Papa Francesco nella solennità di Maria santissima Madre di Dio.
«Questa è l’ora del ringraziamento, e abbiamo la gioia di viverla celebrando la Santa Madre di Dio. Lei, che custodisce nel suo cuore il mistero di Gesù, insegna anche a noi a leggere i segni dei tempi alla luce di questo mistero». Ieri Papa Francesco ha iniziato con questo invito l’omelia per i primi vespri della solennità di Maria santissima Madre di Dio e per il Te Deum in ringraziamento per l’anno trascorso. Egli esprime subito dopo la sua gratitudine per tutto il lavoro di preparazione per il Giubileo che ha coinvolto Roma, «chiamata ad accogliere tutti perché tutti possano riconoscersi figli di Dio e fratelli tra loro».
La finalità di questo importante evento è affermare che «la speranza del mondo sta nella fraternità». Ma questa prospettiva ha un reale fondamento, si domanda il pontefice? «La risposta ce la dà la Santa Madre di Dio mostrandoci Gesù. La speranza di un mondo fraterno non è un’ideologia, non è un sistema economico, non è il progresso tecnologico. La speranza di un mondo fraterno è Lui, il Figlio incarnato, mandato dal Padre perché tutti possiamo diventare ciò che siamo, cioè figli del Padre che è nei cieli, e quindi fratelli e sorelle tra di noi».
Oggi, celebrando la messa nella solennità di Maria santissima Madre di Dio, nella quale ricorre anche la cinquantottesima Giornata mondiale della pace, il Papa si è soffermato sulle parole dell’apostolo Paolo «Dio mandò il suo Figlio, nato da donna» (Gal 4,4). Questa puntualizzazione ci deve allontanare dalla tentazione di immaginare un Dio astratto, perché Esso è concreto, ha carne e sangue. «È nato da donna ed è uno di noi. Proprio per questo Egli può salvarci». Cristo si è svelato nella fragilità di un bambino, dimostrando che il Signore «non cederà mai al fascino del potere divino per compiere grandi segni e imporsi sugli altri come gli aveva suggerito il diavolo, ma svelerà l’amore di Dio nella bellezza della sua umanità».
«Maria […] ci ricorda che Gesù viene nella carne e, perciò, il luogo privilegiato dove poterlo incontrare è anzitutto la nostra vita, la nostra fragile umanità, quella di chi ogni giorno ci passa accanto. E invocandola come Madre di Dio, affermiamo che il Cristo è stato generato dal Padre, ma è nato veramente dal grembo di una donna. Affermiamo che Egli è il Signore del tempo ma abita questo nostro tempo, anche questo nuovo anno, con la sua presenza d’amore. Affermiamo che Egli è il Salvatore del mondo, ma possiamo incontrarlo e dobbiamo cercarlo nel volto di ogni essere umano. E se Lui, che è il Figlio di Dio, si è fatto piccolo per essere preso in braccio da una mamma, per essere curato e allattato, allora vuol dire che ancora oggi Egli viene in tutti coloro che hanno bisogno della stessa cura: in ogni sorella e fratello che incontriamo e che ha bisogno di attenzione, di ascolto, di tenerezza».
Clicca qui per leggere il testo completo dell’omelia
FONTE: RETESICOMORO
Commenti
Posta un commento