Papa Francesco ha riconosciuto il miracolo attribuito all’intercessione del brianzolo morto per una leucemia fulminante a soli 15 anni.
Carlo Acutis, presto beato il giovane “mago del computer” appassionato di Miracoli eucaristici
Era un genio dell’informatica, un appassionato dei Miracoli eucaristici, un figlio buono e un bravo amico, un testimone di come si possa accettare serenamente una malattia come la leucemia. Presto sarà anche beato. E tutto questo a 15 anni. Papa Francesco ha riconosciuto il miracolo di Carlo Acutis, il giovane brianzolo già indicato come «esempio e modello» nella sua Christus vivit, che sarà quindi presto elevato agli onori degli altari.
La causa di Carlo, morto nel giro di tre giorni, nel 2006, a quindici anni per una leucemia fulminante, aveva subito una accelerazione sul finire dello scorso anno, quando la Consulta medica della Congregazione delle Cause dei santi aveva espresso parere positivo su un miracolo, la guarigione di un bambino in fin di vita in Brasile, attribuito alla sua intercessione.
Per tanti, a cominciare dalla sua famiglia, quello della Chiesa è solo il suggello di una realtà risaputa da sempre: la santità di Carlo. Lo dimostrano gli oltre 200 siti e blog in diverse lingue a lui dedicate, come pure le storie di conversione avvenute dopo la sua morte e le lettere e richieste di preghiera arrivate da ogni parte del mondo ai genitori Andrea e Antonia che hanno dovuto chiedere aiuto ad una segreteria per far fronte alle tante e-mail. Tutto materiale raccolto nella fase diocesana di beatificazione.
«La sua fama di santità è esplosa a livello mondiale, in modo misterioso come se qualcuno volesse farlo conoscere. Attorno alla sua vita è successo qualcosa di grande, di fronte a cui mi inchino», ha affermato monsignor Ennio Apeciti, responsabile dell’Ufficio delle cause dei santi dell’Arcidiocesi ambrosiana.
Nato il 3 maggio del 1991 a Londra, dove i genitori, rappresentanti dell’alta borghesia milanese, si trovavano temporaneamente per motivi di lavoro, Carlo crebbe a Milano e lì frequentò la scuola elementare e media presso le suore Marcelline e il liceo classico presso i Gesuiti dell’istituto Leone XIII. Da sempre aveva dimostrato un carattere vivace e particolarmente socievole, ma soprattutto un grande amore per l’Eucarestia che definiva «la mia autostrada per il cielo». In virtù di questa devozione ricevette un permesso speciale per ricevere la prima Comunione a soli sette anni. Partecipava ogni giorno alla messa e alla Adorazione eucaristica, recitava spesso il Rosario in segno di gratitudine alla Madonna. «Non io ma Dio» era uno dei suoi motti preferiti, e per lui i modelli di riferimento non erano star e calciatori ma i santi giovani come Francesco e Giacinta Marto, Domenico Savio, Luigi Gonzaga.
Per Carlo non esistevano solo le “cose di Chiesa”. Uno dei suoi principali interessi era l’informatica, verso la quale mostrò una propensione naturale e una abilità acquisibile solo dopo studi specialistici. «Mago del computer» tanto da essere considerato oggi il patrono del web e dei social, spaziava dalla programmazione dei computer al montaggio di film, dalla creazione di siti web a giornalini di cui curava redazione e impaginazione. Poi, nel tempo libero, giocava a pallone o si dedicava al volontariato con i più bisognosi, giovani e anziani, ai quali portava i pasti caldi che chiedeva in casa di conservare oppure consegnava i soldi della sua paghetta settimanale. Gli piaceva comunicare e soprattutto dialogare con gli immigrati o appartenenti ad altre religioni. Al centro della sua causa di beatificazione c’è infatti la testimonianza di un domestico mauriziano di casta sacerdotale bramina che afferma di essersi convertito dall’induismo al cattolicesimo grazie al ragazzo.
La sua capacità di destreggiarsi tra siti e algoritmi lo ha portato a reperire una grande quantità di materiale sul tema che forse più di ogni altro lo appassionava, i Miracoli eucaristici, quelli avvenuti in Italia ma anche in giro per il mondo. Fece approfondite ricerche e riuscì ad ideare e organizzare una mostra che ancora oggi - grazie all’Associazione a lui intitolata - gira nelle parrocchie dei cinque continenti (10mila solo negli Usa) o nei santuari più famosi come Fatima, Lourdes e Guadalupe. Per Carlo era un modo di usare le nuove tecnologie per evangelizzare e condividere con altri suoi coetanei il dono dell’incontro con Gesù Cristo, il «tesoro più prezioso» come diceva. A partire da questa testimonianza, grazie alla collaborazione tra Vatican Media e Officina della Comunicazione è stato realizzato anche un film documentario dedicato ai Miracoli eucaristici, intitolato “Segni”.
Carlo Acutis è morto nell’autunno del 2006, dopo essersi ammalato improvvisamente. Leucemia fulminante era stato il responso drammatico dei medici e il giovane morì in settantadue ore, il 12 ottobre, nell’ospedale San Gerardo di Monza, con una serenità nel sopportare la malattia che non può essere altro che una grazia dal Cielo. Acutis diceva di offrire le sue sofferenze per il Papa e per la Chiesa, «per non fare il Purgatorio ed andare diritto in Paradiso», e alla mamma ripeteva sempre: «Diverrò quello che nel pensiero di Dio già sono».
La sua fama di santità crebbe rapidamente. «Un Frassati milanese», lo definirono da subito, in riferimento all’altro “giovane” santo di Torino Piergiorgio Frassati. Il 15 febbraio del 2013 viene avviata la fase diocesana del processo di beatificazione, che si è conclusa nel novembre del 2016 con l’intervento dell’allora arcivescovo di Milano, il cardinale Angelo Scola. Il 5 luglio 2018 Papa Francesco lo dichiara venerabile riconoscendone le virtù eroiche, dando il via quindi alla causa di beatificazione. Il postulatore è Nicola Gori, giornalista de L’Osservatore Romano che ha dedicato a Carlo diversi libri, tra cui “Un genio dell’informatica in cielo. Biografia di Carlo Acutis”.
Il giovane futuro santo è stato sepolto nel cimitero di Assisi, terra natale di San Francesco, altra figura alla quale è sempre stato legato. Vi è rimasto fino alla traslazione nel Santuario della Spogliazione della stessa città, il 6 aprile 2019. Il monumento bianco nella navata destra dove sono raccolti i suoi resti attira ogni mese migliaia di giovani e devoti da tutto il mondo.
La Diocesi di Assisi, guidata da monsignor Domenico Sorrentino, oggi gioisce alla notizia del riconoscimento del miracolo. «Una gioia grande per questa Chiesa particolare – recita la nota della Curia – che lo ha visto camminare sulle orme di San Francesco verso la santità. Una gioia grande per la Chiesa ambrosiana, che gli ha dato i natali e lo ha accompagnato nel suo incontro con Gesù. Una gioia grande per gli ormai tanti devoti di Carlo in tutto il mondo. Una gioia grande soprattutto per i giovani, che trovano in lui un modello di vita».
FONTE: VATICAN INSIDER
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