Nella terza udienza generale dedicata alla preghiera, Papa Francesco sottolinea che il mistero della Creazione deve generare in noi un canto di lode, “contenti semplicemente di esistere”. Gli uomini e le donne che pregano “credono che l’amore è più potente della morte, e che di certo un giorno trionferà”. Decima catechesi senza fedeli dalla Biblioteca
La preghiera “è la prima forza della speranza", le "apre la porta”: chi prega sa che questa vita, nonostante le prove “è colma di una grazia per cui meravigliarsi”, per questo va difesa e crede “che l’amore è più potente della morte” e trionferà. “Lodiamo Dio, contenti semplicemente di esistere”, perché siamo “i figli del grande Re”, il Signore della Creazione. Papa Francesco prosegue così la catechesi sulla preghiera all’udienza generale, la decima senza la presenza fisica dei fedeli e nell’insolita cornice della Biblioteca del Palazzo apostolico, per le limitazioni imposte dalla pandemia di Covid-19.
Il Libro della Genesi, grande inno di ringraziamento
Nella terza tappa del suo cammino di meditazione, Francesco affronta il mistero della Creazione. Perché “la vita - spiega - il semplice fatto che esistiamo, apre il cuore dell’uomo alla preghiera”. La prima pagina della Bibbia, infatti, “assomiglia ad un grande inno di ringraziamento”, che racconta la Creazione ribandendo continuamente “la bontà e la bellezza di ogni cosa che esiste”.
Dio creatore chiama alla vita con la sua parola
Dio, con la sola “sua parola, chiama alla vita, ed ogni cosa accede all’esistenza”. Separa la luce dalle tenebre, crea “la varietà delle piante e degli animali” fino all’apparire dell’uomo, in un “eccesso di esultanza”: “Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona”. “Buona, ma anche bella – aggiunge uscendo dal testo preparato - si vede la bellezza di tutto il Creato!”. “La bellezza e il mistero della Creazione - spiega il Papa, citando il Catechismo - generano nel cuore dell’uomo il primo moto che suscita la preghiera”.
Preghiera è stupore davanti alla grandezza della Creazione
Il salmista si domanda: “Che cosa è mai l’uomo perché di lui ti ricordi”. Contempla “il mistero dell’esistenza intorno a sé, vede il cielo stellato che lo sovrasta” e che oggi grazie all’astrofisica vediamo “in tutta la sua immensità”, e si chiede, ricorda il Pontefice “quale disegno d’amore dev’esserci dietro un’opera così poderosa!” In questa vastità l’uomo mortale è una creatura fragilissima, ma anche l’unica, in tutto l’universo, “consapevole di tanta profusione di bellezza”.
La preghiera dell’uomo è strettamente legata con il sentimento dello stupore. La grandezza dell’uomo è infinitesimale se rapportata alle dimensioni dell’universo. Le sue più grandi conquiste sembrano ben poca cosa… Però l’uomo non è nulla. Nella preghiera si afferma prepotente un sentimento di misericordia.
Davanti ad un cielo stellato, la scintilla del ringraziamento
Nulla, spiega ancora Papa Francesco, “esiste per caso”, e nell’universo noi esseri umani, ricorda il salmista, “siamo fatti poco meno di un Dio, di gloria e di onore siamo coronati”. La relazione con Dio, sottolinea il Papa, “è la grandezza dell’uomo”. “Per natura – infatti - siamo quasi nulla, piccoli, ma per vocazione, per chiamata, siamo i figli del grande Re!”. Molti di noi hanno fatto questa esperienza:
Se la vicenda della vita, con tutte le sue amarezze, rischia talvolta di soffocare in noi il dono della preghiera, basta la contemplazione di un cielo stellato, di un tramonto, di un fiore…, per riaccendere la scintilla del ringraziamento.
Israele in schiavitù loda Dio pensando alla Creazione
È quello, prosegue Francesco, che forse succede al popolo d’Israele “quando viene redatto il grande racconto biblico della Creazione”. Non erano giorni felici: la terra occupata dai nemici, la deportazione, e la schiavitù in Mesopotamia, senza “più patria, né tempio, né vita sociale e religiosa”. Eppure, chiarisce il Pontefice, “proprio partendo dal grande racconto della Creazione, qualcuno comincia a ritrovare motivi di ringraziamento, a lodare Dio per l’esistenza”.
Chi prega sa che la speranza è più forte dello scoraggiamento
E’ cosi che “la preghiera è la prima forza della speranza”. Io direi, aggiunge, “che la preghiera apre la porta alla speranza. La speranza c’è, ma con la mia preghiera apro la porta”. Perché gli uomini di preghiera “sono quelli che ripetono, anzitutto a sé stessi e poi a tutti gli altri, che questa vita, nonostante tutte le sue fatiche e le sue prove, nonostante i suoi giorni difficili, è colma di una grazia per cui meravigliarsi. E in quanto tale va sempre difesa e protetta”.
Gli uomini e le donne che pregano sanno che la speranza è più forte dello scoraggiamento. Credono che l’amore è più potente della morte, e che di certo un giorno trionferà, anche se in tempi e modi che non conosciamo.
La vita è troppo breve per consumarla nella tristezza
Gli uomini e le donne di preghiera, conclude Papa Francesco, “portano riflessi sul volto bagliori di luce: perché, anche nei giorni più bui, il sole non smette di illuminarli”. “La preghiera ti illumina – chiarisce - ti illumina l’anima”, il cuore e il viso. “Anche nei tempi più bui”, anche nei più dolorosi.
Tutti siamo capaci di portare gioia
Ed è così che “tutti siamo portatori di gioia”. Ci avete pensato? chiede il Papa. “Che tu sei un portatore di gioia? O tu preferisci portare notizie brutte, cose che rattristano?”
Tutti siamo capaci di portare gioia. Questa vita è il dono che Dio ci ha fatto: ed è troppo breve per consumarla nella tristezza, nell’amarezza. Lodiamo Dio, contenti semplicemente di esistere.
“Guardiamo l’universo, guardiamo le bellezze e anche guardiamo le nostre croci e diciamo: “Ma, tu esisti, tu ci hai fatto così, per te””
E sentire quella inquietudine del cuore che mi porta a ringraziare e a lodare Dio. Siamo i figli del grande Re, del Creatore, capaci di leggere la sua firma in tutto il creato.
Dire grazie al Signore "è una bella preghiera"
Quel creato, chiosa Francesco, “che oggi noi non custodiamo: ma in quel creato c’è la firma di Dio che lo ha fatto per amore”. Il Signore, è la sua preghiera finale, “ci faccia capire sempre più profondamente questo e ci porti a dire ‘grazie’ ”, che è “una bella preghiera”.
Ascensione: testimoni di Cristo, che è sempre con noi
Nei saluti in italiano e in altre lingue, il Pontefice ricorda che la festa dell’Ascensione ormai vicina (si celebra giovedì 21 maggio, anche se in Italia, non essendo più giorno festivo, viene posticipata a domenica 24, n.d.r.), gli offre lo spunto “per esortare tutti ad essere testimoni generosi del Cristo Risorto, ben sapendo che Egli è sempre con noi e ci sostiene lungo il cammino”. “Far conoscere la parola di salvezza di Cristo – aggiunge - e testimoniarla nella vita quotidiana, sia il vostro ideale e il vostro impegno”.
Il centenario di san Giovanni Paolo II, maestro di preghiera
Ai fedeli polacchi, Papa Francesco parla della celebrazione del centenario della nascita di San Giovanni Paolo II, il 18 maggio. “Pastore di grande fede – ricorda - Egli amava affidare a Dio nella preghiera la Chiesa e tutta l’umanità”. E ci ha mostrato “che nei momenti difficili dobbiamo rivolgerci alla Madre di Dio, che può aiutarci e intercedere per noi”.
Commenti
Posta un commento