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Affinché la nostra Quaresima sia concreta il primo passo è voler vedere la realtà

Messaggio di Papa Francesco per la Quaresima 2024.



Quando il Signore consegna a Mosè i dieci comandamenti, richiama la nuova condizione di libertà dopo l’esperienza della schiavitù: «ti ho fatto uscire dalla terra d’Egitto, dalla condizione servile» (Es 20,2). «Anche oggi il popolo di Dio porta in sé dei legami oppressivi che deve scegliere di abbandonare. Ce ne accorgiamo quando ci manca la speranza e vaghiamo nella vita come in una landa desolata, senza una terra promessa verso cui tendere insieme. La Quaresima è il tempo di grazia in cui il deserto torna a essere […] il luogo del primo amore». Lo scrive Papa Francesco nel messaggio per la Quaresima di quest’anno, che inizia mercoledì 14 febbraio 2024.

“Attraverso il deserto Dio ci guida alla libertà” è il suo titolo e per rendere concreta questa indicazione il primo passo è voler vedere la realtà. Nel roveto ardente, il Signore dice a Mosè di aver osservato la miseria del suo popolo in Egitto e udito il suo grido. È Lui a vedere, commuoversi e liberare, non è Israele a chiederlo. «Anche oggi il grido di tanti fratelli e sorelle oppressi arriva al cielo. Chiediamoci: arriva anche a noi? Ci scuote? Ci commuove? Molti fattori ci allontanano gli uni dagli altri, negando la fraternità che originariamente ci lega», continua il pontefice.

Il cammino quaresimale potrà essere concreto solo se confesseremo che ancora oggi siamo sotto il dominio del faraone, che ci divide e ruba il futuro. «Infatti, sebbene col battesimo la nostra liberazione sia iniziata, rimane in noi una inspiegabile nostalgia della schiavitù. È come un’attrazione verso la sicurezza delle cose già viste, a discapito della libertà». A dover essere fortemente ricercata è la speranza, la cui assenza può interrompere l’esodo: «non si spiegherebbe altrimenti come mai un’umanità giunta alla soglia della fraternità universale e a livelli di sviluppo scientifico, tecnico, culturale, giuridico in grado di garantire a tutti la dignità brancoli nel buio delle diseguaglianze e dei conflitti».

Siccome Dio non si è stancato di noi, la Quaresima va accolta come un tempo di conversione che mira alla libertà. Questo comporta una lotta, come raccontano l’Esodo e i quaranta giorni di tentazioni di Gesù nel deserto. «Il deserto è lo spazio in cui la nostra libertà può maturare in una personale decisione di non ricadere schiava», prosegue il Papa. Questo non può avvenire se rimaniamo attaccati agli idoli, ovvero denaro, tradizioni, persino persone che rischiano di paralizzarci. È dunque tempo di agire, ma anche di fermarci a pregare alla presenza di Dio e presso la carne del prossimo.

In senso sinodale, la Quaresima può anche essere tempo di decisioni comunitarie, piccole o grandi ma capaci di modificare con gioia la quotidianità delle persone. Conclude Francesco: «Nella misura in cui questa Quaresima sarà di conversione, allora, l’umanità smarrita avvertirà un sussulto di creatività: il balenare di una nuova speranza. […] È il coraggio della conversione, dell’uscita dalla schiavitù. La fede e la carità tengono per mano questa bambina speranza. Le insegnano a camminare e, nello stesso tempo, lei le tira in avanti».


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