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La dura vita del signor Ladro.

Un furto in studio al tempo del Covid-19, una storia raccontata e pubblicata sul "Corriere del Mezzogiorno", "La dura vita del signor Ladro"


L’attività legale è esclusa dalle chiusure disposte dai decreti governativi per fronteggiare l’emergenza. Tuttavia, ragioni prudenziali hanno suggerito anche a me di limitare le trasferte quotidiane dalla mia Polignano al mio studio di Bari, che ha vissuto di questa solitaria presenza, resa ancor più silenziosa, specie nelle ore pomeridiane, dalla inusuale assenza del rumoroso traffico del centro cittadino. Così giovedì sera, recuperata qualche scartoffia per il fine settimana, ho chiuso baracca e burattini.

Non si dispiaceranno i cari appartenenti alle forze dell’ordine di ogni specie, genere e grado, alle prese con le più disparate e pittoresche giustificazioni, a volte scantonate in bugie tanto risibili quanto spudorate di chi prova a sottrarsi alla forzata reclusione domestica, se confesso di preoccuparmi di sfuggire dai loro controlli, in queste settimane difficili, anticipando l’orario di arrivo a Bari.

I controlli si fanno più intesi dopo le otto e dunque conviene anticipare la trasferta e poi chiudersi in quarantena fino a sera, al momento di rientrare a casa. Più che evitare le giuste sacrosante verifiche, lo faccio per non perdere troppo tempo. Mi è capitato diverse volte. Tra il tirar fuori l’ultima autocertificazione e completarla; fare bella figura mostrando anche il decreto con tanto di codice ATECO ben evidenziato; dare spiegazioni ed in più occasioni dover precisare che ad essere sospesi sono solo i termini processuali e che, per quanto le udienze ordinarie vengano rinviate d’ufficio, l’attività legale prosegua; scambiare giusti convenevoli manifestando simpatia e solidarietà per il gravoso compito riservato alle forze dell’ordine; ebbene, tutto questo richiede, nella migliore delle ipotesi, non meno di dieci minuti e fino a sfiorare la mezz’ora. Lo giuro, una volta – una sola volta, la prima, forse per inesperienza sia mia che dei verbalizzanti – il tutto ha richiesto mezz’ora.

Quel lunedì mattina sono arrivato in studio alle 07.30. Sul pianerottolo, la sorpresa: la porta aperta. Certo di averla chiusa il giovedì, ho capito subito di aver ricevuto visite non gradite. Per la conferma non è stato necessario accendere la luce. Già all’ingresso, per terra, fogli ed un paio di fascicoli che erano in segreteria, il porta ombrelli rovesciato, una maglia sportiva da me utilizzata per qualche corsetta in pausa pranzo. Davanti alla porta del ripostiglio, lo zainetto per la piscina rovistato, con occhialini e cuffia tirati fuori. D’istinto sono andato di corsa nella mia stanza. “Porca miseria, il computer!” No, non è vero, sono stato molto molto più volgare nei confronti del signor Ladro e dei suoi parenti prossimi; ma su questo sorvolerei invocando l’attenuante dello stato d’ira. A parte la confusione, la mancanza del computer è balzata subito agli occhi. In pochi secondi sono tornato sui miei passi, chiuso la porta principale e, scendendo le scale a piedi, chiamato il “112”.

Ho provato la difficoltà del dover rispondere ai carabinieri prontamente intervenuti. Non è facile riuscire a realizzare cosa sia mancante nell’immediatezza della scoperta di un furto in un appartamento. Soprattutto in presenza di particolare disordine. Perché il signor Ladro si limita a cercare, arraffare ed asportare e di certo non si preoccupa di riordinare il casino. Bene, il signor Ladro deve aver individuato nella mia la stanza più importante e, probabilmente attratto dal colore bianco, di indubitabile bella presenza nonostante l’età che lo rendeva già obsoleto, deve aver particolarmente gradito il mio computer, un “all in one”, un unico contenitore nel “monitor”, senza unità esterna, con unico cavo di accensione, oltre quelli di collegamento a tastiera e “mouse”. Che sfortunato, questo signor Ladro, ad aver trovato un avvocato così arretrato da non avere neanche tastiera e “mouse” in versione “wireless”! Valore economico del tutto, a parte quello non quantificabile dei “file” contenuti, proprio a voler esagerare, in rapporto ai prezzi delle macchine più moderne, direi che cinquanta euro bastano ed avanzano.

Ed allora, il signor Ladro deve aver pensato bene di arrotondare la giornata portandosi via due penne Montblanc dalla mia scrivania (un signor Ladro veramente intenditore, forse un letterato; certo un fine romantico scrittore), senza sapere che erano rotte, posizionate lì da oltre vent’anni per bella figura e che una delle due mi era stata regalata dal mio “dominus” dopo l’esame di abilitazione nel lontano 1992.

Che strano, però, questo signor Ladro. Oltre al “computer” ed alle Montblanc, ha riservato particolare interesse per le derrate alimentari emergenziali – diciamo così –, fondamentali per chi, lavorando, sceglie l’orario continuato. Il mio caro signor Ladro ha portato via dal ripostiglio una macchinetta per caffè a cialde (omaggio di una fornitura di carta!) con relative due scatole di cialde, tre pacchetti di biscottini, qualche bustina di taralli, un paio di “snack” al cioccolato, mezza busta di panbauletto con relativo companatico per “toast” recuperato dal frigo, costituito da sottilette, prosciutto crudo e formaggini. Giustamente, per bere il caffè senza dover sgradevolmente posizionare lingua e bocca sotto il “dispenser”, ha preso anche i bicchieri di carta. Non mi spiego l’asporto di tre rotoli di carta igienica, se non per la consapevolezza nell’ospite del mio augurargli qualche disturbo intestinale. Diciamo un signor Ladro un po’ sfortunato. O forse appartenente alla numerosa famiglia degli Affamato, che purtroppo ha molti componenti ben più sfortunati di lui ma non così monelli, bricconi e malandrini.

Mah…quasi quasi questo signor Ladro mi fa tenerezza. Che vita difficile, anche la sua, al tempo del Covid-19, impossibilitato a frequentare i ben più remunerativi ma occupati appartamenti e dovendo rimediare di che vivere da qualche studio o ufficio lasciato solo ed abbandonato! Con il rischio di una intrusione povera, oltre che illecita.

Va bene, facciamo così: lunedì prossimo, prima di salire in studio, andrò a fare la spesa. Comprerò qualche scatola di biscotti, un paio di confezioni di sottilette, una scatola di formaggini, una busta di taralli. Ci aggiungerei finanche qualche scatola di tonno e forse qualche precotto. Non li utilizzerò per me. Mi serviranno per costituire una speciale riserva per ladri affamati. Però, caro signor Ladro Affamato, per piacere, se decidi nuovamente di farmi visita, non rovistare nei cassetti e non far casino nella carte, che soldi non ce ne sono. Sappi che da quando hanno sostituito le marche da bollo con i versamenti telematici, negli studi professionali non c’è più neanche un pur misero fondo cassa. Ed allora, visto che hai simpaticamente già rubato l’unico computer di facile asporto e gli altri, ancora più vecchi ed obsoleti, con le loro ingombranti tower non sono facilmente trasportabili; che le Montblanc non ci sono più e che – lo giuro – non intendo rimpiazzarle; che né dietro i quadri (stampe di nessun valore, giusto per riempire le pareti) né altrove si nasconde alcuna cassaforte; allora, vai direttamente nel ripostiglio e nel frigo e, soprattutto, non far casino tra le carte. Meglio spendere qualche decina di euro nel prepararti il sacco che dover chiamare i carabinieri, fare la denunzia, rimettere tutto a posto e costringermi ad offendere larga parte della tua buona famiglia. Meglio evitare tutti questi problemi, visto che in questo periodo proprio non ne mancano. O forse tu ne hai di più? Boh, chissà…

(pubblicato in "Corriere del Mezzogiorno", 21.04.2020)

Eugenio SCAGLIUSI

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