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L'anno di Giovanni Paolo II, San Giovanni in Laterano e la cattedra del vescovo di Roma

 La prima omelia del Papa al Laterano: Per Roma, la mia nuova diocesi desidero Giustizia e amore, affinché possiamo costruire.




“Voi Romani! A quanti secoli risale questo saluto? Esso ci riconduce ai difficili inizi della fede e della Chiesa, la quale proprio qui, nella capitale dell’antico Impero, ha superato, durante tre secoli, la sua prova di fuoco: prova di vita. E ne è uscita vittoriosa. Gloria ai Martiri e ai Confessori! Gloria a Roma Santa! Gloria agli apostoli del Signore! Gloria alle catacombe, e alle basiliche della Città Eterna!”.

E’ stato questo il saluto che Giovanni Paolo II fece alla sua diocesi il 12 novembre del 1978 prendendo possesso della cattedrale di Roma.

Un momento significativo dell’ inizio di ogni pontificato è la presa di possesso della cattedra di Roma. Il Papa è Papa perché è il vescovo di Roma e oggi giorno della dedicazione della basilica del Laterano è bello ricordare il forte legame di Giovanni Paolo II con la sua diocesi, e con il Laterano, sede anche del Seminario.

Non solo le visite alle parrocchie ( quasi tutte quelle romane) ma soprattutto l’amore per la cattedrale della Diocesi.

Nella sua prima omelia Giovanni Paolo II disse: “ Le antiche generazioni salivano in questo luogo: generazioni di Romani, generazioni di Vescovi di Roma, successori di San Pietro, e cantavano quest’inno di gioia, che oggi ripeto qui con voi. Mi unisco a queste generazioni, io, nuovo Vescovo di Roma, Giovanni Paolo II, polacco di origine. Mi fermo sulla soglia di questo tempio e chiedo a voi di accogliermi nel nome del Signore. Vi prego di accogliermi così come avete accolto, attraverso tutti i secoli, i miei Predecessori, così come avete accolto, appena alcune settimane fa, Giovanni Paolo I, tanto amato da tutto il mondo! Vi prego di accogliere anche me”.

E poi ricorda ancora. “ Giustamente, questa Basilica, dedicata a San Giovanni Battista oltre che a San Giovanni Evangelista, è consacrata al Santissimo Salvatore. È come se, anche oggi, così come attraverso i secoli, udissimo questa voce risuonare sulle rive del Giordano. La voce del precursore, la voce del profeta, la voce dell’amico dello Sposo. Così disse Giovanni: “Egli deve crescere e io invece diminuire” (Gv 3,30). Questa prima confessione della fede in Cristo Salvatore è stata come la chiave che ha chiuso l’antica alleanza, tempo di attesa, e ha aperto la nuova alleanza, tempo di compimento. Questa prima fondamentale confessione della fede nell’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo, l’avevano già sentita sulle rive del Giordano i futuri apostoli di Cristo. L’ha probabilmente sentita anche Simon Pietro. Essa lo ha aiutato a proclamare più tardi, agli inizi della nuova alleanza: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente” “.

E quella del Papa è una vera dichiarazione di amore per la città di Roma, come città che deve essere testimone dell’amore di Dio.

“O Città Eterna, o cari Fratelli e Sorelle, o cittadini Romani! Il vostro nuovo Vescovo desidera soprattutto che rimaniamo nell’amore di Cristo, e che questo amore sia sempre più forte delle nostre debolezze. Esso ci aiuti a modellare il volto spirituale della nostra Comunità, perché davanti a questo amore spariscano gli odi, le invidie, ogni malizia e perversità, nelle grandi come nelle piccole cose, nelle questioni sociali come in quelle interpersonali. Che l’amore sia il più forte! Con quale gioia, e insieme con quanta riconoscenza ho seguito in questi ultimi giorni i numerosi episodi (la televisione me li ha resi vicini) in cui, a seguito della mancanza di personale negli ospedali, tanti si offrirono volontari, adulti e in particolare giovani, per servire con premura i malati. Se è valida la ricerca della giustizia nella vita professionale, tanto più deve essere vigile l’amore sociale. Desidero, quindi, per la mia nuova diocesi, per Roma, questo amore che il Cristo ha voluto per i suoi discepoli.

L’amore costruisce; solo l’amore costruisce!

L’odio distrugge. L’odio non costruisce niente. Può solo disgregare. Può disorganizzare la vita sociale; può, tutt’al più, far pressione sui deboli, senza però edificare nulla.

Per Roma, per la mia nuova diocesi, e insieme per tutta la Chiesa e per il mondo, desidero amore e giustizia. Giustizia e amore, affinché possiamo costruire”.

Il nuovo vescovo sa bene cosa chiedere ai fedeli romani, tutti i fedeli: “ La Chiesa si costruisce nel mondo. Si costruisce con uomini vivi. All’inizio del mio servizio vescovile, domando a ciascuno di voi di trovare e definire il proprio posto nell’opera di questa costruzione”.

Giovanni Paolo II celebrava a San Giovanni la Messa in Coena Domini ogni Giovedì Santo, come ogni vescovo, nella cattedrale. Da San Giovanni partiva in processione, a piedi finché ha potuto, con l’ Eucarestia fino a Santa Maria Maggiore. E molti altri sono stati gli appuntamenti in quasi tre decenni di pontificato.

E la città di Roma non lo ha dimenticato. Tanto che il piazzale antistante il palazzo del Vicariato è diventato nel 2013 "Largo Beato Giovanni Paolo II”. Anche se da tempo ormai il Papa è santo.

Angela AMBROGETTI

FONTE: ACI STAMPA


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