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Francesco: le chiese con le porte chiuse sono un brutto segnale

All’udienza in piazza San Pietro ribadisce che senza lo Spirito un Sinodo è un «parlatoio» e un «parlamento». Appello per il Cile: «Trovare soluzioni alla crisi e far fronte alle difficoltà che l’hanno generata».


Le chiese dovrebbero avere «sempre le porte aperte»: lo ha detto il Papa durante l’udienza generale in piazza San Pietro, sottolineando che è un «segnale brutto» quando una chiesetta ha le porte chiuse e che la Chiesa non è una «roccaforte». Nell’ultima settimana del Sinodo sull’Amazzonia Francesco ha indicato l’esempio del primo Concilio della storia, quello di Gerusalemme, per ribadire che «è lo Spirito che aiuta a superare le chiusure e le tensioni e lavora nei cuori perché giungano, nella verità e nel bene, all’unità» e sottolineare che senza lo Spirito non c’è «sinodalità» ma un «Parlamento» o un «parlatoio». Appello per il Cile, infine, dove il Papa argentino ha auspicato che il dialogo porti a «trovare soluzioni alla crisi e far fronte alle difficoltà che l’hanno generata».

«Io quando vedo una chiesetta qui o nell’altra città dove ero prima (Buenos Aires, ndr.) con le porte chiuse questo (penso che) è un segnale brutto: le chiese devono avere sempre le porte aperte perché questo è il simbolo di cosa è una Chiesa: sempre aperta», ha detto Jorge Mario Bergoglio.

Antiochia, dove Paolo e Barnaba annunciano la fede in Cristo «alla comunità ebraica, ai giudei», ha detto il Papa proseguendo un ciclo di catechesi incentrato sugli Atti degli apostoli, «diventa il centro di propulsione missionaria, grazie alla predicazione con cui i due evangelizzatori incidono sui cuori dei credenti, che qui vengono chiamati per la prima volta “cristiani”. Emerge dal Libro degli Atti la natura della Chiesa, che non è una roccaforte, ma una tenda capace di allargare il suo spazio e di dare accesso a tutti. La Chiesa è “in uscita” o non è Chiesa, o è in cammino, allargata perché entrino tutti, o non è chiesa è “una Chiesa con le porte aperte”, “chiamata ad essere sempre la casa aperta del Padre… Così che, se qualcuno vuole seguire una mozione dello Spirito e si avvicina cercando Dio, non si incontrerà con la freddezza di una porta chiusa”», ha proseguito Francesco. 

Ma la predicazione ai pagani, ha notato ancora il Papa, «scatena una controversia molto animata. Alcuni giudei affermano la necessità di farsi gioudei prima, cioè di fare la circoncisione, e poi il battesimo». Per dirimere la questione, «Paolo e Barnaba consultano il consiglio degli Apostoli, il consiglio degli anziani a Gerusalemme, che è ritenuto il primo Concilio della Chiesa», dove «viene affrontata una questione teologica, spirituale e disciplinare molto delicata: il rapporto tra la fede in Cristo e l’osservanza della Legge di Mosè», e Pietro e Giacomo «invitano a non imporre sul collo di chi aderisce a Cristo un giogo insopportabile e a credere che si è salvati per la grazia del Signore Gesù e non per altro, ma di rifiutare l’idolatria». L’assemblea di Gerusalemme, ha chiosato il Papa, «ci offre una luce importante sulle modalità con cui affrontare le divergenze e ricercare la “verità nella carità”. Ci ricorda che il metodo ecclesiale per la risoluzione dei conflitti si basa sul dialogo fatto di ascolto attento e paziente e sul discernimento compiuto alla luce dello Spirito. E’ lo Spirito, infatti, che aiuta a superare le chiusure e le tensioni e lavora nei cuori perché giungano, nella verità e nel bene, all’unità. Questo testo ci aiuta a comprendere la sinodalità: è interessante, come scrivono la lettera (indirizzata ad Antiochia, ndr.), cominciano dicendo: “lo Spirito santo e noi pensiamo che…”: è proporio della sinodalità la presenza dello Spirito Santo, al contrario non è sinodalità ma parlatoio, parlamento, un’altra cosa». Francesco ha concluso così: «Chiediamo al Signore di rafforzare in tutti i cristiani, specialmente nei vescovi e nei presbiteri, il desiderio e la responsabilità della comunione. Ci aiuti a vivere il dialogo, l’ascolto e l’incontro con i fratelli nella fede e con i lontani, per gustare e manifestare la fecondità della Chiesa, chiamata ad essere in ogni tempo “madre gioiosa” di molti figli».

Papa Francesco ha fatto appello, terminata la catechesi, per la situazione in Cile, dove da giorni hanno luogo manifestazioni contro il Governo di Sebastian Pinera: «Seguo con preoccupazione quanto sta accadendo in Cile», ha detto il Papa. «Mi auguro che, ponendo fine alle violente manifestazioni, attraverso il dialogo ci si adoperi per trovare soluzioni alla crisi e far fronte alle difficoltà che l’hanno generata, per il bene dell’intera popolazione».

Con i pellegrini polacchi il Papa ha ricordato il cardinale Adam Kozlowiecki, al quale la Pontificia Università Gregoriana ha dedicato una mostra: «Negli anni della seconda guerra mondiale – ha detto – egli fu prigioniero dei campi di concentramento di Auschwitz e di Dachau. In seguito, per oltre 60 anni, svolse il ministero missionario in Zambia. Con coraggio annunziava il Vangelo, intrepido lottò per la dignità e i diritti degli abitanti dell’Africa, promosse la costruzione di chiese, di scuole, di ospedali e di case di cura. L’opera di questo instancabile evangelizzatore polacco, possa aprire i nostri cuori alle necessità dei fratelli che vivono nei paesi di missione».

IACOPO SCARAMUZZI



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