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Il teorema di Report sul complotto immaginario

La puntata di Report, il programma condotto da Sigfrido Ranucci su Rai 3, trasmessa il 20 aprile, intitolata Dio patria famiglia Spa, è un’insalata mista di spezzoni mal cuciti e giustapposti alla buona per suffragare un teorema preconcetto. Un presunto complotto di Trump contro il Papa che esiste solo nella mente degli autori.


La puntata di Report, il programma condotto da Sigfrido Ranucci su Rai 3, trasmessa il 20 aprile è francamente imbarazzante. Intitolata Dio patria famiglia Spa, è un’insalata mista di spezzoni mal cuciti (alcuni ripetuti pedissequamente da puntate precedenti, per esempio La fabbrica della paura, trasmessa il 21 ottobre) e giustapposti alla buona per suffragare un teorema preconcetto. Ma il teorema esiste soltanto nella mente di chi lo ha ideato e dunque gli spezzoni non ottengono affatto lo scopo, in alcuni casi facendo decisamente ridere (come quando il giornalista Giorgio Mottola e l’ex sottosegretario Armando Siri impiegano minutaggio prezioso per disquisire se il nome del presule americano di cui sotto si pronunci “bark” con la “a” o “burk” con la “u” giacché nessuno dei due sa che si pronuncia “bɜːk” con la vocale centrale semiaperta non arrotondata “ɜː”)

Ebbene, dall’accozzaglia di scene accatastate l’una accanto all’altra e condite con toni sarcastici gratuiti sembrerebbe di capire che il teorema preconcetto sia questo: la Destra politico-ecclesiastica statunitense vicina al presidente Donald J. Trump, o forse persino da lui diretta, ha ordito un complotto contro il Papa comunista Francesco. Questa cupola, fatta di fondazioni e di influencer, agisce in Europa attraverso una rete di ben pagati ambienti pro-life, che nel frattempo simpatizzano pure per Vladimir Putin e che cercano di sfasciare l’Unione Europea un po’ per conto di Trump, un po’ per conto di Putin e un po’ per conto proprio. Il capo di tutto è il cardinale Raymond L. Burke, il colonnello è l’ex stratega della Casa Bianca Steven K. Bannon e in Italia queste trame raggiungono la Lega, Fratelli d’Italia e Forza Nuova. Tutto quanto appare dunque nell’“inchiesta” di Report è montato in sequenza per obbedire ciecamente a questo disegno.

Ora, che lo spettatore sia d’accordo o meno con uno, alcuni o tutti i giudizi etici, politici e teologici espressi dalle persone e dalle organizzazioni che compaiono nella puntata è una questione, la verità delle cose un’altra. Quando poi si sussurrano accuse gravi di corruzione, malaffare e cospirazione, le parole dette senza prova si ritorcono immediatamente contro chi le pronuncia. Nell’“inchiesta” il numero di falsità, illazioni infondate e imprecisioni è però così grande che non si sa dove cominciare; e, comunque sia, qualsiasi elenco resta inevitabilmente incompleto. Eccone dunque uno.

Nell“inchiesta” si afferma che in un documento il card. Burke avrebbe scritto che il coronavirus è la punizione di Dio per i peccati dell’uomo, dicendo: «È fuori discussione che grandi mali quali la pestilenza siano effetti del peccato originale e dei nostri attuali peccati. È così che Dio ripara il caos introdotto dal peccato nelle nostre vite e nel nostro mondo». Bugia. Il card. Burke ha scritto esattamente il contrario. In un messaggio pubblicato sul proprio sito Internet, il porporato scrive infatti: «There is no question that great evils like pestilence are an effect of original sin and of our actual sins. God, in His justice, must repair the disorder which sin introduces into our lives and into our world». In italiano: «Non vi è dubbio che i grandi mali come le pestilenze siano effetto del peccato originale e dei nostri concreti peccati. Dio, nella Sua giustizia, deve [dunque] rimediare al disordine che il peccato introduce nelle nostre vite e nel nostro mondo». Che le malattie siano conseguenza del peccato originale è dottrina cristiana da sempre, fondata sulla Sacra Scrittura. Il Catechismo della Chiesa Cattolica (nn. 385-421) spiega teologicamente le conseguenze del peccato originale e precisa come tutti gli uomini lo “contraggano”. In inglese «actual» non significa «attuale»: ciò che il cardinale scrive è che il peccato originale, che l’uomo ha contratto ed è matrice dei suoi peccati personali, è causa dell’ingresso del male nel mondo, dunque anche delle malattie, e che, a fronte di questo disordine, la giustizia divina deve (Burke usa un verbo fortissimo) riparare, il tutto in un contesto (il suo messaggio) dove parla della misericordia. Basta leggere: Report mostra in video le parole del presule, evidenziandole in colore giallo, ma traduce il contrario.

Nell’“inchiesta” si parla ampiamente di Forza Nuova: davvero qualcuno vuole seriamente insinuare che dal card. Burke si arrivi a Forza Nuova? Nell’“inchiesta” si parla più e più volte di Bannon, presentandolo come un anello chiave del complotto trumpiano. Il ritratto che se ne dà all’inizio dell’“inchiesta” sembra però venire da un biscottino della fortuna. Solo molto più avanti si aggiunge che Bannon non è più consigliere di Trump da tempo (esattamente dal 18 agosto 2017, dopo essere stato prima rimosso, il 5 aprile, dal Consiglio per la Sicurezza Nazionale).

Nell’“inchiesta” si parla di un miliardo di dollari statunitensi con cui una non meglio precisata “Destra cristiana americana” avrebbe foraggiato ambienti pro-life europei. Come giunge Report a dare quella cifra totale? Chi ha versato quote e quanto ha versato ognuno? Chi ha percepito quei soldi? Quando? Per quali scopi li ha impiegati? Nell’“inchiesta” non viene detto. Nell’“inchiesta” si dice che, finanziariamente parlando, dietro questo complotto c’è anche la famiglia Koch, ovvero i fratelli statunitensi Charles e David (1940-2019). Ora, è verso che i due ricchi titolari delle Koch Industries finanziano diverse cause Repubblicane, ma è notoria la loro inclinazione libertarian. David era apertamente a favore di aborto e diritti LGBT. Descriverli come gli ufficiali pagatori di un complotto pro-life capitanato dal card. Burke e irto di tradizionalisti anti-Bergoglio è pusillanime.

Nell’“inchiesta” si dice che al Parlamento Europeo il gruppo dei Conservatori e Riformisti Europei ha percepito 50mila euro da fondazioni conservatrici statunitensi. Nemmeno avesse percepito 50 milioni. Nell’“inchiesta” quell’eurogruppo viene definito il cavallo di Troia di Trump all’interno dell’Europa: ma Ranucci (che del resto dice «è poca roba») il senso del ridicolo ce l’ha? Siccome dell’eurogruppo fa parte anche Fratelli d’Italia, si punta il dito contro la partecipazione di Giorgia Meloni al CPAC, la “fiera” politica annuale del mondo conservatore. Ma guarda un po’, è un congresso. Ci vanno migliaia di persone ogni anno, ci sono stato pure io, dunque? Si aggiunge che la Meloni ha partecipato anche al National Prayer Breakfast, dove c’era pure Trump. Be’, è un appuntamento che va avanti dal 1953, c’è una voce su Wikipedia, ci sono andati Bill Clinton, Tony Blair e Barack Obama, e i suoi promotori sono parlamentari americani.

Nell’“inchiesta” si descrive la formazione belga Coalition pour la Vie et la Famille come il partito ufficiale di riferimento degli antibergogliani. Ebbene quel partito ha chiesto fondi al Parlamento Europeo e non ha nessun europarlamentare eletto. Il suo leader, Alain Escada, parla da antisemita: bisognerebbe che Report spiegasse come c’entra con quella bandiera di Israele che nella sua puntata sventola a un raduno della Lega.

Nell’“inchiesta” si parla di pressioni straniere per ottenere certe nomine politiche in Italia. Si attendono le prove. Nell’“inchiesta” si insinuano molte frequentazioni losche, con questa logica: “Un dì il sig. Mario Rossi transitava per Parco della Vittoria. Siccome il giorno prima sig. Giovanni Bianchi era passato per Viale dei Giardini, che nel Monopoli fa coppia fissa e danarosa, la più danarosa, con Parco della Vittoria, tra il sig. Rossi e il sig. Bianchi c’è un legame, ed è sicuramente occulto perché altrimenti i due non passerebbero l’uno per Parco della Vittoria e l’altro per Viale dei Giardini in orari diversi”. Nell’“inchiesta” una delle accuse ricorrenti è che certi pro-lifer di certi Paesi incontrino certi pro-lifer di certi altri Paesi allo scopo di difendere la famiglia e la vita dai proditori attacchi oggi in corso. Be’, proprio un grande scoop.

Nell’“inchiesta” si mostra una email fra i russi Konstantin Malofeev e Alexey Komov che cita incontri con il deputato Repubblicano Christopher H. Smith, con il Family Research Council, con l’Heritage Foundation, con il Leadership Institute e con “Nation for Marriage”. La cosa viene presentata come la prova della trama fra russi putiniani e destra cristiana statunitense, ma molti dei nominati sono tutt’altro che filoputiniani. Peraltro si tratta di alcuni dei nomi più noti del mondo conservatore, gente che un conservatore non statunitense vorrebbe ovviamente incontrare. Lo hanno fatto tutti. Il deputato Smith è uno dei più strenui antiabortisti americani (e così sua moglie Marie) e uno dei deputati più critici della Cina neo-post-comunista. Il Leaderhsip Institute fornisce corsi di formazione per leader conservatori: paghi, ottieni il corso. Nei decenni lo hanno fatto centinaia di leader non di sinistra di ogni parte del mondo. Un conservatore straniero che paga ottiene da loro corsi di fund-raising, public-speaking, team-buidling, e così via. Ma la chicca è “Nation for Marriage”. Non esiste. L’organizzazione presieduta da Brian Brown si chiama “National Organization for Marriage”. “Nation for Marriage” è un errore nell’email privata fra i due russi. Che venga citata da Report, anzi ripetuta (perché la stessa email con lo stesso errore è già stata mandata in onda nella citata puntata del 21 ottobre) significa non sapere nemmeno di cosa si sta parlando.

Nell’“inchiesta” si dice che «la campagna sulla riapertura delle chiese contro governo [italiano] e Santa Sede è partita da media ultracattolici americani», ma tutti gli articoli di stampa conservatrice mostrati da Report riportano di fatti e di proteste di cattolici in Italia, dunque è vero il contrario. Ma attenzione. Il 17 aprile è stato Papa Francesco in persona a “protestare” contro le Messe senza fedeli per via delle chiese chiuse. L’“inchiesta” di Report era stata certamente realizzata prima, altrimenti tra gli antibergogliani sarebbe stato messo anche Bergoglio.

Marco Respinti

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