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TERRORISMO: MARZO "MALEDETTO"

Nel 1978 la strage di via Fani, due anni dopo le uccisioni di tre magistrati. Il ricordo sui social e le parole di Mattarella.



Per la prima volta dopo 42 anni nessuna cerimonia pubblica ricorderà la strage di via Fani. Costretti nelle proprie abitazioni per l’emergenza coronavirus, in tanti, però, ricordano l’agguato in cui persero la vita Domenico Ricci, alla guida della macchina dell’onorevole Aldo Moro, Oreste Leonardi, suo capo scorta, gli agenti Raffaele Iozzino, Francesco Zizzi e Giulio Rivera. E mentre sui social si moltiplicano i ricordi, in primisi quelli dei familiari, nel sito della polizia di Stato si legge: «Oggi ricorre l’anniversario di quella che è passata alla storia come la strage di via Fani e, non potendo celebrare i caduti con nessuna cerimonia a causa dell’epidemia, vogliamo ricordare, qui, quei 5 ragazzi, 5 servitori dello Stato assassinati a colpi di mitra».

Intanto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ricorda anche i 40 anni delle uccisioni di Nicola Giacumbi, assassinato il 16 marzo 1980 a Salerno, di Girolamo Minervini (18 marzo, Roma) e Guido Galli (19 marzo, Milano). «I vili agguati in cui persero la vita», scrive il capo dello Stato, «si inquadravano in una strategia contro lo Stato democratico. Questi tre magistrati, impegnati in aree differenti del Paese durante il periodo degli “anni di piombo”, divennero bersagli dei terroristi perché concretamente fedeli alle istituzioni della Repubblica, uomini "simbolo" da combattere nel tragico disegno criminoso perseguito in Italia dalle loro organizzazioni». E ancora, ricorda Mattarella, questi «giudici autorevoli ed apprezzati studiosi hanno interpretato in modo esemplare la funzione di servitori dello Stato, al servizio della giustizia e del Paese. Il loro coraggioso e sobrio operato, svolto mettendo a rischio la propria vita, va assunto ad esempio per la crescita della coscienza civile e la riaffermazione del valore della legalità nelle istituzioni e nella società».

Infine, conclude il presidente della Repubblica, «In questo momento particolarmente difficile per il nostro Paese, desidero rinnovare i sentimenti di partecipazione e vicinanza dell'Italia ai loro familiari e a quanti li hanno conosciuti e stimati e che in questi anni ne hanno ricordato l’esempio, mantenendo sempre presente il senso del loro impegno».

Annachiara Valle

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