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La carità del Pontefice per i bisognosi della stazione Termini

Il cardinale elemosiniere distribuisce beni di prima necessità


Non si ferma l’opera dell’elemosineria apostolica nel testimoniare la vicinanza e la carità del Papa verso gli ultimi tra gli ultimi, le cui difficoltà continuano ad aumentare con il prolungarsi delle misure restrittive imposte per contrastare la pandemia del covid-19. Mentre nel mondo si rincorrono gli appelli a “restare a casa” nel rispetto delle norme anti-assembramento volte a limitare la diffusione del contagio da coronavirus, il Pontefice non dimentica quelle persone che una casa non ce l’hanno proprio: il popolo degli “scartati”, le cui fila sono destinate a ingrossarsi a causa delle conseguenze economiche della crisi in atto. Particolarmente significativa in tal senso è stata la visita compiuta nel tardo pomeriggio di giovedì 16 aprile dal cardinale elemosiniere Konrad Krajewski nei pressi della stazione di Roma Termini, il principale scalo ferroviario dell’Urbe, che è anche il più grande d’Italia. Accompagnato da alcuni volontari, il porporato ha distribuito beni di prima necessità — sacchi a pelo, cibo, sapone e soprattutto mascherine protettive — ai numerosi poveri che frequentano la zona.

Ma la prossimità di Papa Francesco si concretizza anche in prima persona attraverso telefonate e bigliettini manoscritti per raggiungere quanti sono in prima linea nell’affrontare l’emergenza sanitaria. Tra i più recenti vi è il breve messaggio fatto pervenire a Francesco Vaia, direttore sanitario dell’ospedale romano “Lazzaro Spallanzani” - Istituto nazionale malattie infettive, in risposta — come rivela il Papa stesso — a una lettera indirizzatagli da quest’ultimo l’11 aprile scorso: «Vorrei che queste righe mi facciano presente fra voi per dire, anch’io con voi, “solo insieme possiamo farcela"», ha spiegato il Pontefice, assicurando di sapere bene «tutto quello che fanno i medici, gli infermieri, gli ausiliari e gli amministrativi» del nosocomio, la cui «generosità non ha limiti». Per questo, conclude Francesco con parole di gratitudine, «vorrei esservi vicino in questo momento ringraziando per la vostra testimonianza».

In un’altra circostanza, martedì 14, il Papa aveva scelto invece il telefono per contattare il direttore dell’«Eco di Bergamo», quotidiano molto diffuso in una delle province italiane più colpite dal coronavirus. «Vorrei ringraziare — ha esordito — per il ricordo che fate tutti i giorni dei defunti e per il vostro prezioso lavoro. Dare i nomi alla gente che muore e raccontare le loro storie è un’opera di carità molto grande». Nello scambio di battute, entrambi hanno rimarcato «il dramma nel dramma» di questa tragedia in cui chi perde la vita spesso lo fa in totale solitudine, senza poter avere un famigliare che gli stringa la mano, né tantomeno un funerale. «È molto triste — ha commentato il Papa — e credo che questo renda ancora più difficile il vostro lavoro, ma credo anche lo impreziosisca».

E una telefonata, nella sera del lunedì dell’Angelo, il Pontefice aveva fatto pure all’arcivescovo Francesco Massara di Camerino - San Severino Marche, per informarsi sulle condizioni dei terremotati colpiti dal sisma del 2016. Una realtà che ha toccato con mano, avendola visitata il 16 giugno 2019.

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