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Papa Benedetto XVI: ecco come ha contribuito all’epifania di Gesù nel mondo

Ad un anno dalla nascita in Cielo di Benedetto XVI, avvenuta il 31 dicembre 2022, vogliamo ricordare questo grande papa e uomo di fede. Si avvicina l’Epifania, giorno in cui ricordiamo la manifestazione di Gesù come Signore. Ratzinger ha speso tutta la sua vita per manifestare, con fine sapienza, la grandezza di un Dio fatto uomo…


È trascorso un anno da quando Papa Benedetto XVI, dopo aver pronunciato le sue ultime parole, “Gesù, ti amo”, ha raggiunto la patria celeste. Era il 31 dicembre 2022.

Migliaia di fedeli giunsero in Vaticano per dargli l’estremo saluto, prima del funerale, tenutosi il 5 gennaio 2023 in Piazza San Pietro.

Un anno dopo, possiamo chiederci: che cosa ci ha lasciato questo grande papa e uomo di fede?

Ci troviamo in un’epoca dove si discute se la fede abbia o meno una sua ragionevolezza e si crede che scienza e religione debbano farsi la guerra. Il cardinal Ruini, in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera dopo la morte dell’allora papa emerito, lo aveva definito: “Il papa del rapporto tra fede e ragione”.

Se dovessimo provare a delineare il carisma particolare di Benedetto XVI potremmo constatare proprio questo: l’importanza teologica di Ratzinger.

Tre sono state le encicliche che ha scritto da pontefice: Caritas in veritate (2009), Spe salvi (2007), Deus caritas est (2005).

Importante la sottolineatura del legame tra amore e verità: per Benedetto, l’amore senza verità è mero buonismo, mentre la verità senza amore uccide. Gesù, che è via d’amore e di verità, riesce a tenere in armonia questi due aspetti essenziali.

Al centro della sua missione da teologo c’è stato l’impegno ad aiutare le persone a credere realmente nell’esistenza di Dio. Aveva capito che per far questo bisognava mettere al centro colui che Dio lo ha rivelato: Gesù. Da qui, lo slancio che diede alla dimensione cristocentrica della nostra fede.

Fra le opere magistrali che scrisse, ricordiamo i tre volumi dedicati ad approfondire la figura di Gesù di Nazareth.

Quel libro, come affermano molti studiosi, ha segnato uno spartiacque: da quel momento in poi, ci sarà per sempre un prima e un dopo Ratzinger.

Il cristianesimo non è un insieme di regole, è l’incontro con una persona viva, Gesù: questa marcatura la si deve, in gran parte, proprio al magistero di Benedetto XVI.

In quei volumi dedicati alla figura di Cristo, vero Dio e vero uomo, infatti, il pontefice mostra come la fede non sia un elenco di doveri o proibizioni, ma anzitutto un rapporto di amicizia con Gesù, vissuto in un’epoca precisa, eppure ancora vivo; quindi, contemporaneo ad ognuno di noi.

La presenza di Ratzinger è stata molto importante già durante il pontificato di Giovanni Paolo II.

Uomo discreto ma decisivo, che molti ricordano come “buono”, “capace di ascolto” e “maestro nel predicare anche sui temi più complessi”, era un saggio consigliere del papa polacco, che confidava in lui per prendere decisioni importanti.

Successivamente, in quasi otto anni da pontefice ha incontrato milioni di persone, ha svolto molti viaggi internazionali seguendo le orme del predecessore.

Oltre all’opera intellettuale, ricordiamo l’impegno su molti fronti: dalla povertà in Africa ai giovani, dall’ecumenismo alla lotta contro il malcostume nella Chiesa. Ha investito tempo ed energie – non senza subire pesanti attacchi – contro la pedofilia del clero, imponendo nuove norme per combattere efficacemente questa piaga nella vita ecclesiale.

Di doni, Ratzinger, ne ha ricevuti e fatti fruttare molti. Tuttavia, si definiva un “umile lavoratore della vigna del Signore”. Proprio questo, forse, è il tratto che lo ha reso più grande: non si è mai innalzato. Ha lasciato che fosse Dio a lavorare, riempire, innalzare il suo cuore.

CECILIA GALATOLO

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