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Nuovo rapporto Caritas: in Italia cresce la povertà al Nord e tra i lavoratori

Ormai quasi una persona su dieci è in condizione di povertà assoluta e nuovi fenomeni di disagio si stanno consolidando.


Non accenna a diminuire la crescita delle persone in condizione di povertà assoluta in Italia. Lo è ormai quasi una su dieci, più precisamente il 9,7% della popolazione, pari a 5.694.000 individui e a oltre 2.217.000 famiglie (l’8,4% dei nuclei). Questo dato relativo al 2023, in leggero aumento rispetto all’anno precedente su base familiare e stabile sul piano individuale, risulta ancora il più alto della serie storica che vede un aumento quasi ininterrotto dal 2014, quando si registrava un 6,9% per gli individui e un 6,2% per le famiglie. Lo afferma Caritas Italiana nella ventottesima edizione del suo Rapporto su povertà ed esclusione sociale in Italia, quest’anno intitolato Fili d’erba nelle crepe. Risposte di speranza.

Nel documento si legge inoltre che, a fianco del persistere di tali livelli record della povertà assoluta, si stanno affacciando e consolidando nella società italiana vari fenomeni di disagio sociale. Tra questi, il fatto che negli ultimi dieci anni il numero di famiglie povere residenti al Nord è pressoché raddoppiato: da 506.000 nuclei a quasi un milione, un incremento pari al 97,2% (nelle aree del Centro siamo al 28,6%, mentre in quelle del Mezzogiorno al 12,1%). L’incidenza percentuale continua a essere ancora più pronunciata al Sud (12% a fronte dell’8,9% del Nord), ma la distanza si assottiglia e il numero delle famiglie povere delle regioni settentrionali supera quello complessivo nelle regioni meridionali e isolane.

Un altro problema sempre più grave è quello della povertà assoluta minorile, che riguarda ben 1.295.000 bambini e ragazzi, ovvero quasi un indigente su quattro. Oggi la sua incidenza, pari al 13,8% (nel 2022 era il 13,4%), è ai massimi storici nelle serie ricostruita da Istat. Questo fenomeno è ormai da intendersi come endemico, visto che da oltre un decennio tende ad aumentare al diminuire dell’età: più si è giovani e più è probabile trovarsi in condizioni di bisogno. Allarmante è poi la crescita della povertà tra coloro che possiedono un impiego: tocca l’8% degli occupati rispetto al 7,7% del 2022. La percentuale cambia marcatamente in base alla tipologia di lavoro: si va dal 2,8% di dirigenti, quadri o impiegati al 16,5% di operai o simili.

Nei 3.124 centri di ascolto e servizi della rete Caritas italiana, nel 2023 sono state incontrate e supportate 269.689 persone, assimilabili ad altrettanti nuclei visto che la presa in carico risponde sempre a esigenze di tipo familiare. Anche qui c’è un incremento rispetto all’anno precedente, pari al 5,4% del numero di assistiti, mentre considerando dal 2015 l’aumento è addirittura del 41,6%. Anche per la Caritas, dunque, non si colgono segni flessione. Però, nelle crepe si intravedono dei fili d’erba, segnali di speranza sorti dalle tante azioni messe in campo dalla Chiesa, dalla società civile, dall’associazionismo e dal volontariato.

FONTE: RETESICOMORO

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