Nella battaglia contro il virus come sempre accade nei momenti delicati, quando il gioco si fa duro i duri cominciano a giocare e noi non ci stiamo di certo tirando indietro. Grazie alla sanità pubblica, ma non dimentichiamo l’origine di tutto: Dio.
Ce lo aspettavamo. Era nell’aria già da qualche giorno ormai. Non esistono più barriere ideologiche, siamo tutti zona rossa. Il virus Covid-19 ha conquistato l’Italia pezzo dopo pezzo o sarebbe meglio dire persona dopo persona. Diciamocelo, complice anche qualche piccola, grande irresponsabilità di chi non vuole proprio arrendersi all’evidenza e accontentarsi di restare a casa, il coronavirus pare abbia messo radici in questa terra così bella, antica e famosa. Come dargli torto! Degli italiani si può dire tanto, ma dell’Italia nessuno credo abbia qualcosa da ridire.
Tuttavia come sempre accade nei momenti delicati, quando il gioco si fa duro i duri cominciano a giocare e noi non ci stiamo di certo tirando indietro. Fiore all’occhiello di questa battaglia: la sanità pubblica. Turni di lavoro massacranti, medici e infermieri contagiati ma tutto questo impegno sta aprendo vari spiragli e su più fronti: dall’ospedale Cotugno di Napoli in collaborazione con Il Pascale, la sperimentazione di un farmaco che sembra sia efficace contro il Covid-19, rivela una possibilità che anche altri ospedali stanno pensando di usare. DiaSorin, una società per azioni che opera nei segmenti dell’immunodiagnostica e della diagnostica molecolare, annuncia di aver completato presso l’Ospedale Spallanzani di Roma ed il Policlinico San Matteo di Pavia, gli studi necessari per supportare l’approvazione di un test molecolare per l’identificazione rapida del nuovo coronavirus Covid-19. Il test è sviluppato consente di ottenere risultati entro sessanta minuti rispetto alle 5-7 ore attualmente necessarie con altre metodologie. Le eccellenze di tutto il mondo sono impegnate a studiare questo nemico invisibile c’è solo da attendere ma l’attesa non deve essere vuota. Amici cari tutte le competenze scientifiche sarebbero ben poca cosa senza Dio. È questo il tempo in cui chi non ha voce preghi col silenzio ma preghi. Il virus non è invincibile. Lo sconfiggeremo. Ma abbiamo bisogno di alimentare la nostra anima perché non si lasci risucchiare dal clima di incertezza diffuso un po’ ovunque. Le Celebrazioni Eucaristiche sono sospese, ma molti sacerdoti celebrano regolarmente anche se a porte chiuse. Vi do una notizia straordinaria: i tabernacoli non sono vuoti. Gesù è presente su questa terra, nelle nostre case, ovunque lo invochiamo e continua ad intonare un inno di lode alla vita. Non perdiamo la speranza, restiamo saldamente uniti a Gesù imbracciando le nostre corone, elevando preghiere e inni di lode e di ringraziamento.
Ma questa è anche l’ora della responsabilità civile e sociale. L’emergenza sanitaria che stiamo vivendo ci invita ad uscire dai confini del nostro io in cui un diffuso individualismo ci ha rinchiusi già da tempo ormai. Non è possibile agire in maniera soggettiva. È urgente aderire alle regole di comportamento che ci sono state date dal governo. Restare a casa è un dovere di solidarietà umana, civile e cristiana. Facciamo la nostra parte e vinceremo la battaglia.
IDA GIANGRANDE
FONTE: PUNTO FAMIGLIA
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