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Anche nelle angosce del nostro cuore e del nostro tempo c’è un’incrollabile speranza che brilla

Omelia di Papa Francesco alla messa nella VIII Giornata mondiale dei poveri.


«Se da una parte Gesù sembra descrivere lo stato d’animo di chi ha visto la distruzione di Gerusalemme e pensa che ormai sia arrivata la fine, allo stesso tempo Egli annuncia qualcosa di straordinario: proprio nell’ora dell’oscurità e della desolazione, proprio quando tutto sembra crollare, Dio viene, Dio si fa vicino, Dio ci raduna per salvarci. Gesù ci invita ad avere uno sguardo più acuto, ad avere occhi capaci di “leggere dentro” gli avvenimenti della storia, per scoprire che, anche nelle angosce del nostro cuore e del nostro tempo, c’è un’incrollabile speranza che brilla».

Commentando il Vangelo di questa domenica, nella quale si è celebrata l’ottava Giornata mondiale dei poveri, Papa Francesco introduce così gli argomenti della sua omelia: l’angoscia e la speranza. L’angoscia è un sentimento diffuso nella nostra epoca e, se ci soffermiamo solo sulla cronaca, rischia di prendere il sopravvento dentro di noi e farci sprofondare nella rassegnazione. Anche la fede cristiana si riduce così a una devozione innocua, che non genera un impegno concreto nella carità mentre una parte del mondo è condannata a vivere nella povertà e nella disuguaglianza.

Ma Gesù, in mezzo a questo quadro apocalittico, accende la speranza, allargando il nostro sguardo perché impariamo a cogliere, anche nel dolore del mondo, la presenza dell’amore di Dio che si fa vicino e agisce per la nostra salvezza. Con le parole evangeliche «vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria» (Mc 13,26), Cristo anticipa che la sua risurrezione spezzerà le catene della morte e darà vita a un mondo nuovo nato dalle macerie di una storia ferita dal male. Come il ramo della pianta del fico su cui spuntano le foglie ci indica che l’estate è vicina (Mc 13,28), noi siamo chiamati a leggere le situazioni dove sembra esserci soltanto ingiustizia e dolore, mentre proprio lì il Signore si sta facendo vicino per far risplendere la vita.

«Siamo noi i suoi discepoli, che grazie allo Spirito Santo possiamo seminare questa speranza nel mondo. Siamo noi che possiamo e dobbiamo accendere luci di giustizia e di solidarietà mentre si addensano le ombre di un mondo chiuso. Siamo noi che la sua Grazia fa brillare, è la nostra vita impastata di compassione e di carità a diventare segno della presenza del Signore, sempre vicino alle sofferenze dei poveri, per lenire le loro ferite e cambiare la loro sorte. Fratelli e sorelle, non dimentichiamolo: la speranza cristiana, che si è compiuta in Gesù e si realizza nel suo Regno, ha bisogno di noi, ha bisogno del nostro impegno, ha bisogno di una fede operosa nella carità, ha bisogno di cristiani che non si girano da un’altra parte».


In seguito alla messa, il Papa ha partecipato al pranzo con i poveri nell’aula Paolo VI.



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