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Corruzione in Vaticano, il Papa: "Non ho paura, agisco in nome di Dio"

 Intervistato da AdnKronos, Francesco rivela: “All’inizio del mio pontificato, Benedetto XVI mi ha consegnato una scatola con gli atti e le situazioni più difficili”


Papa Francesco parla senza filtri di corruzione e malaffare in Vaticano. Lo fa in una intervista ad AdnKronos (30 ottobre). «Purtroppo è una storia ciclica, si ripete, poi arriva qualcuno che pulisce e rassetta – osserva il Papa – ma poi si ricomincia in attesa che arrivi qualcun altro a metter fine a questa degenerazione».

La scatola di Benedetto XVI
Francesco rivela che «all’inizio del mio pontificato andai a trovare Benedetto. Nel passare le consegne mi diede una scatola grande: “Qui dentro c’è tutto – disse -, ci sono gli atti con le situazioni più difficili, io sono arrivato fino a qua, sono intervenuto in questa situazione, ho allontanato queste persone e adesso…tocca a te”. Ecco, io non ho fatto altro che raccogliere il testimone di Papa Benedetto, ho continuato la sua opera».


“E’ la santità fatta persona”
Tra i due Papi c’è un rapporto trasparente. «Benedetto per me è un padre e un fratello, per lettera gli scrivo “filialmente e fraternamente”. Lo vado a trovare spesso lassù (con il dito indica la direzione del monastero Mater Ecclesiae proprio alle spalle di San Pietro, nda) e se recentemente lo vedo un po’ meno è solo perché non voglio affaticarlo. Il rapporto è davvero buono, molto buono, concordiamo sulle cose da fare».

Il falso litigio sulla tomba
Benedetto, prosegue Bergoglio, «è un uomo buono, è la santità fatta persona. Non ci sono problemi fra noi, poi ognuno può dire e pensare ciò che vuole. Pensi che sono riusciti perfino a raccontare che avevamo litigato, io e Benedetto, su quale tomba spettava a me e quale a lui».

“La Chiesa è stata sempre una peccatrice”
Papa Francesco sul tema del “pulizia” dalla corruzione in Vaticano. «La Chiesa è stata sempre una casta meretrix, una peccatrice. Diciamo meglio: una parte di essa, perché la stragrande maggioranza va in senso contrario, persegue la giusta via».

Però, continua, «è innegabile che personaggi di vario tipo e spessore, ecclesiastici e tanti finti amici laici della Chiesa, hanno contribuito a dissipare il patrimonio mobile e immobile non del Vaticano ma dei fedeli. A me colpisce il Vangelo quando il Signore chiede di scegliere: o segui Dio o segui il denaro. Lo ha detto Gesù, non è possibile andare dietro a entrambi».

La solitudine “funzionale”
La lotta pubblica e senza sconti al malaffare vaticano di questi tempi, scrive AdnKronos, regala l’immagine di un pontefice molto concreto, deciso, risoluto. «Se sono solo? Ci ho pensato. E sono arrivato alla conclusione che esistono due livelli di solitudine: uno può dire, mi sento solo perché chi dovrebbe collaborare non collabora, perché chi si dovrebbe sporcare le mani per il prossimo non lo fa, perché non seguono la mia linea o cose così, e questa è una solitudine diciamo… funzionale».

La solitudine “esistenziale”
Poi, aggiunge Papa Francesco, «c’è una solitudine sostanziale, che non provo, perché ho trovato tantissima gente che rischia per me, mette la sua vita in gioco, che si batte con convinzione perché sa che siamo nel giusto e che la strada intrapresa, pur fra mille ostacoli e naturali resistenze, è quella giusta. Ci sono stati esempi di malaffare, di tradimenti, che feriscono chi crede nella Chiesa. Queste persone non sono certo suore di clausura».



“Non sono molto ottimista”
La battaglia di Papa Francesco sulla corruzione e il malcostume in Vaticano è dura. Papa Francesco non ne può conoscere l’esito. «So che devo farla, sono stato chiamato a farla, poi sarà il Signore a dire se ho fatto bene o se ho fatto male. Sinceramente non sono molto ottimista (sorride, ndr) però confido in Dio e negli uomini fedeli a Dio. Ricordo di quand’ero a Cordoba, pregavo, confessavo, scrivevo, un giorno vado in biblioteca a cercare un libro e mi imbatto in sei-sette volumi sulla storia dei Papi, e anche tra i miei antichissimi predecessori ho trovato qualche esempio non proprio edificante».

“Sono un inconsciente?”
Alla domanda “se ha paura” di reazioni e ritorsioni per il suo graduale “repulisti” anti corruzione, Papa Francesco risponde così: «E perché dovrei averne?». E spiega: «Non temo conseguenze contro di me, non temo nulla, agisco in nome e per conto di nostro Signore. Sono un incosciente? Difetto di un po’ di prudenza? Non saprei cosa dire, mi guida l’istinto e lo Spirito Santo, mi guida l’amore del mio meraviglioso popolo che segue Gesù Cristo. E poi prego, prego tanto, tutti noi in questo momento difficile dobbiamo pregare tanto per quanto sta accadendo nel mondo».

Gelsomino Del Guercio

FONTE: ALETEIA


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