Il cardinale Vallini presiede la cerimonia nella cittadina umbra, alla presenza di pellegrini dell’Italia e del mondo. Lunghe code alla tomba nel Santuario della Spogliazione, con il corpo ricostruito con tecniche di conservazione
Con i jeans e le Nike ai piedi, Carlo Acutis entra in Paradiso. Il giovane brianzolo morto nel 2006 a quindici anni per una leucemia fulminante, è stato beatificato oggi pomeriggio ad Assisi in una cerimonia che ha visto la partecipazione di oltre tremila persone, sparse per tutta la cittadina umbra, provenienti principalmente dall’Italia ma anche dall’estero. Numeri esigui considerando l’enorme devozione che il giovane raccoglie in ogni parte del mondo, perché contingentati a causa delle restrizioni Covid.
Sono state migliaia, infatti, le richieste di partecipazione respinte dalla Diocesi umbra per garantire i necessari distanziamenti: «Altrimenti qui si sarebbero riversati in milioni», spiegano gli organizzatori. In particolare dal Brasile, dove è avvenuto il primo miracolo per intercessione di Carlo, dalla Gran Bretagna, ma anche dagli Usa, dal Libano, dalla Polonia, dove la Chiesa ha annunciato di voler proclamare Acutis «protettore della gioventù».
Lo hanno ribattezzato il «santo dei millennials», «l’influencer di Dio», «il patrono del web» in virtù della passione e dell’innata competenza per le nuove tecnologie. Carlo, che il Papa ha indicato come «modello» nell’esortazione Christus vivit, maneggiava gli algoritmi come i coetanei le macchinine, creava siti e blog, organizzava eventi web e mostre sui Miracoli Eucaristici, tema che lo aveva rapito sin dalla tenera età. Proprio dal web, da settimane, tra dirette streaming, eventi Facebook e video chat, è partito uno straordinario movimento per accompagnare l’evento di oggi nella terra di San Francesco, scelta come luogo di beatificazione per la profonda devozione che Carlo nutriva per il Poverello.
La celebrazione è stata presieduta dal cardinale Agostino Vallini, delegato del Papa per le Basiliche papali di Assisi, che alla lettura della Lettera Apostolica, terminato con lo svelamento del ritratto, è stato travolto da un applauso durato oltre quattro minuti. Carlo Acutis sarà celebrato ogni 12 ottobre, «giorno della sua nascita al cielo».
Da settimane Assisi, dove in ogni chiesa, bar, negozio, campeggia un’immagine di Acutis, scapigliato e sorridente nella sua polo rossa, è stata presa d’assalto. Esattamente dal 1° ottobre, giorno in cui è stata scoperchiata la tomba nel Santuario della Spoliazione e il corpo del giovane è stato trovato quasi intatto. Le foto della salma sono divenute virali sui social e dalla blogosfera cattolica qualcuno ha gridato al miracolo: «Il corpo è incorrotto!». La Diocesi di Assisi è intervenuta per spiegare che, al momento dell’esumazione a inizio 2019, il corpo del giovane è stato trovato «nel normale stato di trasformazione proprio della condizione cadaverica». Tuttavia, varie parti del corpo erano ancora «nella loro connessione anatomica»; quindi, in vista dell’esposizione, sono state sottoposte a diverse tecniche di conservazione e integrazione. In particolare il volto, ricostruito con una maschera al silicone.
Il risultato è artificioso ma impressionante. Carlo, con felpa blu e rosario nelle mani, sembra quasi dormire dietro la teca in vetro e oro. In centinaia si sono riversati in questi giorni a visitarlo. Le misure di prevenzione anti-Covid hanno duplicato i tempi e le code: «Tanto la gente è disposta ad aspettare per ore pur di potersi fare anche solo un segno della croce», spiega un frate che fa da servizio d’ordine. Fuori dal Santuario, dal mattino presto, ci sono gruppi di ragazzi e ragazze, boy scout, preti, suore, famiglie. E c’è un papà inglese che si inginocchia con i tre figli biondi e piccolissimi a cui spiega brevemente la storia di Acutis. Insieme recitano un “Padre Nostro”.
Loro come centinaia di altri devoti si sono riversati ore prima dell’inizio della cerimonia nella piazza della Basilica inferiore di San Francesco o in quella di Santa Maria degli Angeli, dove sono allestiti maxi schermi che proiettano filmati di Carlo bambino - in viaggio, a casa, alla prima Comunione o in pellegrinaggio - e oltre settanta file di sedie. Nella piazza della Basilica superiore, luogo della messa, i fedeli sono seduti invece sul grande prato antistante. Tutti i pellegrini, sotto gli ombrelli e rigorosamente in mascherina, previo controllo col termoscanner, ascoltano brani musicali ispirati alle parole che Carlo ha affidato al suo diario personale con la copertina di Harry Potter.
«Non io ma Dio» è l’aforisma più famoso del giovane attraverso il quale cercava di spiegare ai ragazzi della sua età che la santità è un processo di sottrazione: meno sé stessi, più spazio al Signore. È stata questa la cifra dei suoi 5.640 giorni di vita, anche quando nel giro di settantadue ore la leucemia l’ha consumato in un letto d’ospedale provocandogli un’emorragia cerebrale. «È morto come un santo. I dottori gli chiedevano “soffri?” e lui rispondeva: “C’è gente che soffre più di me”. Mai un lamento, ma col sorriso fino all’ultimo istante», racconta la mamma Antonia Salzano, donna energica e solare, impegnata in questi anni a tener viva la memoria del figlio e promuovere nei cinque continenti le mostre sui Miracoli Eucaristici. Vestita di nero, a fianco al marito Andrea, imprenditore ed ex manager di Vittoria, Antonia ha portato in processione la reliquia del suo «bambino». Il cuore.
«Siamo particolarmente ammirati e attratti dalla vita e dalla testimonianza di Carlo Acutis», ha detto il cardinale Vallini nell’omelia. «Era un ragazzo normale, semplice, spontaneo, simpatico, amava la natura e gli animali, giocava a calcio, aveva tanti amici suoi coetanei, era attratto dai mezzi moderni della comunicazione sociale, appassionato di informatica, e da autodidatta costruiva programmi per trasmettere il Vangelo, per comunicare valori e bellezza». «Suo ardente desiderio - ha detto ancora il porporato - era quello di attrarre quante più persone a Gesù, facendosi annunciatore del Vangelo anzitutto con l’esempio della vita».
«Straordinaria era la sua capacità di testimoniare i valori in cui credeva», come la difesa della «sacralità della vita contro l’aborto e l’eutanasia», anche a costo di «affrontare incomprensioni, ostacoli e talvolta perfino di essere deriso». Il futuro beato andava però avanti per la sua strada e si rifugiava nella rete che, ha sottolineato Vallini, non era per lui «mezzo di evasione» bensì «spazio di dialogo, conoscenza, condivisione, rispetto reciproco, da usare con responsabilità, senza diventarne schiavi e rifiutando il bullismo digitale».
«Voglia Gesù, con l’esempio di Carlo, aiutarci a prendere sempre più sul serio la fede», ha detto invece il vescovo di Assisi, Domenico Sorrentino, nei ringraziamenti conclusivi, annunciando un’iniziativa di carità: il “Premio internazionale Francesco d’Assisi e Carlo Acutis per una economia della fraternità”. «Una piccola risposta all’enciclica “Fratelli tutti” che esattamente una settimana fa Papa Francesco ha firmato in questo luogo di grazia».
Salvatore CERNUZIO
FONTE: VATICAN INSIDER
Commenti
Posta un commento