai microfon

Gli spari, la paura, la preghiera e il perdono

Quarant’anni fa l’attentato contro Giovanni Paolo II in Piazza San Pietro. Le immagini commentate da André Frossard ci restituiscono la drammaticità di quei momenti insieme alla inerme forza della misericordia e del perdono Le immagini inquietano ancora oggi, a quarant’anni di distanza. L’uomo vestito di bianco, sessantenne ancora nel pieno del vigore fisico, solleva e stringe a sé una bambina dai riccioli biondi che i genitori gli consegnano perché la benedica. Subito dopo gli spari, l’incredulità, il Papa che si accascia tra le braccia del suo segretario, la camionetta bianca che corre all’impazzata dentro al Vaticano. Poi la corsa sul filo dei minuti al Policlinico Gemelli, la preghiera dei fedeli attoniti in tutto il mondo, la speranza che si riaccende dopo un lungo e complicato intervento chirurgico. Ma le immagini più potenti del documentario realizzato quattro anni dopo quell’evento sono quelle in cui viene inquadrata la finestra dello studio papale vuota e la voce del Pontefice

Quel 13 maggio

42 anni fa il drammatico attentato a Giovanni Paolo II in Piazza San Pietro. Un giorno entrato nella memoria collettiva in cui l’amore e la preghiera hanno sconfitto l’odio. Un ricordo di Papa Francesco Ci sono date, per l’avvenimento a cui sono legate, che appartengono non solo ai libri di Storia, ma si inscrivono in modo indelebile anche nelle pagine della storia delle nostre vite. Talmente forte è l’impronta impressa da questi eventi che, anche a distanza di molti anni, ricordiamo perfettamente dove eravamo e cosa stavamo facendo nel momento in cui la notizia di quanto accaduto ci ha raggiunto. Il 13 maggio del 1981 è senza dubbio una di queste date. Quel giorno un evento ritenuto impossibile, inimmaginabile, fa irruzione nella realtà: l’attentato contro un Papa in Piazza San Pietro. A quarant’anni di distanza, dà ancora i brividi rivedere quelle sequenze drammatiche, riascoltare i suoni, i rumori di quel pomeriggio di primavera. Sono le 17.19 quando Giovanni Paolo II, nel consueto

Il mese del Rosario, Giovanni Paolo II e la antropologia della preghiera mariana

  La Rosarium Virginis Mariae del 2002 Maggio è il mese del Rosario e Papa Francesco ha voluto che questa preghiera diventasse una vera supplica corale per sconfiggere la pandemia e sollevare l’umanità dalla sue conseguenze. I Pontefici hanno sempre amato questa preghiera così semplice eppure così profonda. E molti sono i pronunciamenti dedicati al Rosario. Ma il più recente testo dedicato a questa preghiera è di Giovanni Paolo II: Rosarium Virginis Mariae. Il testo si apre con dei ricordi personali del Papa :Fin dai miei anni giovanili questa preghiera ha avuto un posto importante nella mia vita spirituale. Me lo ha ricordato con forza il mio recente viaggio in Polonia, e soprattutto la visita al Santuario di Kalwaria. Il Rosario mi ha accompagnato nei momenti della gioia e in quelli della prova. Ad esso ho consegnato tante preoccupazioni, in esso ho trovato sempre conforto”. Il Papa insegna ai fedeli la recita del Rosario e risponde alle obiezioni: “C'è chi pensa che la centralit

Quando Wojtyla disse: “Attenti al liberismo”

Trent'anni fa la "Centesimus annus", l'ultima enciclica sociale del Papa che aveva battuto il comunismo. E che iniziava ad avere altre preoccupazioni Trent’anni fa un uomo cui sarebbe stato tributato voce populi il titolo di Grande mise in guardia: il profitto fine a se stesso è pericoloso, il capitalismo senz’anima porta al disastro. Non aveva doti profetiche, probabilmente, quel Giovanni Paolo II elevato più tardi alla gloria degli altari. Semplicemente aveva fatto l’operaio, e così come riteneva il comunismo un errore – prima di tutti gli altri - antropologico, considerava il liberismo sì espressione della libertà dell’individuo, ma anche potenziale negazione della persona umana. Dice: che differenza c’è tra individuo e persona? C’è, e la Chiesa da sempre (o almeno da più di un secolo) si sgola per spiegarlo. L’individuo è la monade autoaffermativa dell’ego, la persona l’insieme di tutto: es ego superego, anima, emozioni, affetti, diritti, paure, doveri, comunità,