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Il Papa bacchetta i vescovi. “No al muro contro muro nei confronti del governo”

Cei sotto pressione, ma Francesco invita alla linea morbida. «Servono prudenza e obbedienza, la pandemia deve essere sconfitta»


Nella «fase 2» servono «prudenza e obbedienza alle disposizioni», perché l’obiettivo numero uno di tutti, Chiesa compresa, è che «la pandemia non torni». È il Papa che ha parlato, e l’eco delle sue parole sta risuonando nelle sacre stanze come un altolà ai vescovi più battaglieri sul fronte messe aperte-messe chiuse. Francesco disapprova nettamente la strategia dello scontro. E il suo contrordine è diventato un prezioso assist al premier Conte in questi giorni di trattative e tensioni fra prelati, governo e Comitato tecnico-scientifico sulla riapertura delle celebrazioni ai fedeli.

«Più che sconfessare direttamente la dura nota di domenica sera, il Pontefice vuole evitare che nella Cei prevalga la linea del muro contro muro nei confronti dell’esecutivo italiano», afferma a La Stampa un alto prelato vaticano. I vertici della Cei sono da settimane sotto pressioni interne. «Enormi», le descrive il presule. «Parlare di disaccordi è riduttivo». Sul quartier generale in via Aurelia grandinano richieste e proteste aspre da vescovi, preti e laici. Tipo questa: «La Cei è stata troppo remissiva, morbida, accondiscendente. È tempo di dichiarare: basta, adesso riprendiamo la celebrazione delle messe pubbliche. Senza se e senza ma!». Un’altra: «Ricordate ai ministri i limiti costituzionali imposti dall’articolo 7!». Punti esclamativi inclusi. Con il comunicato che tre giorni fa ha gridato alla violazione della libertà di culto, «esigendo» di poter «riprendere l’azione pastorale», la Cei ha dato voce alla frustrazione e alla rabbia proveniente da centinaia di sacrestie. Ecco che il richiamo alla ragione lanciato da Bergoglio nascerebbe dalla forte preoccupazione per questi focolai di intransigenza e di propaganda ribelle. Sebbene i rapporti tra Casa Santa Marta e via Aurelia non siano facili, il Papa non avrebbe invece l’intenzione di disconoscere i vertici della Conferenza episcopale, a cominciare dal fedelissimo cardinale Gualtiero Bassetti.

Anzi, il monito di ieri mattina diventa una sponda a cui l’entourage del presidente può poggiare per «placare gli animi dei pastori più oltranzisti - ci dice un vescovo - e rispondere che l’unica via è quella indicata dal Papa». Tracciata durante la seguitissima messa del mattino in diretta su Rai 1, Tv2000 e Vatican News: «In questo tempo, nel quale si incomincia ad avere disposizioni per uscire dalla quarantena, preghiamo il Signore perché dia a tutti noi prudenza e obbedienza alle disposizioni, perché la pandemia non torni». Declinato per gli uomini di Chiesa in dialettica col governo: rispetto delle norme, dialogo e buon senso. E niente «fondamentalismi» contro cui da sempre si scaglia Papa Bergoglio. Con il Covid-19 non si scherza.

Con questa chiave di lettura va interpretata la rassicurazione di monsignor Ivan Maffeis, sottosegretario della Cei: «La Chiesa italiana non ha alcuna volontà di strappare col governo, nè di fare fughe in avanti, che significherebbe calpestare le sofferenze del Paese». L'intenzione è quella di «procedere col dialogo costruttivo». «Sarebbe grave - conclude - se all'interno della Chiesa, pur con sensibilità diverse, fossimo con il Pontefice su due linee diverse».

Più in generale, un altro funzionario vaticano ricorda che il Papa da sempre è sul chi va là per frenare le «spinte all’interventismo politico dei vescovi. Quelle di ruiniana memoria».

DOMENICO AGASSO JR

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