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L'Anno di Giovanni Paolo II, il Vangelo della vita e la condanna della mentalità abortista

25 anni dopo la pubblicazione la Enciclica del Papa mostra la sua drammatica attualità e profezia.

Giovanni Paolo II bacia un neonato durante una udienza generale nel 1980


“Tutto ciò che è contro la vita stessa, come ogni specie di omicidio, il genocidio, l'aborto, l'eutanasia e lo stesso suicidio volontario; tutto ciò che viola l'integrità della persona umana, come le mutilazioni, le torture inflitte al corpo e alla mente, gli sforzi per violentare l'intimo dello spirito; tutto ciò che offende la dignità umana, come le condizioni infraumane di vita, le incarcerazioni arbitrarie, le deportazioni, la schiavitù, la prostituzione, il mercato delle donne e dei giovani, o ancora le ignominiose condizioni di lavoro con le quali i lavoratori sono trattati come semplici strumenti di guadagno, e non come persone libere e responsabili; tutte queste cose, e altre simili, sono certamente vergognose e, mentre guastano la civiltà umana, inquinano coloro che così si comportano ancor più che non quelli che le subiscono; e ledono grandemente l'onore del Creatore”.

Questo brano della Costituzione del Concilio Vaticano II, Gaudium et Spes Introduce uno dei grandi testi di San Giovanni Paolo II. La enciclica Evaneglium vitae, il Vangelo della vita.

Lo scorso 25 marzo Papa Francesco l’ha citata perché ricorrevano i 25 anni della pubblicazione. Un messaggio attuale ricorda Papa Francesco “Al di là delle emergenze, come quella che stiamo vivendo, si tratta di agire sul piano culturale ed educativo per trasmettere alle generazioni future l’attitudine alla solidarietà, alla cura, all’accoglienza, ben sapendo che la cultura della vita non è patrimonio esclusivo dei cristiani, ma appartiene a tutti coloro che, adoperandosi per la costruzione di relazioni fraterne, riconoscono il valore proprio di ogni persona, anche quando è fragile e sofferente”.

Vale la pena di rileggere qualche passo di quel testo che non fu amato da tutti.

In particolare il Papa santo metteva in chiaro che aborto e eutanasia sono una violenza contro la vita. Sul tema dell’ aborto, peccato di cui oggi si parla sempre meno, Giovanni Paolo II è stato chiaro.

“Per facilitare la diffusione dell'aborto, si sono investite e si continuano ad investire somme ingenti destinate alla messa a punto di preparati farmaceutici, che rendono possibile l'uccisione del feto nel grembo materno, senza la necessità di ricorrere all'aiuto del medico. La stessa ricerca scientifica, su questo punto, sembra quasi esclusivamente preoccupata di ottenere prodotti sempre più semplici ed efficaci contro la vita e, nello stesso tempo, tali da sottrarre l'aborto ad ogni forma di controllo e responsabilità sociale”.

Il Papa risponde anche a chi accusa la Chiesa cattolica di essere contraria alla contraccezione

“Si afferma frequentemente che la contraccezione, resa sicura e accessibile a tutti, è il rimedio più efficace contro l'aborto. Si accusa poi la Chiesa cattolica di favorire di fatto l'aborto perché continua ostinatamente a insegnare l'illiceità morale della contraccezione”.

Una obiezione che, dice Giovanni Paolo II, è speciosa, e aggiunge: “ i disvalori insiti nella «mentalità contraccettiva», ben diversa dall'esercizio responsabile della paternità e maternità, attuato nel rispetto della piena verità dell'atto coniugale, sono tali da rendere più forte proprio questa tentazione, di fronte all'eventuale concepimento di una vita non desiderata.”

Mali diversi certo, “l’una contraddice all'integra verità dell'atto sessuale” l’altro “viola direttamente il precetto divino «non uccidere»”, ma “frutti di una medesima pianta”.

Certo a volte all’aborto “si giunge sotto la spinta di molteplici difficoltà esistenziali, che tuttavia non possono mai esonerare dallo sforzo di osservare pienamente la Legge di Dio”.

Ma è anche vero , scrive il Papa, che “in moltissimi altri casi tali pratiche affondano le radici in una mentalità edonistica e deresponsabilizzante nei confronti della sessualità e suppongono un concetto egoistico di libertà che vede nella procreazione un ostacolo al dispiegarsi della propria personalità. La vita che potrebbe scaturire dall'incontro sessuale diventa così il nemico da evitare assolutamente e l'aborto l'unica possibile risposta risolutiva di fronte ad una contraccezione fallita”.

Altro tema affrontato dal Papa e drammaticamente attuale le diagnosi prenatali che “non presentano difficoltà morali se fatte per individuare eventuali cure necessarie al bambino non ancora nato, diventano troppo spesso occasione per proporre e procurare l'aborto. È l'aborto eugenetico, la cui legittimazione nell'opinione pubblica nasce da una mentalità ,a torto ritenuta coerente con le esigenze della «terapeuticità», che accoglie la vita solo a certe condizioni e che rifiuta il limite, l'handicap, l’infermità”.

E si arriva a quello che oggi vediamo drammaticamente realizzarsi in alcune legislazioni europee: “si è giunti a negare le cure ordinarie più elementari, e perfino l'alimentazione, a bambini nati con gravi handicap o malattie. Lo scenario contemporaneo, inoltre, si fa ancora più sconcertante a motivo delle proposte, avanzate qua e là, di legittimare, nella stessa linea del diritto all'aborto, persino l'infanticidio, ritornando così ad uno stadio di barbarie che si sperava di aver superato per sempre”.

Venticinque anni fa il Papa aveva visto bene. La battaglia per la difesa della vita non è stata forte abbastanza.

Angela Ambrogetti

FONTE: ACI STAMPA

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