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Mercoledì delle Ceneri: dal carnevale alla Quaresima

Il carnevale è un periodo di festeggiamenti in cui tutto (o quasi) è permesso. Finito questo periodo entriamo nella Quaresima, un tempo forte in preparazione alla Pasqua, che inizia il Mercoledì delle Ceneri e si conclude il Giovedì della Settimana Santa.


Qual è il significato del Mercoledì delle Ceneri?
Il Mercoledì delle Ceneri riveste una grande importanza simbolica e spirituale in quanto segna l’ingresso in un itinerario di conversione, finalizzato a un profondo rinnovamento del cuore.
Per sottolineare il clima di penitenza la liturgia del Mercoledì delle Ceneri prevede il colore viola per i paramenti sacri. Il sacerdote celebrante indossa stola e casula viola, mentre il diacono stola diaconale e dalmatica viola.

Cosa si celebra il Mercoledì delle Ceneri?
Il nome di questa particolare ricorrenza deriva dall’utilizzo della cenere ottenuta dai rami di ulivo benedetti distribuiti la Domenica delle Palme dell’anno precedente, poi bruciati e conservati proprio con questo fine. Questa cenere viene usata dal sacerdote per tracciare un segno di croce sul capo o sulla fronte dei fedeli durante la liturgia del Mercoledì delle Ceneri.
Si tratta di una celebrazione liturgica penitenziale che mette in evidenza la dimensione ecclesiale e personale del cammino di conversione che si sta iniziando e che culminerà con la Pasqua.
Siamo, dunque, chiamati a vivere il gesto dell’imposizione delle Ceneri non come un rito magico, ma come un rito che rimanda al ritorno alla verità di noi stessi per meglio comprendere le cose a cui dobbiamo dare importanza.

Perché viene usata la cenere?
La teologia biblica rivela un duplice significato dell’uso delle ceneri:
1. Anzitutto sono segno della fragile e debole condizione dell’uomo. Abramo dice a Dio: «Vedi come ardisco parlare al mio Signore, io che sono polvere e cenere» (Gen 18,27). Giobbe riconoscendo il limite della propria esistenza, afferma: «Mi ha gettato nel fango: sono diventato come polvere e cenere» (Gb 30,19). Questa dimensione precaria dell’uomo simboleggiata dalla cenere si ritrova anche in tanti altri passi biblici (Sap 2,3; Sir 10,9; Sir 17,27).

2. Ma la cenere è anche il segno esterno di chi si pente del proprio agire malvagio e decide di intraprendere un nuovo cammino di ritorno al Signore. Particolarmente noto è il testo biblico della conversione degli abitanti di Ninive a motivo della predicazione di Giona: «I cittadini di Ninive credettero a Dio e bandirono un digiuno, vestirono il sacco, grandi e piccoli. Giunta la notizia fino al re di Ninive, egli si alzò dal trono, si tolse il manto, si coprì di sacco e si mise a sedere sulla cenere» (Gn 3,5-9). Anche Giuditta invita tutto il popolo a fare penitenza affinché Dio intervenga a liberarlo: «Ogni uomo o donna israelita e i fanciulli che abitavano a Gerusalemme si prostrarono davanti al tempio e cosparsero il capo di cenere e, vestiti di sacco, alzarono le mani davanti al Signore» (Gdt 4,11).
Il modo di dire “cospargersi il capo di cenere” nasce proprio da questa tradizione e ha il significato di pentirsi e di fare penitenza.
Anche Gesù invoca la cenere come segno di pentimento e contrizione» (Lc 10,13).

La benedizione delle ceneri
Già nel X secolo era diffusa l’usanza di benedire le ceneri. Le ceneri benedette sono un sacramentale, vale a dire sono dei segni sacri istituiti dalla Chiesa per farci avere un rapporto più profondo con Cristo e vogliono aiutarci a santificare ogni parte della nostra vita.
I sacramentali sono estensioni dei sette sacramenti e portano la grazia di Dio in tutto ciò che facciamo. Se li riceviamo con spirito di fede, i sacramentali possono proteggerci dal male spirituale o ispirarci a condurre una vita santa, dedicata a Dio.
Un tempo, nel corso della liturgia del Mercoledì delle Ceneri, il sacerdote imponeva la cenere sulla fronte dei fedeli recitando questa formula: «Ricordati che sei polvere e in polvere ritornerai» (Gen 3,19). Con il Concilio Vaticano II il rito si è arricchito di significato con la nuova formula «Convertitevi e credete al Vangelo» (Mc 1,1-15).
Le due formule sono in realtà complementari, perché chi è consapevole della caducità della propria condizione umana, del suo inevitabile destino a divenire polvere, può trovare solo nel Vangelo la salvezza eterna.

Digiuno e astinenza dalle carni il Mercoledì delle Ceneri
Se il martedì grasso rappresenta l’ultima occasione per gustare buonissimi cibi, soprattutto dolci, ricchi e grassi, il Mercoledì delle Ceneri inizia con il digiuno e l’astinenza dalla carne. Del resto, ciò è sottolineato dal nome stesso del carnevale che deriva infatti dal latino “carnem levare” e significa “togliere la carne”.
In particolare, i fedeli, a partire dai 18 anni e fino ai 60, devono rispettare il digiuno ecclesiastico e l’astinenza dalle carni due volte l’anno, il Mercoledì delle Ceneri e il Venerdì Santo. Il Sabato Santo questi due obblighi sono consigliati.
Il digiuno non significa che non si può mangiare nulla. Viene concesso un solo pasto durante la giornata (senza carne) e limitandosi a un po’ di cibo per gli altri due pasti.
L’acqua e le medicine si possono assumere liberamente. Sono previste eccezioni per particolari situazioni personali e di salute.
Anche l’astinenza dalle carni, come facilmente si comprende, consiste nel non mangiare carne il venerdì. Questa regola vale per tutti i venerdì, esclusi quelli nei quali cade una festa di precetto, ovvero una delle solennità riportate nel calendario liturgico.

Come possiamo digiunare oggi?
Il digiuno ha lo scopo di aiutarci a spezzare le catene del peccato e favorire la comunione con il Signore, attraverso l’ascolto della Parola, la preghiera più intensa e la carità. Dunque ci possono essere tantissimi modi per compiere questa pratica, oltre a quelli che ci offre la tradizione. Così, tanto per dare un suggerimento, possiamo digiunare da alcuni mezzi della comunicazione sociale, a cominciare dall’uso smodato del cellulare e dei social. Possiamo digiunare dal fumo, dalla televisione, dalle bevande alcoliche. Insomma, possiamo digiunare da tutto ciò che per noi comporta un sacrificio e che perciò manifesta il nostro desiderio sincero di conversione.

Questo ci consente di aprici a Dio e agli altri dedicando anche più spazio alla preghiera e di giungere davvero rinnovati ad accogliere il Risorto.

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