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L’onorevole Gero Grassi racconta “La verità negata” su Aldo Moro

​L'incontro, organizzato dalla nostra Associazione, dal titolo Originalià ed Attualità di Aldo MORO ha permesso di conoscere gli sviluppi delle indagini e ha sottolineato tanti punti ancora oscuri della vicenda, ha provocato negli intervenuti curiosità e voglia di approfondire i fatti​.



«La verità negata», dal titolo del suo libro giunto alla IV edizione, «non è la mia verità», tiene a precisare l’onorevole Grassi, ma è «quella che emerge dalle indagini ed è suffragata da prove certe e testimonianze». In particolare, Grassi si riferisce alla relazione della Commissione parlamentare d’inchiesta Moro-2 sulla strage di via Fani e sull’uccisione di Moro, della cui istituzione è stato promotore nel corso della XVII legislatura (2013-2018) e anche componente assiduo, oltre che all’enorme documentazione su Moro da lui catalogata e consultabile liberamente sul sito www.gerograssi.it.

Nel corso del suo intervento, Grassi ricostruisce, insieme alle vicende drammatiche e dolorose del rapimento e dell’uccisione dell’allora presidente della Dc e dei cinque uomini della sua scorta, l’intera vicenda umana, professionale e politica di Aldo Moro nell’ambito del contesto storico-politico italiano e internazionale di quegli anni, caratterizzato anche da trame e congiure che hanno messo in serio.


“La persona prima di tutto”, così esordisce il 3 novembre del 1941 il giovane professore Aldo Moro nel corso della sua prima lezione all’Università di Bari e la conclude dicendo “ogni persona è un universo”, affermazioni deflagranti che gli fanno rischiare l’arresto da parte dei fascisti. Quella stessa centralità della persona, che viene prima dello Stato, verrà da lui successivamente affermata nei lavori della Costituente di cui fu membro, contribuendo incisivamente al dibattito sui valori fondanti della moderna democrazia che si andava a delineare nella scrittura della Carta costituzionale. Il pluralismo delle formazioni sociali, la solidarietà, la giustizia sociale e la partecipazione sono alcuni dei cardini del pensiero di Moro che vengono ampiamente sviluppati nei lavori della Costituente e che connoteranno la sua attività politica da uomo di partito, capo di Governo e più volte ministro del nostro Paese. E poi ancora il ruolo della scuola come motore del progresso civile e materiale. Si devono al governo Moro l’istituzione della scuola media obbligatoria e la straordinaria iniziativa di alfabetizzazione degli adulti, avviata con la trasmissione Rai “Non è mai troppo tardi” del maestro Manzi in collaborazione con il Ministero della Pubblica istruzione, che porterà nel 1960 ben 35mila persone a conseguire il diploma di licenza elementare.

Aldo Moro vuole che il Mediterraneo sia un’area di tutti, pacifica e solidale, affermando che “nessuno è chiamato a scegliere tra l’essere in Europa e l’essere nel Mediterraneo poiché l’Europa è nel Mediterraneo”. Infine la necessità di arrivare a una democrazia compiuta, con la “costruzione di un’alternativa di Governo democratica ed europea alla Dc” pensata facendo entrare il Pci nell’area di Governo. Dalla Fiera del Levante propone l’autodeterminazione dei popoli per la soluzione del conflitto mediorientale e, da ministro degli esteri in Turchia, riconosce i palestinesi. Prima di lui nessun politico occidentale lo aveva fatto.

Ecco illustrate, per sommi capi, le idee che hanno reso Moro un uomo scomodo in un mondo diviso dalla cortina di ferro e dall’assetto geopolitico disegnato a Yalta. Un uomo da abbattere e al quale la documentazione e le novità della Commissione Moro-2 “restituiscono un grande spessore politico e intellettuale, facendo emergere il suo martirio laico nel quale si evidenziarono le sue qualità di statista e di cristiano”. Alle risultanze del lavoro di indagine della Commissione Moro-2, l’onorevole Gero Grassi ritorna prepotentemente per evidenziare dati e circostanze non sufficientemente approfonditi, sia nei diversi processi sul caso Moro sia da parte della Commissione parlamentare d’inchiesta Moro-1 che hanno posto a base delle loro conclusioni il Memoriale Morucci-Faranda.


«Gli elementi emersi nel lungo lavoro d’indagine della Commissione Moro-2 – prosegue il relatore Grassi – portano ad affermare che il suddetto Memoriale è un falso scritto non dai predetti brigatisti ma da figure delle Istituzioni della Repubblica e da settori deviati dei servizi segreti italiani, allo scopo di coprire una verità scomoda sui soggetti realmente coinvolti, sia come ideatori sia come esecutori, insieme alle Br, del rapimento e dell’uccisione di Aldo Moro e dei cinque uomini della sua scorta. In particolare, nella terza Relazione Moro, approvata dalla Camera il 13 dicembre 2017, si dice: “Emerge un particolare rapporto di Morucci con apparati dello Stato e figure istituzionali, con i quali si avviò nel corso degli anni ’80 una forma di interlocuzione, in un sovrapporsi di piani tra la vicenda criminale e quelle politico-giudiziarie. Ciò favorì un processo di rielaborazione a posteriori della vicenda Moro che costituisce un grande problema politico-culturale aperto, perché per molti aspetti si tradusse in una sorta di negoziato di cui l’opinione pubblica fu tenuta sostanzialmente all’oscuro”.

L’incontro, che ha permesso di conoscere gli sviluppi delle indagini e ha sottolineato i tanti punti ancora oscuri della vicenda Moro, ha provocato nei presenti intervenuti tanta curiosità e voglia di approfondire quei fatti, di farsi a loro volta testimoni e cercatori di verità, contribuendo al ricordo di un grande uomo e del suo pensiero, oggi più attuale che mai.






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