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Francesco: la missione dei sanitari non è facile, va sostenuta e rispettata

Nel testo dell'Angelus diffuso oggi, 6 aprile, in occasione del Giubileo degli ammalati, il Papa confida di sperimentare la "carezza premurosa di Dio" e prega per medici, infermieri e operatori del mondo della sanità, i quali "non sempre sono aiutati a lavorare in condizioni adeguate e, talvolta, sono perfino vittime di aggressioni". L'auspicio è che si investa in ricerca e per un sistema veramente inclusivo. Pellegrini rincuorati per la sorpresa del Pontefice in piazza: ci ha dato nuova energia


Il Giubileo degli ammalati e del mondo della sanità pone Papa Francesco in una condizione di particolare empatia, data la convalescenza che sta vivendo a Casa Santa Marta dopo il prolungato ricovero in ospedale per polmonite bilaterale. Proprio dalla sua residenza in Vaticano diffonde, nelle modalità in cui è avvenuto per le domeniche passate, il testo che ha preparato per l'Angelus di questa domenica quaresimale in cui c'è il suo grazie a chi si prende cura di lui e dei fragili nel corpo, e a chi manifesta anche da lontano il suo affetto, e c'è anche un appello affinché questa cura possa essere praticata in sicurezza e con uno spirito di inclusione.

"Sperimento la carezza premurosa di Dio"
Prendendo spunto dal Vangelo odierno in cui l'apostolo Giovanni racconta l'episodio dell'adultera e il rischio della sua lapidazione, il Papa si sofferma su quel dito di Gesù che scrive sulla sabbia "una storia nuova" per questa donna, il "dito di Dio" che salva e libera, sottolinea Francesco.

Carissimi, come durante il ricovero, anche ora nella convalescenza sento il “dito di Dio” e sperimento la sua carezza premurosa. Nel giorno del Giubileo degli ammalati e del mondo della sanità, chiedo al Signore che questo tocco del suo amore raggiunga coloro che soffrono e incoraggi chi si prende cura di loro.

La missione dei sanitari va sostenuta e rispettata
Il Pontefice ha vissuto in prima persona il modo di lavorare del personale medico e paramedico. Anche alla luce di questa vicenda che lo ha toccato a livello personale, sente pertanto di esprimere la sua speciale preghiera proprio per costoro che "non sempre sono aiutati a lavorare in condizioni adeguate e, talvolta, sono perfino vittime di aggressioni". Le parole del Papa giungono particolarmente pertinenti se si considera che i dati ultimi, diffusi nel mese di marzo scorso e contenuti nel terzo rapporto Fnomceo (Federazione nazionale degli Ordini dei medici) e del Censis sono molto preoccupanti: si parla di oltre 18mila operatori sanitari aggrediti in un anno. Ogni azienda sanitaria italiana ha subito, in media, 116 episodi di violenza, con un incremento del 5,5% rispetto ai 12 mesi precedenti.

La loro missione non è facile e va sostenuta e rispettata. Auspico che si investano le risorse necessarie per le cure e per la ricerca, perché i sistemi sanitari siano inclusivi e attenti ai più fragili e ai più poveri.

Il grazie alle associazioni sportive, educhino all'inclusione
Le parole di Francesco giungono all'indomani della Carta valoriale del mondo della salute, una guida per chi si prende cura degli altri. Il documento, sottoscritto dai presidenti delle Federazioni e dei Consigli nazionali delle professioni sanitarie, sociosanitarie, socioassistenziali è stato presentato durante il convegno "Many worlds, one health", organizzato dalla Commissione CEI per il servizio della carità e la salute.

Ma nel testo della catechesi del Papa c'è anche il ringraziamento per le detenute del carcere romano di Rebibbia che hanno voluto inviare al Successore di Pietro un biglietto augurale. Assicurata per loro e le loro famiglie la preghiera di Jorge Mario Bergoglio, il quale mai trascura di pensare ai più vulnerabili e ai ristretti. Il suo pensiero, inoltre, a chi è impegnato nell'ambito sportivo. Nella Giornata mondiale dedicata allo sport per la pace e lo sviluppo, si leva ancora un auspicio:

Che lo sport sia segno di speranza per tante persone che hanno bisogno di pace e di inclusione sociale, e ringrazio le associazioni sportive che educano concretamente alla fraternità.

Antonella Palermo - Città del Vaticano

FONTE:VATICAN NEWS 

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