Passa ai contenuti principali

Il passaggio del testimone

Ai giovani il dovere di valorizzare una straordinaria eredità



Sono ancora molti gli italiani che, risparmiati dall’epidemia del coronavirus, si riconosceranno in questo toccante epicedio che corre sul web. Certo, fatta salva di per sé la dignità di ogni uomo, i nonni sono apprezzabili perché rappresentano la memoria storica del nostro paese, alla quale contribuiscono con le loro particolari sensibilità e attitudini, in qualunque ambito siano stati collocati dal personale destino. Sono storie già raccontate nei libri anche da chi non c’era ma non possono prescindere dal vissuto collettivo, da una fattuale, sofferta concretezza. Ci sono storie grandi, per lo più drammatiche, che segnano un’epoca. Anzitutto la guerra, con i bombardamenti sulle città e le fughe atterrite nell’ululo delle sirene. E prima della pace, la resa dei conti tra Resistenza e fascismo, con i duri affrontamenti nelle pieghe dell’umile Italia contadina. Accadde poi, a distanza di anni, che bande di assassini infestassero le città promettendo a raffiche di mitra uguaglianza e progresso. Ci fu chi, ogni sera tornando a casa con un inutile giubbotto antiproiettile, temeva che qualcuno lo aspettasse dietro l’angolo, che gli toccasse la stessa sorte di un amico “giustiziato”. Ma altre vicende, pacifiche, non riducibili a trattamenti romanzeschi, possono occupare la memoria dei nonni e meritano comunque di essere evocate e trasmesse. La fame, anzitutto, conosciuta nei tempi di guerra, non da pezzenti o sfaticati, ma da larghe fasce della popolazione. (Nasce di là il rispetto, conservato nel tempo, perfino per un tozzo di pane, perché reca l’impronta di un dono elargito dalla natura e valorizzato dal lavoro umano). Vengono poi in mente i benefici della ricostruzione postbellica, il raggiungimento di migliori condizioni di vita, nonostante la persistente, diffusa povertà. Ben prima della Vespa o della 600, la bicicletta poteva apparire un ambito regalo per una promozione scolastica. La radio, antesignana della televisione, raccoglieva intorno al fortunato possessore gli amici a sentire la partita di calcio, come al bar. E poteva accadere che una madre, avvezza a riscaldarsi malamente con la stufa a legna, scoppiasse in pianto passando la mano sul termosifone, conquistato con la nuova agiatezza. Storie di fatica e tenacia, non limitate ai ceti più umili, di uomini capaci, al loro meglio, di stringersi solidali, e pronti a volare, come gli uccelli di una covata. Non so se andandosene, questi nonni, desidererebbero essere salutati con sessanta milioni di carezze, come vuole il loro generoso zelatore. Gli basta forse che i nipoti già cresciuti e quelli per sempre sconosciuti accolgano il loro passaggio del testimone: aggiungendo un capitolo, augurabilmente più luminoso, a una storia indivisa nel fluire del tempo, verso un imperscrutabile approdo.

di Lorenzo Mondo



Il coronavirus e gli anziani
Se ne vanno senza una carezza


Questo è il testo, ampiamente diffuso e condiviso sul web, che ha ispirato la riflessione di Lorenzo Mondo.

Se ne vanno. Mesti, silenziosi, come magari è stata umile e silenziosa la loro vita, fatta di lavoro, di sacrifici. Se ne va una generazione, quella che ha visto la guerra, ne ha sentito l’odore e le privazioni, tra la fuga in un rifugio antiaereo e la bramosa ricerca di qualcosa per sfamarsi.

Se ne vanno mani indurite dai calli, visi segnati da rughe profonde, memorie di giornate passate sotto il sole cocente o il freddo pungente. Mani che hanno spostato macerie, impastato cemento, piegato ferro, in canottiera e cappello di carta di giornale. Se ne vanno quelli della Lambretta, della Fiat 500 o 600, dei primi frigoriferi, della televisione in bianco e nero.

Ci lasciano, avvolti in un lenzuolo, come Cristo nel sudario, quelli del boom economico che con il sudore hanno ricostruito questa nostra nazione, regalandoci quel benessere di cui abbiamo impunemente approfittato. Se ne va l’esperienza, la comprensione, la pazienza, la resilienza, il rispetto, pregi oramai dimenticati. Se ne vanno senza una carezza, senza che nessuno gli stringesse la mano, senza neanche un ultimo bacio. Se ne vanno i nonni, memoria storica del nostro Paese, patrimonio della intera umanità.

L’Italia intera deve dirvi grazie e accompagnarvi in quest’ultimo viaggio con 60 milioni di carezze.

di Fulvio Marcellitti

Commenti

Post popolari in questo blog

La nostra reliquia "ex sanguine" di San Giovanni Paolo II in pellegrinaggio a Turi

In pellegrinaggio a Turi la reliquia di San Giovanni Paolo II „ La reliquia 'Ex Sanguine' donata dall'Arcivescovo Metropolita di Cracovia all’Associazione Giovanni Paolo II e Parrocchia Santi Medici di Polignano sarà portata a Turi il prossimo 18 settembre. Turi si prepara ad accogliere la reliquia di San Giovanni Paolo II, che arriverà nella cittadina, presso la parrocchia di Maria SS. Ausiliatrice, il prossimo 18 settembre. Giovanni Paolo II ha lasciato un segno indelebile in ciascuno di noi e la presenza delle sue reliquie “è motivo di grande gioia e di rendimento di grazie; la sua santità dona speranza e ci spinge a rispondere con sempre maggiore fedeltà alla nostra vocazione cristiana”. Tale presenza offrirà l’occasione per riflettere sul ruolo che ogni cristiano deve avere per essere autentico testimone di fede con coerenza e senza paura, così come lo fu Giovanni Paolo II. Si tratta di una reliquia “Ex Sanguine“ (di sangue) del Santo Giovanni Paol

Le Reliquia "Ex-Capillis" di Madre Teresa in pellegrinaggio a Turi

La comunità parrocchiale di  Maria SS. Ausiliatrice annuncia con gioia la visita delle Reliquie (ex Capillis) di S. Teresa di Calcutta DOMENICA 11 MARZO 2018 . Abbiamo voluto richiamare l’attenzione sulla figura di  Madre Teresa , canonizzata da Papa Francesco il 4 settembre 2016, poiché è stata una donna che ha impegnato tutta la sua vita per testimoniare l’amore ed è stata l’amore di Dio in azione. La Reliquia ex-capillis (capelli) è stata donata dalla postulazione di Madre Teresa all' associazione Giovanni Paolo II in occasione del decennale e alla parrocchia SS. Medici di Polignano a Mare. Lei sintetizzava così la sua vita e la sua opera: So che noi siamo una goccia nell’oceano della miseria e della sofferenza umana, ma se non ci fosse neanche questa goccia, la miseria e le sofferenze umane sarebbero ancora più grandi….

Papa Giovanni Paolo II: anniversario della morte di Karol Wojtyla

Oggi, 2 aprile 2012, ricorre l’ anniversario della morte di Karol Józef Wojtyla , ovvero Papa Giovanni Paolo II . Nato a Wadowice il 18 maggio 1920, morì il 2 aprile 2005 a Roma dopo quasi 30 anni di pontificato. Infatti,  Karol Wojtyla  fu eletto Papa il 16 ottobre 1978 e il suo fu il terzo pontificato più lungo della storia. In seguito alla sua morte, avvenuta ormai 7 anni fa,  Papa Giovanni Paolo II  fu proclamato  Beato  l’anno scorso (1° maggio), da  Papa Benedetto XVI  e, nel giorno del suo insediamento si festeggerà ogni anno il Papa, da molti considerato come il più grande di tutti i tempi.