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Papa Francesco, l’umiltà di Maria e il ruolo di “corredentrice”

Una riflessione sui “titoli” applicati nei secoli dalla Chiesa alla Madonna, a partire dalle parole del Pontefice.

Papa Francesco, l’umiltà di Maria e il ruolo di “corredentrice”

Come è noto, Papa Francesco ha una profonda devozione alla Beata Vergine Maria. Una delle qualità di Maria che sottolinea ripetutamente è la sua umiltà. Nella sua omelia di venerdì 3 aprile 2020, il Pontefice ha parlato della Madonna Addolorata e ha notato l’importanza di meditare sui sette dolori di Maria. 
In modo speciale, ha indicato l’umiltà della Madonna: «La Madonna mai ha chiesto qualcosa per sé, mai. Sì, per gli altri: pensiamo a Cana, quando va a parlare con Gesù. Mai ha detto: “Io sono la madre, guardatemi: sarò la regina madre”. Mai lo ha detto. Non chiese qualcosa di importante per lei nel collegio apostolico. Soltanto, accetta di essere Madre. Accompagnò Gesù come discepola, perché il Vangelo fa vedere che seguiva Gesù: con le amiche, pie donne, seguiva Gesù, ascoltava Gesù». 

Queste parole di Francesco si armonizzano provvidenzialmente con le riflessioni del predicatore della Casa Pontificia, padre Raniero Cantalamessa, che nel sua quarta ed ultima predica di Quaresima del 3 aprile, applicava le parole di San Paolo (Fil 1, 5–11) alla Vergine Maria: «Maria, pur essendo la Madre di Dio, non considerò un tesoro geloso questo suo rapporto unico con Dio, ma spogliò se stessa di ogni pretesa, assumendo il nome di serva e apparendo all’esterno simile a ogni altra donna. Visse nell’umiltà e nel nascondimento, obbedendo a Dio, fino ad accettare la morte del Figlio, e la morte di croce. Per questo Dio l’ha esaltata e le ha dato il nome che, dopo quello di Gesù, è al di sopra di ogni altro nome, perché nel nome di Maria ogni capo si chini, nel cielo, sulla terra e sottoterra, e ogni lingua proclami che Maria è la Madre del Signore, a gloria di Dio Padre».

L’umiltà di Maria è radicata nella Scrittura. Nella grande preghiera di Maria, il Magnificat, riconosce che tutto ciò che possiede è un dono di Dio: “Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente e Santo è il suo nome». Nel Canto 33 del Paradiso, Dante parla di Maria come «umile e alta più che creatura». L’umile stato della Beata Vergine come creatura è testimoniato da San Luigi Maria di Montfort (1673–1716) che confessa che: «Maria, essendo una semplice creatura uscita dalle mani dell’Altissimo, paragonata a tale infinita Maestà è meno di atomo; meglio, è proprio un niente, poiché soltanto lui è Colui che è» (Trattato della vera devozione a Maria, 14).

Nella sua omelia del 3 aprile, Papa Francesco sottolinea anche che Maria non ha mai cercato titoli per se stessa. Il titolo più importante per la Beata Vergine è «Madre», che ha ricevuto da Gesù stesso: «Onorare la Madonna e dire: “Questa è mia Madre”, perché lei è Madre. E questo è il titolo che ha ricevuto da Gesù, proprio lì, nel momento della Croce. I tuoi figli, tu sei Madre. Non l’ha fatta primo ministro o le ha dato titoli di “funzionalità”. Soltanto “Madre”. E poi, gli Atti degli Apostoli la fanno vedere in preghiera con gli apostoli come Madre».

Per Papa Francesco, Maria sopra ogni altra cosa è «Madre». È la Madre di Gesù, il Verbo Incarnato, e la Madre spirituale di tutti i fedeli. Il Santo Padre continua dicendo che Maria non ha mai desiderato prendere alcun titolo da suo Figlio, che è l’unico Redentore: «La Madonna non ha voluto togliere a Gesù alcun titolo; ha ricevuto il dono di essere Madre di Lui e il dovere di accompagnare noi come Madre, di essere nostra Madre. Non ha chiesto per sé di essere una quasi-redentrice o una co-redentrice: no. Il Redentore è uno solo e questo titolo non si raddoppia. Soltanto discepola e Madre. E così, come Madre noi dobbiamo pensarla, dobbiamo cercarla, dobbiamo pregarla. È la Madre. Nella Chiesa Madre. Nella maternità della Madonna vediamo la maternità della Chiesa che riceve tutti, buoni e cattivi: tutti».

Il Papa ha assolutamente ragione. La Beata Madre non ha mai chiesto di essere una quasi-redentrice o una corredentrice. È anche corretto che in senso stretto e univoco il titolo Redentore non possa essere duplicato. Gesù è il Divino Redentore, l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo. In senso analogico, tuttavia, gli esseri umani possono partecipare all'opera di redenzione unendo le loro sofferenze a quelle di Cristo. Questo è il motivo per cui Papa Benedetto XVI nel parlare ai malati a Fatima il 13 maggio 2010 li ha invitati a essere «redentori nel Redentore»: «Gesù è l'unico Redentore e anche l'unico Mediatore fra Dio e gli uomini. Il Vaticano II, tuttavia, insegna che “l’unica mediazione del Redentore non esclude, bensì suscita nelle creature una varia cooperazione partecipata da un’unica fonte”» (Lumen gentium, 62). 



Il titolo corredentrice, quando applicato a Maria, non deve mai togliere nulla a Gesù, l’unico divino Redentore della razza umana. Gesù è il Dio-uomo e Maria è una creatura umana. Il ruolo di Maria nell’opera di redenzione deve essere sempre capito come secondario, subordinato e totalmente dipendente sul suo divino Figlio. Come spiega San Luigi Maria di Montfort: Dio «non ha avuto né ha bisogno in modo assoluto della santissima Vergine per attuare i suoi voleri e per manifestare la sua gloria» (Trattato della vera devozione a Maria, 14). 

L’opera salvifica di Gesù è stata tutta sufficiente, ma Dio ha voluto la collaborazione di Maria nella redenzione in un modo unico e singolare. Il titolo di corredentrice, che è stato usato da teologi, santi e mistici dal XV secolo, deve essere capito come l’unica collaborazione di Maria con e sotto il suo divino Figlio, il Redentore della razza umana. Il prefisso, «co», deriva dal latino cum (con), quindi la Beata Vergine, come corredentrice, collabora all'opera di redenzione, ma solo con Cristo, il Redentore, la cui morte sulla Croce è la causa meritoria di nostra salvezza (cf. Concilio di Trento, Denz.-H, 1529).

Padre Salvatore Maria Perrella, O.S.M., professore di dogmatica e mariologia alla Facoltà Teologica Marianum a Roma, osserva che «l’espressione corredentrice… non è sbagliata in sé, ma presa isolatamente potrebbe veicolare l'idea della necessità di Maria ad essere socia del Redentore». Padre Perrella ha ragione. Come dice San Luigi Maria di Montfort, Dio non ha bisogno in modo assoluto della santissima Vergine. Il ruolo corredentore di Maria, come il suo ruolo di Mediatrice di grazia, deriva dalla volontà di Dio, che ha voluto associarla all'opera di redenzione. La Beata Vergine era «predestinata fino dall'eternità, all'interno del disegno d'incarnazione del Verbo, per essere la madre di Dio» (Lumen gentium, 61). 

Papa Giovanni Paolo II credeva che tutti noi potessimo «essere corredentori dell’umanità» (Discorso del 5 aprile 1981). Il ruolo di co-redenzione di Maria, tuttavia, è unico. Come la Madre del Verbo incarnato, ha detto sì a nome di tutta la natura umana di essere la Madre del Redentore. Si prese cura del Salvatore come sua Madre e Lo accompagnò fino al Calvario, «dove, non senza un disegno divino, se ne stette, soffrendo profondamente col suo Unigenito e associandosi con animo materno al suo sacrifico, amorosamente consenziente all'immolazione della vittima da lei generata» (Lumen gentium, 58). Il grande mariologo, p. René Laurentin (1917–2017), osserva che «Maria ha collaborato con l'unica Redenzione a un livello supremo e con un'intimità unica» (Traité sur la Vierge Marie, edizione sixième - Parigi: François-Xavier de Guibert, 2009).

Fu solo nel XX secolo che il Magistero approvò ufficialmente il titolo di corredentrice. Durante il pontificato di Pio X, la Santa Sede per tre volte approvò le preghiere invocando Maria come corredentrice. Pio XI fu il primo Papa ad usare pubblicamente il titolo: una volta il 30 novembre 1933; di nuovo il 23 marzo 1934; e ancora una volta il 28 aprile 1935. Giovanni Paolo II ha usato pubblicamente il titolo «corredentrice» almeno sei volte: udienza generale, 10 dicembre 1980; udienza generale 8 settembre 1982; discorso all’Angelus 4 novembre 1984; discorso alla Giornata Mondiale della Gioventù del 31 marzo 1985; discorso agli infermi 24 marzo 1990; discorso del 6 ottobre 1991. Inoltre, in una omelia a Guayaquil, in Ecuador, il 31 gennaio 1985, Giovanni Paolo II ha parlato del «ruolo corredentore di Maria» (el papel corredentor de María), che può essere tradotto come «il ruolo di Maria come corredentrice».

Questi usi papali della corredentrice rispettano il principio enunciato da Papa Francesco nella sua omelia del 3 aprile 2020. Non tolgono mai nulla a Gesù Cristo, l’unico Redentore e non corrispondono a nessun titolo richiesto dalla stessa Beata Vergine. Tuttavia, riconoscono come padre Laurentin che la collaborazione di Maria con l’opera di redenzione è «a un livello supremo e con un'intimità unica». La Beata Vergine collaborò con l'opera della redenzione proprio come Madre, e lo fece in perfetta umiltà e obbedienza alla volontà di Dio.

Papa Francesco ha ragione a sottolineare l’umiltà della Beata Vergine Maria. È assolutamente vero che Maria non ha mai richiesto titoli o privilegi per se stessa. Non ha mai chiesto di essere chiamata la Madre di Dio o la Regina del Cielo, ma la Chiesa la onora con questi titoli nel suo insegnamento e nelle sue preghiere. Tali titoli si trovano nella Litania di Loreto, che è collegata alla Festa della Beata Maria Vergine di Loreto, approvata da Papa Francesco nel 2019 come memoriale opzionale per il 10 dicembre nel Calendario Romano Generale. La Chiesa onora Maria con molti titoli per amore e devozione. Questi titoli sono anche un'espressione di gratitudine verso Dio che si è umiliato per condividere la nostra umanità diventando incarnato della Vergine Maria. Non solo dovremmo ringraziare Dio per il dono di sua Madre, ma dovremmo anche ringraziare Maria stessa per aver detto di sì e diventare la Madre di Cristo, il nostro Redentore. 

La Vergine Maria è il modello perfetto di umiltà. Nelle parole di Dante, è «umile e alta più che creatura». Dobbiamo ringraziare Papa Francesco per averci ricordato che Maria non ha mai cercato titoli per se stessa. È solo perché Dio ha scelto di associarla alla sua opera di redenzione che la Beata Vergine è stata onorata con molti titoli come la Regina del Cielo e la corredentrice.

Questi titoli, tuttavia, non provengono da Maria ma dal riconoscimento della sua associazione unica e intima con il piano di salvezza di Dio. La Beata Madre sa che tutto ciò che ha è un dono di Dio. Ecco perché esclama: «Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente e Santo è il suo nome» (Lc 1, 49).

* Robert Fastiggi, Ph.D., professore di Teologia sistematica, Sacred Heart Major Seminary, Detroit, Michigan, Stati Uniti

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