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LA SCUOLA NEI GIORNI DEL CORONAVIRUS

La scuola nei giorni del coronavirus è una “scuola diversa”, che si riscopre “comunità educante”, indispensabile per la formazione degli studenti.


La scuola non è l’edificio o l’aula, ma le persone che ne fanno parte e che insieme collaborano perché l’alunno cresca, diventi uomo e scopra la dimensione dei valori. 
Il professore e scrittore Alessandro D’Avenia ha affermato che «la scuola è il luogo delle relazioni tra le persone, insegnanti e studenti, e queste proseguono, seppure mediate dai dispositivi elettronici». 
Le lezioni non hanno la scansione oraria al suono della campanella, ma sono attive e dinamiche, sollecitando un contatto diretto ed uno scambio di pensieri, idee e progetti.
Registrare tra gli studenti la “nostalgia della scuola” è un segno di alta qualità e consente di apprezzare e riconoscere alla scuola la significativa valenza sociale di sviluppo armonico e integrale della persona umana.
La principale lezione da ricordare è che la scuola è molto di più dei “programmi”, sia quelli didattici sia quelli informatici. Le tecnologie vengono in soccorso ma non cancellano il ruolo dell’insegnante, anzi lo richiedono ancora di più, per avere un ascolto, una parola di senso e di fiducia, una direzione da sperimentare.
L’espressione “Professoresse ci mancate”, scritta su WhatsApp da un ragazzo spesso distratto, oppure “Non ho mai parlato così tanto col mio Prof”, sono indicative della profonda relazione educativa che unisce il docente ai suoi alunni. 
WhatsApp e YouTube: ecco i nuovi luoghi virtuali che favoriscono lo scambio di idee e di progetti, mantenendo il contatto e la relazione educativa.
È compito del docente “non dare il già pensato, ma insegnare a pensare” e quindi facilitare l’assimilazione di contenuti di apprendimento che promuovono una reale crescita culturale ed umana.
Sono degne di lode le iniziative che sono state attivate in alcune scuole attente ai bisogni dei ragazzi, come la classroom “Sportello d’ascolto a distanza”, avviata presso il Liceo classico “Mario Cutelli” di Catania, realizzando un ambiente virtuale dove gli alunni possono incontrare i docenti e gli psicoterapeuti, anche al fine di imparare a vivere in maniera positiva la difficile esperienza della quarantena e superare i timori che ne derivano.
Si registra costantemente un generoso scambio tra chi dà e chi riceve nella ricerca del miglior bene dei ragazzi. Anche la ministra Lucia Azzolina ha molto apprezzato la creatività dei docenti che svolgono professionalmente una significativa azione culturale e sociale, capace di coinvolgere anche le famiglie.
Si studia la “scienza della vita”, come affrontare le difficoltà, si scopre il valore dell’attesa e della speranza, si comprende che la salute è un bene prezioso da tutelare, si apprezzano la professionalità e la dedizione del personale sanitario, si scopre il valore della solidarietà, dell’unità nazionale e del bene comune. 
La rivoluzione provocata dal coronavirus modifica i tempi e i luoghi, ridisegna lo scorrere delle giornate tra le pareti domestiche, riavvicina le generazioni facendo sorgere una nuova voglia di cura reciproca. 
Quella che uscirà dall’emergenza sanitaria sarà una scuola diversa, capace di generare anticorpi preziosi contro le barriere del sospetto, della diffidenza e della paura. 
Il messaggio di speranza #celafaremo dà fiducia per un cammino insieme, consapevoli che “senza cultura ci mancano le parole, senza scuola viene meno la relazione”, mentre è proprio questa che dovremo ricostruire e tessere con nuovi fili e rinnovato entusiasmo. 

Giuseppe Adernò

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