Francesco all’Angelus ricorda il sisma in Irpinia: «Ferite non ancora rimarginate». Alla Messa in San Pietro il passaggio della Croce della Gmg. Ai giovani: è importante «scegliere e non farsi anestetizzare» dall’omologazione
I giovani scelgano senza «farsi anestetizzare» dall’omologazione. È l’incoraggiamento che papa Francesco lancia durante la Messa in San Pietro nella Solennità di Cristo Re, durante la quale avviene il passaggio di consegne della Croce delle Gmg dai ragazzi panamensi ai portoghesi, giovani dei Paesi in cui rispettivamente si è svolta l’ultima e si terrà la prossima. Poi, all’Angelus, il Pontefice invita tutti a cercare e aiutare «le famiglie che hanno perso il lavoro». E ricorda il terremoto in Irpinia, che quarant’anni fa ha provocato «ferite non ancora rimarginate».
Questa mattina, all’«Altare della Cattedra» della Basilica di San Pietro, il Vescovo di Roma presiede la Messa in occasione della Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’universo. Al termine della celebrazione, prima della benedizione finale, ha luogo il passaggio della Croce e dell’Icona di Maria Salus Populi Romani, simboli delle Giornate mondiali della Gioventù (Gmg), dalla rappresentanza dei giovani panamensi ai giovani portoghesi: dopo quella di Panama del 2019, la prossima Gmg si terrà a Lisbona nel 2023. Il Papa saluta i ragazzi delle due delegazioni e poi annuncia che la Giornata della Gioventù diocesana, in programma negli anni in cui non c'è quella internazionale, verrà spostata di data a partire dal 2021, «dalla Domenica delle Palme alla Domenica di Cristo Re». Quest'anno è stato deciso così a causa della pandemia. Da ora in poi la celebrazione è confermata appunto nell'ultima domenica del tempo ordinario, prima dell'inizio dell'Avvento.
Papa Bergoglio esorta i giovani a non rinunciare «ai grandi sogni. Non accontentiamoci del dovuto. Il Signore non vuole che restringiamo gli orizzonti, non ci vuole parcheggiati ai lati della vita, ma in corsa verso traguardi alti, con gioia e con audacia». Gli esseri umani non sono «fatti per sognare le vacanze o il fine settimana, ma per realizzare i sogni di Dio in questo mondo. Egli ci ha reso capaci di sognare per abbracciare la bellezza della vita. E le opere di misericordia sono le opere più belle della vita», quelle sulle quali «alla fine saremo giudicati», evidenzia richiamando il Vangelo di oggi. Il Pontefice dunque invita i ragazzi «a vivere e non a vivacchiare».
Bisogna «scegliere» senza lasciarsi «anestetizzare» dall'omologazione. È il consiglio del Papa alle nuove generazioni. C'è la «febbre dei consumi, che narcotizza il cuore di cose superflue. C'è l'ossessione del divertimento, che sembra l'unica via per evadere dai problemi e invece è solo un rimandare il problema. C'è il fissarsi sui propri diritti da reclamare - sottolinea - dimenticando il dovere di aiutare. E poi c'è la grande illusione sull'amore, che sembra qualcosa da vivere a colpi di emozioni, mentre amare è soprattutto dono, scelta e sacrificio». Scegliere, soprattutto «oggi, è non farsi addomesticare dall'omologazione, è non lasciarsi anestetizzare dai meccanismi dei consumi che disattivano l'originalità, è saper rinunciare alle apparenze e all'apparire. Scegliere la vita è lottare contro la mentalità dell'usa-e-getta e del tutto-e-subito, per pilotare l'esistenza verso il traguardo del Cielo, verso i sogni di Dio».
Il Papa chiede ai giovani di compiere «grandi scelte. Il Signore si basa sulle nostre scelte, trae solo le conseguenze delle nostre scelte, le porta alla luce e le rispetta», dice nell'omelia. La vita, «allora, è il tempo delle scelte forti, decisive, eterne. Scelte banali portano a una vita banale, scelte grandi rendono grande la vita. Noi, infatti, diventiamo quello che scegliamo, nel bene e nel male». Dice il Papa: «Se scegliamo di rubare diventiamo ladri, se scegliamo di pensare a noi stessi diventiamo egoisti, se scegliamo di odiare diventiamo arrabbiati, se scegliamo di passare ore davanti al cellulare diventiamo dipendenti. Ma se scegliamo Dio diventiamo ogni giorno più amati e se scegliamo di amare diventiamo felici».
Dopo la Messa, l’Angelus.
Il Pontefice, alla fine della Preghiera mariana, dalla finestra del Palazzo apostolico vaticano ringrazia le persone presenti che «malgrado le difficoltà attuali, e sempre nel rispetto delle regole, siete venuti in Piazza San Pietro». Poi rivolge «un saluto speciale alle famiglie, che in questo periodo fanno più fatica. Su questo, pensate a tante famiglie che sono in difficoltà in questo momento, perché non hanno il lavoro, hanno perso il lavoro, hanno uno, due figli...; e a volte, con un po’ di vergogna, non fanno sapere questo». Ma, è l’appello del Papa, «siate voi ad andare a cercare dove c’è necessità. Dove è Gesù, dove è Gesù nel bisogno. Fate questo!». Francesco parla poi del terremoto in Irpinia del 1980: «Desidero inviare un pensiero speciale alle popolazioni della Campania e della Basilicata, a quarant’anni dal disastroso terremoto, che ebbe il suo epicentro in Irpinia e seminò morte e distruzione. Quarant’anni già!». Quell'evento drammatico «le cui ferite anche materiali non sono ancora del tutto rimarginate, ha evidenziato la generosità e la solidarietà degli italiani. Ne sono testimonianza tanti gemellaggi tra i paesi terremotati e quelli del nord e del centro, i cui legami ancora sussistono». Queste iniziative «hanno favorito il faticoso cammino della ricostruzione e, soprattutto, la fraternità tra le diverse comunità della Penisola».
Domenico AGASSO Jr.
FONTE: VATICAN INSIDER
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