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Visualizzazione dei post da gennaio, 2023

Francesco: non sprechiamo, diffondiamo un’ecologia della giustizia e della carità

All’Angelus domenicale, il Papa invita ad imparare dai poveri in spirito, che riconoscono il bene che viene da Dio e fanno tesoro di quello che ricevono. L'invito è ad apprezzare il valore di noi stessi, delle persone e delle cose: un principio - osserva il Pontefice - spesso disatteso, soprattutto nelle società più agiate. Ogni persona va considerata come un dono sacro e unico Non sprecare: questo ci insegnano i poveri in spirito, tra coloro che Gesù definisce beati nella pagina del Vangelo di Matteo della IV domenica del tempo ordinario. Francesco lo sottolinea all’ Angelus , spiegando che sono poveri in spirito quanti “sanno di non bastare a sé stessi, “e vivono come ‘mendicanti di Dio’: si sentono bisognosi di Dio e riconoscono che il bene viene da Lui, come dono, come grazia”. “Chi è povero in spirito” infatti, aggiunge il Papa, “fa tesoro di quello che riceve” e desidera che nessun dono vada sprecato”, "i poveri in spirito cercano di non sprecare nulla". E anche Ges

Siamo davvero ciò che comunichiamo?

Francesco e la sfida del “parlare con il cuore” al centro del Messaggio per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali. L’esortazione del Papa a favorire una comunicazione che coinvolga tutta la persona e non persegua interessi di parte. “Tutto ciò che non viene donato, va perduto”, ripeteva spesso Dominique Lapierre. Parole, quelle del giornalista e scrittore scomparso recentemente, che si possono collegare idealmente al Messaggio di Francesco per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, pubblicato martedì scorso. Il Papa ci invita - ancora una volta - ad essere artefici di una comunicazione integrale che non riguardi solo una parte di noi - per fini parziali o interessi strumentali - ma che coinvolga la globalità della persona, tutto il nostro essere. Parlare “con il cuore” non è un cedimento al sentimentalismo (o al sensazionalismo), tanto in voga ai nostri giorni, ma ha a che fare con un compito molto esigente: comunicare e donare se stessi. In qualche modo, prendend

Il Papa nel Giorno della Memoria: la fraternità si costruisce estirpando l'odio

Papa Francesco, nel Giorno della Memoria lancia un tweet che riprende le parole dette nei saluti dell’Udienza generale di mercoledì scorso: odio e violenza hanno alimentato l’orrore dell’Olocausto “Il ricordo dello sterminio di milioni di persone ebree e di altre fedi non può essere né dimenticato né negato. Non può esserci fraternità senza aver prima dissipato le radici di odio e di violenza che hanno alimentato l’orrore dell’Olocausto”. E' questo il tweet di Papa Francesco nel Giorno della Memoria, istituito nel 2005 per commemorare le vittime dell’Olocausto. Nel ’45 la scoperta dell’orrore E' il 27 gennaio del 1945, alle ore 8,00 le truppe sovietiche entrano nel campo di concentramento di Auschwitz- Birkenau e lo liberano. Sono circa 7 mila i prigionieri trovati dai soldati dell’Armata Rossa e tra questi molti sono bambini. Abbiamo avuto un’idea di quanto successo dalle immagini tratte da documentari, foto, film. Gli sguardi vuoti sul volto ossuto di chi era sopravvissuto.

Richiesta Cittadinanza Onoraria per Liliana Segre

La nostra Associazione rende noto che in occasione della Giornata della Memoria rinnova l'Ente Comunale a promuovere il conferimento della “Cittadinanza Onoraria” della Città di Polignano a Mare alla Senatrice Liliana SEGRE per il Suo alto senso civico nonché per il Suo impegno sociale ed istituzionale a favore delle minoranze e contro l’odio. La Senatrice SEGRE, superstite dei campi di sterminio e tenace testimone della Shoah, ci esorta a far memoria delle tristi pagine di storia ed al tempo stesso ci invita a divenire noi stessi testimoni: L'indifferenza è più colpevole della violenza stessa. È l'apatia morale di chi si volta dall'altra parte: succede anche oggi verso il razzismo e altri orrori del mondo. La memoria vale proprio come vaccino contro l'indifferenza". Riproposta protocollata oggi 27 Gennaio 2023 all'Ente Comunale

L'anno di Giovanni Paolo II, a nessuno è lecito, davanti alla Shoà, passare oltre

Dalla visita del Papa ad Auschwitz alla purificazione della memoria Giovanni Paolo II ad Auschwitz nel 1979 “Si sa che molte volte mi sono trovato qui... Quante volte! E molte volte sono sceso nella cella della morte di Massimiliano Kolbe e mi sono fermato davanti al muro dello sterminio e sono passato tra le macerie dei forni crematori di Birkenau. Non potevo non venire qui come Papa”. La voce di Giovanni Paolo II quel 7 giugno del 1979 è forte, ancora giovanile e netta . A pochi passi dal campo di concentramento celebra la Santa Messa e l’omelia è un grido, una condanna, un filo rosso di ricordi. Lui da polacco la ferita della shoa, dell’olocausto c’è l’ha ancora nella carne. I suoi amici sono stati deportati, e la storia della Polonia è stata stravolta dal nazismo. "Auschwitz è un tale conto con la coscienza dell’umanità attraverso le lapidi che testimoniano le vittime di questi popoli che non lo si può soltanto visitare, ma bisogna anche pensare con paura a questa c

Il Papa: Dio soffre per le guerre di chi si dice cristiano, il bene è una scelta

Nell’omelia dei Vespri della Conversione di San Paolo, celebrazione che chiude la Settimana di preghiera per l’unità dei Cristiani, Francesco ricorda che il Signore soffre per “il fraintendimento indifferente” e la “violenza sacrilega” dei cristiani, e invita tutti a cambiare e a crescere “nel lavorare insieme verso quella piena unità che Cristo desidera” Dio, con la voce di Isaia, “ci ammonisce” e soffre per “il nostro fraintendimento indifferente”, quando noi cristiani “anteponiamo la nostra visione alla sua”, per la “violenza sacrilega” di guerre “intraprese da chi si professa cristiano”. E ci invita ad un “cambiamento di prospettiva”, a guardare gli altri non più solo “con i miei occhi”, ma secondo la prospettiva di Gesù Cristo”. Solo così “per sua grazia cambiamo e cresciamo nel pregare, nel servire, nel dialogare e nel lavorare insieme verso quella piena unità che Cristo desidera”. E’ il cuore dell’omelia di Papa Francesco nella celebrazione dei Secondi Vespri della Conversione

“San Giovanni Paolo II fu davvero un messaggero di verità e speranza”

“La presenza del Papa polacco è stata un'oasi nella vita del popolo che sarà sempre ricordata e che rende sempre possibile l'apertura di nuovi orizzonti". Mons. Emilio Aranguren Echeverría pronunciò questa frase venticinque anni fa, in occasione della storica visita di Papa Giovanni Paolo II a Cuba. All’epoca, giovane vescovo, era segretario generale della Conferenza dei vescovi cattolici di Cuba (Cocc). E sentì con le sue orecchie Papa Wojtyla pronunciare la famosa frase: "Che il mondo si apra a Cuba e che Cuba si apra al mondo!”. Papa Wojtyla, con il suo messaggio e il suo carisma, seppe “conquistare” l’isola “della rivoluzione”, ebbe tra l’altro un lungo colloquio con il “líder máximo” “La presenza del Papa polacco è stata un’oasi nella vita del popolo che sarà sempre ricordata e che rende sempre possibile l’apertura di nuovi orizzonti”. Mons. Emilio Aranguren Echeverría pronunciò questa frase venticinque anni fa, in occasione della storica visita di Papa Giovanni

Il Papa: le critiche aiutano a crescere, ma vorrei che me le facessero direttamente

Intervista di Francesco con l’Associated Press: dalla morte di Benedetto XVI (“ho perso un padre”) all’invito a non discriminare nessuno, a cominciare dalle persone omosessuali. Poi i rapporti con la Cina (“bisogna proseguire il dialogo”), i dubbi sul rischio ideologia nel percorso sinodale tedesco e la vicenda Rupnik La morte di Benedetto XVI, le critiche emerse in alcuni recenti libri, l’omosessualità che “non è un crimine”, la salute personale “buona” nonostante l’età, i rapporti con la Cina, il percorso sinodale tedesco, la vicenda degli abusi del gesuita Marko Rupnik. Sono tanti e di stretta attualità i temi che Papa Francesco affronta in una nuova intervista diffusa oggi con l’agenzia di informazione statunitense Associated Press (AP). È il primo colloquio del Pontefice dopo la morte, il 31 dicembre 2022, del suo predecessore Joseph Ratzinger, del quale Francesco tratteggia la figura nel colloquio con la corrispondente Nicole Winfield avvenuto ieri a Santa Marta. Di fronte a un d

Papa Francesco: "La fede è una stupenda storia d’amore da condividere"

  Nell'udienza generale Papa Francesco spiega che l'annuncio si caratterizza da gioia, liberazione, luce, guarigione e stupore Gesù è “maestro dell’annuncio” e per descriverlo il Papa – nell’Udienza generale di oggi dedicata al ciclo sulla passione per l’evangelizzazione e lo zelo apostolico del credente - parte dal primo annuncio di Gesù stesso. “Si possono identificare – spiega Francesco - cinque elementi essenziali. Il primo elemento è la gioia. Non si può parlare di Gesù senza gioia, perché la fede è una stupenda storia d’amore da condividere. Quando manca la gioia, il Vangelo non passa, perché esso è annuncio di gioia. Un cristiano triste può parlare di cose bellissime ma è tutto vano se l’annuncio che trasmette non è lieto”. Vi è poi la “liberazione. Chi annuncia Dio – ricorda il Pontefice - non può fare proselitismo, non può far pressione sugli altri, ma alleggerirli: non imporre pesi, ma sollevare da essi; portare pace, non sensi di colpa. Seguire Gesù comporta un’asces

Il Papa: la Parola di Dio è per tutti, la Chiesa non abbia il cuore stretto

Nella Domenica della Parola di Dio, Francesco ricorda l’urgenza dell’annuncio, la necessità di professare “un Dio dal cuore largo”, di far salire sulla barca di Pietro chi si incontra perché questa è la Parola di Dio, “non è proselitismo”. Infine, davanti a 5 mila fedeli in Basilica, conferisce il ministero a 3 nuovi lettori e 7 nuovi catechisti Una Parola che sia luce, sollievo per il cuore affaticato, un dono che germoglia in modo spontaneo, una spada che penetra nella vita mettendoci in crisi e che così orienta e trasforma. Una Parola che non può essere taciuta ma va testimoniata, dandole “carne” per accarezzare quella di chi soffre. Nella Basilica Vaticana, il Papa offre una riflessione intensa nella Domenica della Parola di Dio che lui stesso ha istituito nel settembre 2019 con il Motu proprio Aperuit illis. Sono immagini chiare e suggestive quelle che Francesco usa per ricordare che l’annuncio del Vangelo è ancora oggi urgente, che la Parola “non è cristallizzata in formule astra

Papa Francesco, “per stare con Gesù ci vuole il coraggio di lasciare”

Il Papa commenta il Vangelo di oggi, in cui Gesù chiama i discepoli per farne pescatori di uomini. Il tema è il coraggio di lasciare Per seguire Gesù ci vuole il coraggio di lasciare. Di lasciare gli egoismi, i calcoli, ma anche di lasciare il quieto vivere, per abbandonarsi a Gesù. Papa Francesco ripercorre il passo del Vangelo in cui Gesù chiama i primi discepoli, che lasciano le reti e lo seguono . E ribadisce che la necessità di lasciare è la prima caratteristica di un buon discepolo. Dopo l'Angelus, appelli per Myanmar, Perù, Camerun, Ucraina. È la Terza Domenica del Tempo Ordinario, ed è la Domenica che il Papa ha voluto dedicata alla Parola di Dio. Nella mattina, in San Pietro, il Papa ha dato il mandato a nuovi lettori e catechisti , delineando ancora una volta nell’omelia il profilo di Chiesa missionaria che desidera. Ora, di fronte a una piccola folla radunata in una piazza San Pietro un po’ nuvolosa e fredda, il Papa riprende il concetto, commentando in particolare il mo

Papa Francesco: no a “liturgie sciatte, trascurate, mal preparate”, “curare il silenzio”. “Le omelie sono un disastro”

“Andare nelle parrocchie e non dire nulla di fronte a liturgie un po’ sciatte, trascurate, mal preparate, significa non aiutare le comunità, non accompagnarle. Invece con delicatezza, con spirito di fraternità, è bene aiutare i pastori a riflettere sulla liturgia, a prepararla con i fedeli”.  E’ il monito del Papa ai partecipanti al corso internazionale di formazione per responsabili diocesani delle celebrazioni liturgiche, che si conclude oggi presso il Pontificio istituto S. Anselmo sul tema: “Vivere in pienezza l’azione liturgica”, ricevuti oggi in udienza. “In questo il maestro delle celebrazioni deve usare una grande saggezza pastorale: se sta in mezzo al popolo capirà subito e saprà bene come accompagnare i confratelli, come suggerire alle comunità ciò che è adatto e realizzabile, quali sono i passi necessari per riscoprire la bellezza della liturgia e del celebrare insieme”, ha proseguito Francesco, esortando infine a “curare il silenzio”: “Specialmente prima delle celebrazioni