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Sandra Sabattini: la prima beata fidanzata ci insegna la povertà in spirito

Siamo in Quaresima, tempo ottimale per tornare all’essenziale. Oggi vogliamo raccontarvi di una beata che ha vissuta la povertà in spirito: Sandra Sabattini. Riminese, classe 1963, morta a 21 anni a causa di un incidente, è stata una giovane donna profonda ed umile. La sua breve vita è stata al servizio di poveri, tossicodipendenti, diversamente abili nella Comunità Papa Giovanni XXIII, al fianco di don Oreste Benzi.



È tempo di Quaresima e la Chiesa ci invita a vivere nella sobrietà. Perché? Per masochismo? Per ricevere l’approvazione degli altri?

No: piuttosto perché, come aveva capito san Francesco di Assisi, più ci “spogliamo delle cose”, più recuperiamo le relazioni (in primis quella con Dio) e riscopriamo la gioia di donare, nonché la capacità di concentrarci su ciò che è davvero essenziale.

I santi, da sempre, sono testimoni di sobrietà.

Oggi vorrei parlarvi di una beata che è l’emblema della povertà di spirito: Sandra Sabattini, riminese, classe 1963, morta a soli 21 anni a causa di un incidente stradale.

Giovane donna profonda ed umile, Sandra ha trascorso la sua breve vita al servizio dei poveri, dei disabili, dei tossicodipendenti nella comunità Papa Giovanni XXIII, fondata da don Oreste Benzi, morto nel 2009 attualmente Servo di Dio. Benzi la ammirava molto, in lei riconosceva una fede vera, concreta, autentica. Infatti, Sandra serviva realmente Gesù negli altri, non si tirava mai indietro e anche di fronte a situazioni difficilissime non giudicava il prossimo. Una volta, ha scambiato il suo maglione nuovo con un corpetto strappato di un tossico dipendente.

Sandra, però, non aveva una particolare dedizione solo per i bisognosi: amava di un sentimento puro e genuino un ragazzo, Guido, con il quale era fidanzata. Entrambi appartenevano alla stessa comunità e progettavano di partire per l’Africa insieme.

Sandra è conosciuta, oggi, come la prima beata fidanzata.

In un mondo dove l’amore sembra sempre più un “fatto privato”, in un mondo dove si pensa che basti essere “due cuori e una capanna”, questi due giovani, invece di guardarsi solamente l’un l’altra, guardavano insieme nella stessa direzione e seguivano, uniti, la via del Vangelo.

Sandra aveva capito che la vita è veramente bella solo se viene donata.

Non temeva la fatica fisica e si impegnava tanto nel volontariato, quanto nei suoi studi di medicina. A casa cercava di rendersi disponibile, così come nelle amicizie.

Eppure, non si sentiva mai a posto: ripeteva che poteva sempre amare di più.

Povera in spirito, sulle orme di san Francesco, viveva in un sano distacco dalle ricchezze e dai beni materiali. Un paio di scarpe comode, uno zaino in spalla, il libro della liturgia delle ore, cibo ed acqua: non cercava molto di più.

Non aveva bisogno di tante cose per essere felice: ciò che contava davvero per lei erano le relazioni, le amicizie, i paesaggi. Cose che non si possono comprare e che non hanno prezzo.

Al primo posto, nelle sue priorità, c’era Gesù, che lei riconosceva e venerava come “vivo”. Diceva, infatti: “Molti si incontrano con le idee di Gesù, con la filosofia cristiana, ma non con Gesù”.

Sua è anche la frase: “Se non prego almeno un’ora al giorno, nemmeno mi ricordo che sono cristiana”, ad indicare la necessità di mantenere un contatto vitale con Dio, per non cadere nell’aridità, nel volontarismo, nell’incoerenza tra buoni propositi e vita, per crescere nella capacità di amare gratuitamente.

Sandra testimoniava il Vangelo con i fatti, più che con le parole.

Aveva capito che Gesù bussa sempre alla nostra porta e noi dobbiamo aprirgli senza esitazione: “Se vuoi seguire Cristo, devi deciderti subito!”, diceva. Ed affermava che anche un cristiano può essere ateo, a volte: Dio non esiste ogni volta che non decido secondo il suo cuore… Era questo ciò che pensava, anche guardando a tutte le volte che lei stessa agiva in modo contrario alla sua fede.

Aveva capito che Dio non è lontano, non è astratto: Dio si incarna, entra nella storia. Ma può farlo solo con i nostri “sì”. Vive nel mondo grazie a noi.

Sandra questo lo aveva capito e diceva che tutto ciò che il Signore le aveva dato (una famiglia, due braccia, due gambe, la salute ecc.) avevano senso solo se messe al servizio degli altri, per la gloria di Dio.

La figura di Sandra mi ha molto colpito tanto che ho deciso di inserirla in un libro, “Amando scoprirai la tua strada. Sulle orme di Sandra Sabattini” (Mimep Docete, 2021). Protagonista del romanzo è Carolina, che, a seguito del tradimento del suo compagno, piomba in una profonda tristezza. Dopo una lunga convivenza finita così, Carolina fatica a guardare avanti, la delusione le sembra insuperabile.

Tornata a vivere da sua madre, alla soglia dei trent’anni, la ragazza non trova più stimoli: si rifugia nel lavoro, quasi fosse la sua salvezza, ma non le basta. Arriva persino a pensare che la vita non abbia più senso. In quello stesso periodo, però, torna dall’Africa Veronica, un’amica di infanzia di Carolina. Veronica, legata alla figura di Sandra Sabattini, offre alla protagonista una prospettiva diversa. Grazie a Sandra, Carolina scopre che l’amore esiste e la sta aspettando da sempre. Perché il primo amore che noi tutti siamo chiamati ad accogliere e ricambiare è quello di Dio…

Cecilia GALATOLO 

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