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L’enciclica più bella di questo Pontificato

La pioggia battente ha avvolto piazza san Pietro, l’atmosfera plumbea ha creato naturalmente l’ambientazione di quello che è stato il grande e straordinario momento di preghiera del Papa. Il Vangelo proclamato e poi commentato da papa Francesco ha preso corpo, nel silenzio e nello smarrimento di quella piazza, nella quale il Crocifisso regnava dormiente nell’attimo della sua Ora.


La pioggia battente ha avvolto piazza san Pietro, l’atmosfera plumbea ha creato naturalmente l’ambientazione di quello che è stato il grande e straordinario momento di preghiera del Papa. Il Vangelo proclamato e poi commentato da papa Francesco ha preso corpo, nel silenzio e nello smarrimento di quella piazza, nella quale il Crocifisso regnava dormiente nell’attimo della sua Ora. Quella Croce verso la quale ha rivolto lo sguardo l’intera umanità, quel Cristo addormentato sul legno, come lo fu sulla barca della lunga traversata, continuava a bagnarsi con gli sbuffi della tempesta, di quella tempesta che vorrebbe avvinghiare ed affondare la barca. Ma Cristo continua a scegliere di stare sulla barca della sua Chiesa, a poppa, ed il primo ad incontrare la tempesta per calmarla al momento opportuno, al solo cenno del nostro grido di aiuto.

“Ci siamo trovati impauriti e smarriti, – ha detto papa Francesco –siamo stati presi alla sprovvista da una tempesta inaspettata e furiosa, ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca tutti fragili e disorientati ma allo stesso tempo importanti e necessari. Tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda. Su questa barca ci siamo tutti. Non possiamo andare avanti ciascuno per conto suo… ma solo insieme”.

La sera, ci ha ricordato ancora papa Francesco, ha avvolto la nostra storia, la storia dell’umanità intera, e la traversata si sta facendo difficile, ma Gesù ancora una volta richiede un atto di fiducia, richiede ai discepoli la fede in Lui che non può e non vuole abbandonarci. Ed ecco che Pietro, ancora una volta, nonostante il passo sia lento ed affaticato, torna ad essere per noi “roccia” di fede che riconosce Gesù presente, che ce lo indica mentre cammina accanto a noi, mentre si carica del peso e delle angosce dell’umanità, come si caricò del peso del peccato e della morte. Ce lo indica con uno sguardo addolorato mentre Cristo è avvolto dalla pioggia, mentre il cielo si squarcia in una pioggia inarrestabile che però sembra rendere vivo quell’antico crocifisso.

Ieri ha parlato il silenzio, hanno parlato i segni, ha parlato la piazza vuota di persona ma piena dei cuori di tutti i cattolici, di tutti gli uomini di buona volontà che si sono stretti attorno a Pietro. Papa Francesco ha scritto “l’enciclica” più bella del suo pontificato convocandoci tutti davanti al Signore Gesù, davanti alla sua santissima Madre Maria che ad un certo punto si è lasciata avvolgere dalla stessa pioggia. Siamo stati tutti, nella piazza, per rinnovare la nostra fiducia in Gesù. La nostra fragilità ci fa cogliere solo la tempesta e la pioggia battente, ci fa sentire soli sulla barca, ci fa percepire il Signore lontano e distratto. Papa Francesco, disarmato e solo, ha voluto ricordarci che Dio ha cura di noi, che tiene a ciascuno di noi, non ci lascia soli nella tempesta, Egli resta sulla barca della Chiesa e il legno di quella barca è un legno che non affonda.

Enzo Gabrieli 
(*) direttore “Parola di Vita” (Cosenza)

FONTE: AGENSIR

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