Il legame profondo di Giovanni Paolo II con gli agostiniani e la formazione di Prevost per trent'anni con il Papa polacco
Papa Giovanni Paolo II, dimostrò un profondo rispetto e un affetto particolare per la figura di Sant'Agostino e per l'ordine degli Agostiniani. Questo legame si evidenzia nel suo apprezzamento per la teologia e la spiritualità agostiniana, nonché in vari atti di riconoscimento e supporto all'ordine. Papa Wojtyla, un uomo profondamente legato alla filosofia e alla spiritualità, ha sempre mostrato un grande interesse per la figura di Sant'Agostino e per la sua influenza nella storia della Chiesa. San Giovanni Paolo II ha sempre espresso parole di apprezzamento e incoraggiamento, come mai nessun Papa, per la vita e le attività dell'ordine agostiniano, riconoscendo il loro contributo alla Chiesa e alla società. Durante il suo pontificato, Papa Wojtyla ha avuto vari incontri con membri dell'ordine agostiniano, favorendo un dialogo costruttivo e uno scambio di idee. Papa Giovanni Paolo II ha fatto ampio uso delle opere di Sant'Agostino nelle sue omelie, nei suoi scritti e nelle sue riflessioni, riconoscendo il suo valore per la fede e la vita cristiana. Il legame tra i papi e il Policlinico Universitario Agostino Gemelli, un'istituzione fondata dagli Agostiniani, è un esempio concreto del rapporto che si è instaurato tra il papato polacco e l'ordine nel corso degli anni.
Inoltre, Nel 1991, Giovanni Paolo II decise di affidare la cura pastorale della Città del Vaticano, in qualità di vicario generale, al cardinale arciprete pro tempore della basilica Vaticana. Papa Wojtyla confermò che gli agostiniani rimanessero presenti in Vaticano nella parrocchia di Sant'Anna e nella sagrestia pontificia, con il compito anche di custodi del sacrario. Fin qui il Papa polacco salito alla Cattredra di Pietro nel 1978, proprio quando Francis Prevost, dopo la laurea in Matematica, decideva di dedicarsi alla vita religiosa. La sua crescita spirituale e pastorale si è poi sviluppata nei trent'anni successivi, fino al 2005, sotto il Regno di Giovanni Paolo II. Non che Prevost fosse un "Papa boy", ma già dal suo primo discorso dalla Loggione di San Pietro, il Papa americano ha fatto intendere che la sua formazione è quella. Non a caso ha preso a prestito le parole più note di San Giovanni Paolo II: "Non abbiate paura, spalancate le porte a Cristo, perché solo lui ha paroler di vita eterna". Un passaggio che forse non è stato colto da molti, ma dall'arcivescovo di Torino Roberto Repole, sì: "Ci ha esortati a non avere paura perché il male non vincerà ed è sembrato di ascoltare le parole di Giovanni Paolo II", ha detto il cardinale. Sulla figura del nuovo Papa è intervenuto, controcorrente, anche lo storico Paolo Mieli che ha sottolineato: "E' è un uomo molto, molto differente da Bergoglio. Questo tenetelo presente. La pace, che pace... Che vuoi che dica, che vuole la guerra? Distruggete i ponti? E' stato nominato da Bergoglio pochissimo tempo fa, il suo incontro con lui nel 2018 fece storia. Il saluto e l'omaggio a Bergoglio sono un omaggio. Ma sarà molto diverso, la formazione conta, le sue origini sono in tutta Europa, è un americano di Chicago che per 20 anni è stato in Perù, il Paese più difficile di tutta l'America Latina. Secondo me sarà un grandissimo Papa, come Giovanni Paolo II". C'è un richiamo all'ultimo Papa prima del Novecento, Leone XIII, quello delle Rerum Novarum, un richiamo anche a Leone Magno fondatore dei Papi. Sarà un Papa più simile a quest'ultimo, quello che fermò Attila, e poi anche a Leone IV che fece le Mura leonine intorno a Roma".
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