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I Papi, il Rosario e Pompei

Il mese di maggio con Maria


La recente lettera per il mese di maggio, con la quale Papa Francesco invita tutti i fedeli a riscoprire «la bellezza» del Rosario da recitare a casa in questo difficile momento di «prova», è risuonata in modo speciale a Pompei, il cui santuario — fondato da Bartolo Longo — è dedicato proprio alla preghiera mariana.
Il giovane avvocato pugliese fu chiamato dalla Vergine a diffondere il Rosario come strumento per la salvezza, secondo la promessa che la Madonna aveva fatto a san Domenico. Fin dall’inizio della sua opera nella cittadella campana, ebbe rapporti epistolari con tutti i Pontefici che si sono succeduti, dai quali fu anche ricevuto numerose volte, in udienze private.

Leone XIII, detto “il Papa del Rosario” per le numerose encicliche scritte sulla preghiera mariana, è stato il primo successore di Pietro ad avere un forte legame con il santuario di Pompei. Bartolo Longo scrisse la Supplica alla Regina del SS. Rosario in adesione all’invito che, nella sua enciclica Supremi apostolatus officio del 1° settembre 1883, Papa Pecci aveva rivolto ai cattolici, esortandoli a un impegno spirituale volto a fronteggiare i mali della società. Con essa Leone XIII indicava nella preghiera del Rosario uno strumento sicuro per il conseguimento del bene spirituale della società e della Chiesa, travagliata da «gravi calamità». Al beato Bartolo Longo, che in quel tempo era impegnato a erigere il tempio alla Vergine del Rosario e a diffonderne la devozione nel mondo, sembrò che la parola del Pontefice costituisse una sorte d’imprimatur a tutta la sua attività. Il 23 settembre inviò un telegramma al Papa per ringraziarlo di aver pubblicato l’enciclica sul Rosario, che sarebbe stata d’incoraggiamento per celebrare la prossima festa di ottobre e proseguire con maggiore alacrità la costruzione del santuario, la cui opera la Vergine accompagnava con incessanti prodigi. Leone XIII è stato uno dei maggiori promotori del culto alla Vergine di Pompei, tanto da definirne il santuario «parrocchia del mondo», per il grande afflusso di pellegrini.

Anche i successivi Pontefici sostennero Longo nella sua opera e lui ricambiò donando il santuario e le opere sociali alla Santa Sede, che li amministra attraverso una Delegazione pontificia.

Dopo la morte del fondatore, il legame è rimasto sempre saldo. San Giovanni XXIII, che da patriarca di Venezia era stato a Pompei, sede delle prime riunioni della Conferenza episcopale italiana, aveva in programma una visita pastorale nella città mariana, ma morì prima di poterla effettuare. La sua consuetudine con il Rosario è ben nota e spesso è stato lui stesso a parlarne, come nell’enciclica Grata recordatio del 1959, nella quale confidava di recitarlo per «intero in ogni giorno dell’anno».

San Paolo VI, che a nove anni aveva visitato il santuario di Pompei con la sua famiglia, nel 1965, nella basilica di San Pietro, incoronò il quadro della Madonna, dopo un significativo restauro. Nell’omelia disse, tra l’altro, che «la pia e popolare corona riappare come catena di salvezza, che pende dalle mani del Salvatore e della sua beatissima Madre, e che indica donde scende a noi ogni grazia, e per dove deve da noi salire ogni speranza». E aggiunse che «la corona del santo Rosario, preghiera semplice e profonda, ci educa a fare di Cristo il principio e il termine non solo della devozione mariana, ma di tutta la nostra vita spirituale». Papa Montini aveva raccomandato la recita del Rosario in molti dei suoi documenti e nell’enciclica Marialis cultus del 1974, lo aveva definito «compendio di tutto quanto il Vangelo» (n. 42).

Giovanni Paolo I affermava di non vergognarsi di recitare il Rosario, preghiera semplice e facile che lo aiutava ad «essere fanciullo».

San Giovanni Paolo II ha avuto un rapporto speciale con Pompei, che ha voluto visitare due volte: il 21 ottobre 1979 e il 7 ottobre 2003. Il legame fu reso ancora più forte dalla lettera apostolica Rosarium Virginis Mariae, per la cui pubblicazione, il 16 ottobre 2002, Papa Wojtyła volle che il quadro della Madonna di Pompei fosse portato in piazza San Pietro. Sin dalle prime parole di quel testo — con cui tra l’altro il Pontefice polacco aggiunse alla corona i cinque misteri della luce — si comprende la sua devozione al Rosario. Nella lettera, in cui è citato per ben cinque volte Bartolo Longo, san Giovanni Paolo II esorta: «Guardo a voi tutti, fratelli e sorelle di ogni condizione, a voi, famiglie cristiane, a voi, ammalati e anziani, a voi giovani: riprendete con fiducia tra le mani la corona del Rosario, riscoprendola alla luce della Scrittura, in armonia con la Liturgia, nel contesto della vita quotidiana».

Benedetto XVI, durante la sua visita al santuario di Pompei, il 19 ottobre 2008, spiegava che il Rosario «è vincolo spirituale con Maria per rimanere uniti a Gesù, per conformarsi a Lui, assimilarne i sentimenti e comportarsi come Lui si è comportato. Il Rosario è arma spirituale nella lotta contro il male, contro ogni violenza, per la pace nei cuori, nelle famiglie, nella società e nel mondo».

Papa Francesco, fin dall’inizio del suo pontificato, ha manifestato la propria personale e profonda devozione mariana. «Il Rosario è la preghiera che accompagna sempre la mia vita; è anche la preghiera dei semplici e dei santi... è la preghiera del mio cuore» ha confidato nella presentazione scritta a un libro di monsignor Yoannis Lahzi Gaid.

Durante la sua breve ma intensa visita al santuario di Pompei, il 21 marzo 2015, si fermò in preghiera davanti all’icona della Vergine, alla quale donò una preziosa corona.

Il 9 maggio 2018, il Pontefice invitava a recitare il Rosario per la martoriata Siria: «Cari fratelli e sorelle, il mese di maggio è dedicato alla Madonna; vi invito a coltivare la devozione alla Madre di Dio con la recita quotidiana del Rosario, pregando in particolare per la pace in Siria e nel mondo intero». E, nella stessa occasione, diceva agli sposi novelli: «Coltivate la devozione alla Madonna, con la recita quotidiana del Rosario, affinché come la Madre di Dio, accogliendo i misteri di Cristo nella vostra vita, possiate essere sempre più un dono d’amore per tutti».

Nell’ottobre successivo, Papa Francesco chiese a tutti i fedeli di pregare il Rosario ogni giorno per chiedere alla Vergine Maria di aiutare la Chiesa nelle difficili prove che è chiamata a vivere.

A maggio e a ottobre, in occasione della Supplica alla Regina del Rosario, il Papa non manca mai di rivolgere un pensiero a Pompei, come ha fatto nell’Angelus del 6 ottobre dello scorso anno.

Il 19 marzo 2020, in occasione del Rosario per l’Italia, Papa Francesco ha inviato un videomessaggio, nel quale ha detto, tra l’altro: «La preghiera del Rosario è la preghiera degli umili e dei santi che, nei suoi misteri, con Maria contemplano la vita di Gesù, volto misericordioso del Padre. E quanto bisogno abbiamo tutti di essere davvero consolati, di sentirci avvolti dalla sua presenza d’amore!».

Le parole di Papa Francesco, a Pompei, sono già state messe in atto, anche al tempo della pandemia. Ogni giorno, viene offerta ai fedeli la possibilità di recitare il Rosario in streaming sulla pagina Facebook, dove è stata anche lanciata la proposta di realizzare una vera e propria “staffetta del Rosario” — che ha già raccolto migliaia di adesioni — scegliendo una mezz’ora, tra le 7 e le 22, da dedicare alla preghiera mariana.

di Loreta Somma

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