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QUANDO WOJTYLA DOPO L’ATTENTATO SI FECE PORTARE IN OSPEDALE LE RELIQUIE DELLA MADONNA DELLE LACRIME

La rivelazione del segretario di Giovanni Paolo II, il cardinale Stanisław Dziwisz, su un episodio, rimasto segreto, avvenuto dopo il 13 maggio 1981 quando Ali Agca sparò al Pontefice in piazza San Pietro: «In ospedale arrivò l’arcivescovo di Siracusa, Calogero Lauricella, con le reliquie del miracolo e la preghiera del Papa fu esaudita»



«Qui, tra queste mura accoglienti, vengano quanti sono oppressi dalla consapevolezza del peccato e qui sperimentino la ricchezza della misericordia di Dio e del suo perdono! Qui li guidino le lacrime della Madre. Sono lacrime di dolore per quanti rifiutano l’amore di Dio, per le famiglie disgregate o in difficoltà, per la gioventù insidiata dalla civiltà dei consumi e spesso disorientata, per la violenza che tanto sangue ancora fa scorrere, per le incomprensioni e gli odi che scavano fossati profondi tra gli uomini e i popoli. Sono lacrime di preghiera: preghiera della Madre che dà forza ad ogni altra preghiera, e si leva supplice anche per quanti non pregano perché distratti da mille altri interessi, o perché ostinatamente chiusi al richiamo di Dio. Sono lacrime di speranza, che sciolgono la durezza dei cuori e li aprono all’incontro con Cristo Redentore, sorgente di luce e di pace per i singoli, le famiglie, l’intera società».

Era il 6 novembre 1994 quando Giovanni Paolo II, venuto a Siracusa per la dedicazione del santuario dov’è custodito il quadretto prodigioso con l’altorilievo in gesso del busto del Cuore Immacolato di Maria che lacrimò nel 1953 in casa dei coniugi Iannuso, pronunciava, con la sua voce possente, queste parole a conclusione della sua indimenticabile omelia. Parole che risuonano ancora oggi con la stessa forza, perfettamente combacianti con lo scenario attuale.

La storica visita è stata ricordata con una serie di iniziative il 5 e il 6 novembre scorso al santuario siracusano, nell’ambito del Giubileo per i 70 anni della Lacrimazione, che si è concluso solennemente l’8 dicembre scorso nel giorno dell'Immacolata.

Già dall’intensità delle espressioni di Wojtyla nel 1994, o dalla preghiera che compose nella stessa circostanza, traspariva in pieno quanto fosse intimo il trasporto del papa polacco, oggi santo, la cui festa ricorre il 22 ottobre, per la Madonna venerata a Siracusa. Ma, di recente, la storia di questo legame si è arricchita di un nuovo, affascinante capitolo: quando, dopo l’attentato del 1981, Wojtyla era ricoverato in gravi condizioni fu invocata, con una particolarissima orazione, la Vergine delle lacrime.

Una sua effigie e le reliquie del miracolo furono portate dalla Sicilia accanto al letto d’ospedale mentre lottava per sopravvivere. E la preghiera venne ascoltata. A rivelarlo è stato il cardinale Stanisław Jan Dziwisz, arcivescovo emerito di Cracovia che fu il segretario particolare di San Giovanni Paolo II, chiamato a presiedere, lo scorso 1° settembre, la Messa solenne per il 70° anniversario del prodigio della lacrimazione nel santuario siracusano, con accanto, come concelebranti, l’arcivescovo Francesco Lomanto, il cardinale Paolo Romeo arcivescovo emerito di Palermo, don Aurelio Russo, rettore del Santuario, vari presuli e sacerdoti della Sicilia e della diocesi di Siracusa.

Al termine della funzione, Dziwisz, che il giorno dopo ha celebrato Messa anche nella Casa del Pianto, dove avvenne il prodigio e dove venne pellegrino Wojtyla da giovane arcivescovo di Cracovia il 2 novembre 1964, ha donato una goccia di sangue, una stola e un rosario quali reliquie del Papa santo perché possano essere custodite nel luogo mariano che gli fu così caro.

«Le Lacrime di Maria Santissima. Siamo dinanzi a questo profondo mistero: il pianto di Maria», ha detto il porporato polacco. «Quando Giovanni Paolo II è venuto a Siracusa, ci ha fatto immergere nella profondità di questo mistero... Sono convinto che oggi San Giovanni Paolo II dal cielo guarda la Sicilia, Siracusa, e di cuore ci benedice».

«Quando Papa Giovanni Paolo II fu ferito a morte nell’attentato del maggio del 1981 e stava all’ospedale Gemelli», ha raccontato poi Dziwisz, «l’allora arcivescovo di Siracusa (monsignor Calogero Lauricella, ndr) è venuto con le reliquie per la salvezza della vita del Santo Padre», sottolineando che Wojtyla aveva sentito il forte richiamo della Vergine piangente già nel 1964, da giovane vescovo di Cracovia, venendo pellegrino nella “Casa del Pianto”, l’umile dimora dei Iannuso al civico 11 di via degli Orti a Siracusa, dove avvenne il prodigio.

Le reliquie cui si è riferito Dziwisz sono le stesse, condotte a Roma dal rettore del santuario don Russo e venerate da papa Francesco il 25 maggio 2018 in Santa Marta: parte del panno usato da Antonina Giusto Iannuso, la giovane sposa prima testimone del prodigio, per coprire e custodire il quadretto, che spesso era interamente bagnato dalle lacrime, la metà di un fazzoletto anch’esso impregnato di lacrime, donato da un’altra testimone oculare, Lisetta Toscano Piccione, la provetta in cui fu riposto il liquido (circa 30 gocce) prelevato il 1° settembre 1953 dagli occhi del quadretto dalla Commissione Scientifica, che stabilirà l’inspiegabilità del fenomeno aprendo la via al riconoscimento della natura sovrannaturale da parte dell’autorità ecclesiastica e, infine, alcuni batuffoli di cotone. Attorno a queste vestigia di un miracolo che 18 anni prima aveva attirato l’attenzione mondiale si concentrò la preghiera accorata a Maria di monsignor Lauricella perché Papa Wojtyla potesse sopravvivere. «E la sua preghiera», ha detto il cardinale Dzwisz «fu esaudita perché Sua Santità Giovanni Paolo II cominciò a riprendersi».

L’insolita peregrinatio del 1981 e i suoi risvolti erano rimasti finora nell’oblio. Ma si tratta di un evento su cui riflettere: Wojtyla colpito dagli spari di Mehmet Ali Ağca il 13 maggio di quell’anno, proprio nel giorno della festa della Madonna di Fatima, disse più volte di ritenersi miracolato da Lei e andò al santuario portoghese a lasciarvi in segno di gratitudine la pallottola che avrebbe potuto ucciderlo. Ma non può passare inosservata la stretta connessione tra Fatima e Siracusa: sia le apparizioni ai pastorelli, sia le lacrimazioni in casa Iannuso, si incentrano sul Cuore Immacolato di Maria.

Tralasciando il cosiddetto “terzo segreto” e la controversa interpretazione della visione di un Papa insanguinato, ai tre piccoli veggenti portoghesi la Vergine parlò come madre in pena per la condotta dei suoi figli che avevano trascinato il mondo nella Grande guerra, così come davanti alla giovane sposa siracusana che rischiava di perdere il bimbo nel suo grembo, pianse silenziosamente, manifestando, lo stesso dolore e la stessa speranza di redenzione.

La medesima, instancabile Madre dal Cuore Immacolato intervenne per impedire che un atto di violenza troncasse il prezioso magistero del Papa polacco. «Egli ha ricevuto molti talenti da Dio e sappiamo quanti frutti ha portato e continua a portare nella Chiesa e nel mondo, il suo pontificato fu di servizio totale a Dio e agli uomini», ha detto Dzwisz nella Messa celebrata nella Casa del Pianto.

Luciano Regolo

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