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Marita Reaidi: «Non ce l’ho con Gesù, ma gli dico: “Se vuoi, puoi guarirmi dal cancro”» (parte prima)

Quando ho fatto la sua conoscenza e le ho chiesto se volesse condividere la sua esperienza con Gesù sulla via della croce che ha ferito il suo corpicino (affilando però la sua anima benedetta), mi ha detto con un sorriso degno della sua faccetta d’angelo: «Sì, anzi vorrei che scrivesse la storia della mia vita». E la madre è intervenuta sorridendo: «La storia di una bambina di sei anni!».




Marita Reaidi, l’angelo che vi incanta quando ascoltate sgorgare dal suo cuoricino la sua esperienza, ci sbalordisce per la sua maturità spirituale e per la sua fiducia assoluta in Gesù. Di seguito abbiamo trascritto in un unico testo discorsivo le sue dichiarazioni esternate durante una conversazione con la redazione di Aleteia.

Com’è cominciata la mia storia col cancro
Sono nata al sesto mese di gravidanza e sono rimasta nell’incubatrice per due mesi e sette giorni. Quando avevo 6 mesi, ho ricevuto il sacramento del battesimo. La mia salute è andata migliorando fino all’età di due anni e tre mesi, ma poi mi hanno diagnosticato un cancro al fegato. Ho dunque subito un’operazione pericolosa, che però è andata bene: tuttavia il cancro è tornato ad apparire. Guarirò, se Dio vuole.
Mi sottopongo a una dolorosa chemioterapia che mi provoca nausee e la perdita del senso del gusto, ma va meglio dopo l’iniezione e dopo aver preso la medicina.
Chiedo a mia madre di poter fare la mia prima comunione prima del tempo per ricevere la benedizione prima di cominciare il nuovo trattamento, perché amo Gesù con tutto il mio cuore.

A Gesù chiedo di perdonare i bulletti che mi incontrano, e lo ringrazio per il dottor Peter Noun [il suo medico, N.d.R.], perché si prende cura di noi e ha perfino proposto un nuovo protocollo: non posso più subire nuovi interventi chirurgici, né radioterapie o altri trattamenti, ma lui continua a sostenere la mia fiducia nella guarigione. Le parole dei bulletti sui miei capelli che cadono mi fanno pena: mi ricordo quando mia madre ha deciso di assomigliarmi per darmi forza. Glie l’avevo chiesto io perché mi vergognavo di come apparivo, ma più tardi ho superato la vergogna e ringrazio mia madre di non essersi vergognata di assomigliare a me. Talvolta non mi do cura dei bulletti o chiedo loro di smetterla di dire parole che mi feriscono, ma altre volte mi lamento col maestro e poi chiedo a Gesù di perdonarli.

La vera pena che provo è per gli altri bambini cancerosi ricoverati in ospedale. Quando ho subito l’operazione ho detto a Gesù: «Tutto insieme alle tue sofferenze, Gesù». A Gesù non rimprovero nulla, gli dico soltanto: «Ho fiducia in Voi, se Voi volete potete guarirmi».

La mia storia con Rita, che intercede per me
Amavo santa Rita e volevo mettermi delle spine in fronte come lei, ma quando ho confidato a mia madre quel desiderio lei m’ha detto che mi avrebbe fatto molto male, e allora ho risposto: «Mi fa già male il mio trattamento, a Gesù offrirò quello».

A santa Rita una volta ho chiesto di poter coltivare dei fiori di Gardenia nel nostro giardino: in effetti la mia cara santa ha esaudito il mio piccolo desiderio, e questo ha tanto rallegrato il mio cuore.

L’eremita Youhanna Khawand e i miei piccoli sogni
Amo l’eremita Youhanna Khawand perché è buono e vive su questa terra da vero santo. Una volta ho sognato un uomo che assomigliava a sant’Antonio il Grande: aveva un bastone e lo ha poggiato sulla mia pancia, dicendo che sarei guarita. Il mattino dopo, dopo aver raccontato il sogno alla famiglia, tutti insieme siamo andati al monastero di Sant’Antonio, dove mi è venuto spontaneo abbracciare e baciare la statua.

Mi piacerebbe viaggiare nel mio Paese preferito, l’Italia: vorrei essere felice e amo molto le feste.


[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]

Guitta Maroun

FONTE: ALETEIA

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