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Una nuova stagione per i guardaroba o anche per la politica?



Da sempre i cambi di stagione, accompagnati da saldi e vendite promozionali, costituiscono occasione per rinnovare i guardaroba. Da qualche tempo ad ogni cambio di stagione ci siamo abituati ad interrogarci sulla durata del governo in carica, con il tema delle elezioni a far scenario. E dire che qualche decennio fa scegliemmo di passare al regime elettorale maggioritario proprio per evitare le periodiche crisi stagionali, con il Presidente della Repubblica alla perenne ricerca di nuovi equilibri parlamentari che partiti sempre capricciosi reclamavano. Tuttavia, la peculiarità dell’impianto costituzionale italiano, che sostanzialmente obbliga il Presidente della Repubblica a verificare la sussistenza di una maggioranza parlamentare prima di sciogliere il Parlamento ed indire nuove elezioni, non ci aveva mai offerto esempi di trasformismo che riguardassero non già meri passaggi in maggioranza di singoli parlamentari, bensì la sostituzione di interi ed importanti gruppi politici nella maggioranza di governo. Si è verificato di recente, con la sostituzione della Lega Nord con il Partito Democratico nell’alleanza di governo con il Movimento 5 Stelle.

Abbiamo sempre creduto che l’attività politica sia arte complessa, costituita dalla ricerca di unità tra visioni differenti, di sintesi nel naturale pluralismo, della difficile produzione di un coro da suoni diversi. Abbiamo sempre auspicato che nella vita civile e politica prevalgano tolleranza e rispetto tra indubbie disuguali personalità. Eppure non avremmo mai pensato che tutto questo si realizzasse con un veloce matrimonio preceduto non già da qualche romantico ammiccamento o dichiarazione d’amore – ormai del tutto fuori dal tempo –, ma da accuse reciproche del tipo “siete impresentabili”, “buffoni”, “mafiosi”, “camorristi”, “massacratori di lavoratori”, “discarica di rifiuti”, “collusi”, “truffatori”, “telecomandati da banche, Europa e Merkel”, oltre a tante altre, spesso molto più volgari e sempre abilmente studiate per alimentare la pur giustificata insoddisfazione del corpo elettorale. Accuse in verità non seconde a dichiarazioni con le quali i gruppi politici protagonisti dello spettacolo, Lega Nord, Partito Democratico e Movimento 5 Stelle, si sono distinti nel dire e sostenere tutto ed il contrario di tutto nel corso di un paio di mesi, in perenni socialcomizi.

Siamo perplessi. A prescindere da ogni giudizio sulle posizioni di questo o quel gruppo politico – nessuno escluso, dunque compresi quelli estranei ai nuovi equilibri di maggioranza governativa – non capiamo se stiamo vivendo una stagione da capolavoro politico, da sempre augurato e degno di passare alla storia, o ad una specie di irripetibile miracolo. Suvvia, i miracoli sono roba seria; dunque, sarà vera la prima ipotesi. Sinceramente, non vogliamo essere ironici e – chissà – potrebbe trattarsi veramente di un capolavoro politico. Il nostro certo e quasi genetico ottimismo ci impedisce di esprimere preconcetti giudizi negativi. Attenderemo, dunque, per capire se questo cambio di stagione sarà ricordato solo per qualche giacca e pantalone definitivamente in disuso, oppure se il disuso riguarderà finalmente la tristemente nota pratica del politico inciucio, dell’opportunistico accordo, dell’intesa salottiera, del poltronificio da lottizzare. Se mai così fosse, ne saremmo certo entusiasti.

Il fatto è che, oltre ad essere ottimisti, siamo anche inguaribili romantici sognatori. Sogniamo veramente un nuovo umanesimo, un nuovo umanesimo che riguardi sia questa nuova stagione politica che le altre a seguire. Resta da intendersi, nell’imperante relativismo che liquefa anche le parole, a quale umanesimo alludiamo. Poiché l’attività politica si sostanzia nel legiferare, così regolando la civile convivenza, ci sovviene in aiuto una raccomandazione contenuta nella costituzione pastorale Gaudium et Spes (16): “L’uomo ha in realtà una legge scritta da Dio nel suo cuore; ubbidire ad essa è la dignità stessa dell’uomo e, secondo questa, egli sarà giudicato”.

Siamo consapevoli della difficoltà del tradurre questa fondamentale raccomandazione nella prassi politica. Non pretendiamo che i nostri rappresentanti nei laici luoghi generatori delle leggi si confermino pedissequamente – che questo sì costituirebbe evento miracoloso – alla legge divina del Salmo 118 (“…insegnami i tuoi decreti…”);piuttosto, quantomeno provino a lasciarsi guidare, nell’esercizio del loro mandato, dalla inesauribile fonte naturale di sapienza e saggezza presente nei cuori, unica in grado di illuminare correttamente percorsi di vita e scelte di azione.

Esiste una legge scolpita nei cuori che occorre cogliere guardando nel proprio intimo.
Scrutare il proprio cuore significa educarsi all’ascolto della propria coscienza morale ed al senso del dovere verso la vita; significa interrogarsi su ciò che per sé stessi è male, così immedesimandosi negli altri per fuggire quei rischi; significa mettersi dalla parte di chi subisce e sente il dolore; significa tendere la mano e prestare quel soccorso che ognuno per sé vorrebbe.
Scrutare il proprio cuore significa custodirlo più di ogni altra cosa, perché “…da esso procedono le sorgenti della vita”, secondo l’antico monito dei Proverbi (4, 23). Nel nostro cuore è presente il senso profondo della vita, di cui la politica si occupa. Nel nostro cuore è scolpita la legge della vita, entrambe – legge e vita – che vanno vissute e scoperte quotidianamente e cui occorre ispirarsi e lasciarsi condurre. La legge scolpita nei cuori supera quella scritta, il cui percorso formativo ad essa deve ispirarsi e tendere. La legge dei cuori è al tempo stesso vigile sentinella dell’azione, faro luminoso della vita.

Il vero nuovo umanesimo politico e giuridico è quello in grado di valorizzare, razionalizzare e disciplinare i bisogni che sgorgano dal cuore dell’uomo, la cui salvaguardia e tutela della dignità costituisce la primazìa del sistema.

Ed allora, sogniamo che questa nuova stagione politica, attenta alla dignità della persona ed alla giustizia sociale, non assecondi gli egoistici desiderata dei sostenitori dell’eutanasia o delle adozioni tra omosessuali; rimoduli i criteri di accoglienza dei migranti; sostenga investimenti per le imprese e le categorie produttive, per l’innovazione e la ricerca, sblocchi i cantieri delle grandi opere già finanziate, così creando occasioni di occupazione e lavoro; contrasti ogni forma di abuso e di evasione, generanti discriminazioni ed ingiustizie; rinnovi i contratti pubblici e le assunzioni nella sanità e nella scuola; riconosca il ruolo dell’Unione Europea, luogo di scelte solidali e paritetiche tra popoli; colga, soddisfi e poi vigili sui nuovi valori ecologici a tutela dei fragili equilibri dei nostri territori.

E perché il sogno sia completo, sogniamo che questa nuova stagione politica, la nuova stagione del cuore, allontani definitivamente dai luoghi del confronto politico, come da ogni luogo della società civile, l’era della tracotanza verbale, dell’arroganza rancorosa, della gara alla social condivisione dell’offesa, della ossessiva ricerca di like.

Solo un sogno, un irrealizzabile sogno? E perché? Perché mai non dovremmo credere in una nuova stagione che ponga veramente la persona al centro, al riparo da ogni posizione di dominio e sfruttamento dei simili e dell’intero creato? Ci piace sognare. Al più, svegliandoci e rinsavendo, prenderemo atto di esserci limitati ancora una volta a sostituire qualche abito, vecchio e sgualcito, senza aver effettivamente rinnovato il guardaroba, come il tempo ed il buonsenso oramai chiedono e reclamano.

Eugenio SCAGLIUSI
(pubblicato in "Vivere In", n. 4/2019, pagg. 5 - 7)

FONTE: EUGENIO SCAGLIUSI

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