La signora alzò gli occhi al cielo, le Sue mani erano tese verso la Terra
Il nome di Bernadette è indissolubilmente legato a quello di Lourdes. E’ un binomio che ha segnato la storia della Chiesa, che ha segnato la storia delle apparizioni mariane. Quello che affascina sempre della figura di questa santa, è la sua semplicità, la sua purezza di cuore. Bernadette Soubirous nasce il 7 gennaio 1844, da una modestissima famiglia: il padre, François Soubirous (1807-1871) e la madre, Louise Castérot (1825-1866), gestivano un mulino. Fu battezzata due giorni più tardi, il 9 gennaio, primo anniversario di matrimonio dei suoi genitori, nella chiesa parrocchiale di San Pietro.
Questa famiglia vivrà un momento di grande difficoltà economica: per via della profonda crisi agricola di tutta la Francia di fine ottocento, la famiglia Soubirous perde il mulino, ed è costretta a trasferirsi nel pianoterra di un carcere dismesso, luogo malsano per la salute di Bernadette, che soffre di crisi asmatiche. In questo ambiente malsano - denominato “cachot” (che significa 'gattabuia') i Soubirous vivono dal giugno del 1856 all'autunno del 1858.
Le apparizioni della grotta
Eppure, la vita di questa “ordinaria” famiglia, verrà sconvolta - per sempre - da un evento prodigioso: Bernadette ha quattordici anni, quando, l'11 febbraio 1858, mentre è intenta a cercare della legna presso il boschetto di Massabielle (località poco lontana dalla cittadina di Lourdes), fa un incontro del tutto eccezionale. Le appare presso una grotta, la Vergine Maria. Dirà: “Io scorsi una signora vestita di bianco. Indossava un abito bianco, un velo bianco, una cintura blu ed una rosa gialla sui piedi”. A questa prima apparizione ne seguiranno ben diciassette. Quella più importante sarà quella del 25 marzo 1858, la sedicesima.
La “signora vestita di bianco” rivelerà il suo nome alla piccola analfabeta Bernadette. Ecco, il suo racconto: “La signora alzò gli occhi al cielo, unendo, in segno di preghiera, le Sue mani che erano tese e aperte verso la Terra, e mi disse: Io sono l'Immacolata Concezione”. Le disse in dialetto “guascone”, quello del territorio, l’unica lingua che la contadina riesce a comprendere, “Que soy era Immaculada Councepciou”.
Bisogna premettere che la piccola Bernadette Soubirous, non sapeva neanche lei cosa volessero dire quelle parole, che potevano – certo – rimanere incomprensibili a una bambina che non aveva neanche frequentato il catechismo e che, anche se così fosse stato, era nell’impossibilità di entrare in un mistero così profondo, di “alta teologia”, come quello della concezione immacolata della Vergine Maria. Eppure, furono proprio quelle parole a colpirla così tanto che – come la leggenda vuole – rimasero impresse nella sua memoria durante tutto il tragitto verso casa. Bernadette doveva assolutamente riferire ciò che aveva ascoltato al suo parroco, padre Peyamale. Doveva riferire quello che aveva visto e sentito, lì, in quella grotta che sarebbe poi divenuta la grotta “per eccellenza”.
Bernadette, “personaggio famoso”
Da quel giorno la vita di Bernadette è sconvolta. Comincia una pressione mediatica nei suoi confronti di eccezionale portata. Viene sottratta all’anonimato in cui viveva, per essere proiettata in una agorà mondiale a cui non aveva mai pensato di far parte: ormai era un “personaggio pubblico”. Bernadette cerca di rifiutare tutta questa attenzione su di lei. E’ una bambina spaurita e vuole rimanere assolutamente fedele alla sua vita “prima delle apparizioni”: “Voglio rimanere povera”, dirà più volte. Non si mette a benedire i rosari che le presentano: “Io non indosso la stola”. Non farà commercio di medaglie: “Non sono una commerciante”, e quando le mostrano delle immaginette con il suo ritratto, esclama: “Dieci soldi, è tutto quel che valgo!”. La situazione diventa insostenibile per la famiglia Soubirous: bisogna proteggere Bernadette. Il parroco Peyramale e il sindaco Lacadé, allora, si mettono d’accordo: la piccola sarà accolta come “indigente malata” all’Ospizio retto dalle Suore di Nevers. L’inizio di una nuova vita.
Suor Bernadette
La sera del 7 luglio 1866, con la superiora di Lourdes e altre due ragazze, Bernadette Soubirous varca la soglia della Casa Madre a Nevers, chiamata allora S. Gildard. Già dal suo arrivo può leggere le parole “Deus Charitas est” scolpite sulla pietra del frontone dell’entrata. Queste parole esprimono lo spirito della Congregazione fin dalle origini. L’indomani del suo arrivo a S. Gildard, Bernadette, per l’ultima volta, racconta le apparizioni davanti a 300 suore riunite per ascoltarla. Entrerà poi nel periodo di formazione alla vita religiosa. Il 30 ottobre 1867, con 44 novizie, Bernadette pronuncia i primi voti .
Avrebbe desiderato partire in una comunità per occuparsi degli ammalati e dei poveri, ma la sua salute non lo permette. Lungo i tredici anni trascorsi a S. Gildard, Bernadette sarà successivamente aiutante in infermeria, responsabile dell’infermeria, sacrestana e, molto spesso, lei stessa ammalata. La sua vita è semplice e ordinaria. Passa lunghi periodi in infermeria. Colpita da un tumore al ginocchio e dalla tubercolosi polmonare che le causano forti sofferenze, muore il 16 aprile 1879, a 35 anni. Sarà canonizzata l’8 dicembre 1933.
ANTONIO TARALLO
FONTE: SAN FRANCESCO
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