Il 13 maggio 1981 tutto il mondo si ferma. Papa Giovanni Paolo II è stato vittima di un attentato in piazza San Pietro. Nessuno sa se è morente o se sopravvivrà, né chi gli ha sparato e perché. Il resto è storia di quel drammatico momento per la storia della Chiesa e dell’umanità.
Piazza San Pietro, attentato al Papa
È giorno di udienza papale. Giovanni Paolo II dalla sua papamobile saluta i pellegrini polacchi, americani e spagnoli: «Quel giorno, la jeep stava compiendo il secondo giro di piazza San Pietro, verso il colonnato di destra, quello che termina con il Portone di bronzo. Il Santo Padre si sporse dalla macchina verso una bambina bionda che gli stavano tendendo: si chiamava Sara, aveva appena due anni… Lui la prese in braccio, la sollevò in aria, come per farla vedere a tutti, poi la baciò e sorridendo la restituì ai genitori. Erano (...) le 17.19. Le udienze generali del mercoledì, con la bella stagione, si tenevano all’ aperto, di pomeriggio… Sentii il primo sparo e, nello stesso istante, vidi centinaia di colombi levarsi improvvisamente e volare via come spaventati. Poi, subito dopo, il secondo colpo. E nel momento in cui lo sentivo, il Santo Padre prese ad afflosciarsi su un fianco, addosso a me». [Stanislao Dziwisz, Una vita con Karol, Rizzoli] Addome devastato, intestino perforato, indice della mano sinistra spezzato.
Ali Agca, 23 anni, turco, musulmano, militante dei Lupi Grigi (gruppo di estrema destra) spara al Papa tre colpi (due vanno a segno il terzo colpisce Anne Odre una turista americana, anche lei verrà ospitalizzata e operata) con una Browning calibro 9. Nel trambusto più totale, una suora lo urta poco dopo e gli fa cadere la pistola. Il giovane turco inizia a correre verso il colonnato del Bernini, appresso a lui un carabiniere di venti anni (in servizio da soli venti giorni). Bloccato, con una pistola alle costole inizia a balbettare: «Niente. Io non sapere niente. Io non fare niente». Dopo poco lo hanno portato al posto di polizia al borgo: «Tra i documenti che gli sono stati trovati addosso, c’erano delle piantine della zona e tre ipotesi di attentato: colpire il pontefice da una finestra con una carabina, sparargli da una palazzina vicina, aggredirlo tra la folla e poi far esplodere tre bombe fumogene per scatenare il panico. Scelse questa ultima soluzione. Ma una suora gli bloccò la fuga». [Marco Ansaldo, Rep. 14/6/2000]
Il Papa viene ricoverato poco prima delle 18 al Policlinico Gemelli. È arrivato con un’ambulanza della Città del Vaticano (la sirena però non funziona). Un pulmino Fiat 238 E bianco. Durante la corsa in ospedale il papa non ha fatto altro che pregare in polacco. Alle 19 i medici annunciano che nessun organo vitale è stato lesionato. Tuttavia il Papa resta sei ore sotto i ferri.
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