Omelia di Papa Francesco nella solennità di Cristo Re e nella XXXIX Giornata Mondiale della Gioventù.
La solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo segna per la Chiesa la fine dell’anno liturgico. Dio ci invita a guardare a Lui, origine e compimento di ogni cosa (cfr Col 1,16-17) il cui «regno non sarà mai distrutto» (Dn 7,14). Questa contemplazione eleva ed entusiasma, ma se poi ci guardiamo attorno vediamo qualcosa di diverso: guerre, violenze, disastri ecologici, precarietà del lavoro, incertezza economica, divisioni e disparità che polarizzano la società. Lo ricorda Papa Francesco nella sua omelia alla messa di ieri, che nella trentanovesima Giornata Mondiale della Gioventù rivolge soprattutto ai giovani. A loro chiede di riflettere su tre aspetti che possono aiutare a procedere con coraggio nel proprio cammino attraverso le sfide che si incontrano: le accuse, i consensi e la verità.
Il Vangelo del giorno presenta Gesù come imputato interrogato da Pilato, simbolo del potere che opprime i popoli con la forza delle armi (Gv 18,33-37). Dice il pontefice: «Cari giovani, forse a volte può capitare anche a voi di essere messi “sotto accusa” per il fatto di seguire Gesù. A scuola, tra amici, negli ambienti che frequentate, ci può essere chi vuole farvi sentire sbagliati perché siete fedeli al Vangelo e ai suoi valori, perché non vi omologate, non vi piegate a fare come tutti gli altri. Voi, però, non abbiate paura delle “condanne”, non preoccupatevi: prima o poi le critiche e le accuse false cadono e i valori superficiali che le sostengono si rivelano per quello che sono, illusioni. […] Ciò che resta, come Cristo ci insegna, è altro: sono le opere dell’amore».
Nell’episodio, Gesù, affermando «Il mio regno non è di questo mondo», non cerca di ingraziarsi il potente di turno, non cerca il consenso, rimane libero. Commenta il Papa: «a voi, giovani cari, farà bene seguire il suo esempio, non lasciandovi contagiare dalla smania – oggi tanto diffusa –, la smania di essere visti, approvati e lodati. Chi si lascia prendere da queste fissazioni, finisce col vivere nell’affanno. Si riduce a “sgomitare”, competere, fingere, scendere a compromessi, svendere i propri ideali pur di avere un po’ di approvazione e di visibilità. Per favore, state attenti a questo. La vostra dignità non è in vendita. […] Dio vi ama così come siete, non come apparite: davanti a Lui i vostri sogni puri valgono più del successo e della fama […] e la sincerità delle vostre intenzioni vale più dei consensi».
Infine, Cristo è venuto nel mondo «per dare testimonianza alla verità» e lo ha fatto insegnandoci ad amare Dio e i fratelli. È solo nell’amore che trova senso la nostra esistenza, altrimenti rimaniamo prigionieri della grande menzogna dell’“io” che basta a sé stesso, radice di ogni ingiustizia e infelicità. Afferma dunque Francesco: «Molti mali che ci affliggono sono opera dell’uomo, inganno dal Maligno, ma tutto è sottoposto, alla fine, al giudizio di Dio. […] Quando il Signore ci dirà: “Ma perché hai fatto questo? Perché sei stato ingiusto in questo? Perché hai speso questi soldi nella tua vanità?”. Anche a noi il Signore domanderà queste cose. Il Signore ci lascia liberi, ma non ci lascia soli: pur correggendoci quando cadiamo, non smette mai di amarci e, se lo vogliamo, di risollevarci, perché possiamo riprendere il cammino».
Commenti
Posta un commento