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Wojtyla e i giovani a Tor Vergata, vent'anni dopo

L'eredità di un evento unico

 

Giovanni Paolo Ii e i giovani, un legame che non si spezza. Sempre pronto a rivivere e perdurare nel tempo. Il 19 agosto di vent’anni fa la spianata di Tor Vergata accoglieva ben 2 milioni e mezzo di giovani, chiamati dal pontefice polacco sotto la grande Croce di Cristo per la XV Giornata mondiale della gioventù. Dal 15 al 20 agosto 2000, Roma ha vissuto un pezzo di Storia che rimarrà indelebile nelle pagine della memoria. Immagini, voci, canti, parole che dopo venti anni conservano una freschezza viva: una notte che la Città Eterna non dimenticherà mai più.

Il tema con cui il Santo Padre Giovanni Paolo II aveva intitolato l'incontro era “Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi": sono i versi dell’evangelista Giovanni, al capitolo primo. Sono passati venti anni e in quella spianata verde, ondulata, chiusa fra i grandi edifici universitari e la strada che collega questa periferia romana alla Città Eterna, è rimasto un simbolo di quella notte, un monito per tutti coloro che oggi percorrono quella strada: è la grande Croce issata dai giovani, tenuti per mano da Karol Wojtyla. Ecco un’altra immagine simbolo di quell’evento: un uomo vestito di bianco, già avanti con l’età, che percorre il cammino assieme ad alcuni giovani, rappresentanti delle diverse nazioni che partecipano alla Giornata Mondiale. Non è soltanto un'immagine. Non è solo una fotografia da giornale o da libro. E’ qualcosa di più. E’ la concreta immagine di un pontefice che vuole essere giovane fra i giovani, che comprende i loro problemi, che è con loro come Cristo era con gli apostoli. Giovanni Paolo II ha rappresentato - e tuttora rappresenta - un testimone credibile del Vangelo: questa è stata la grande forza del pontificato di Wojtyla. Parole non solo dette, ma vissute in prima persona. “Incarnate”, come diceva il motto della Giornata della Gioventù del 2020.

Fra quei giovani sono nate tante vocazioni sacerdotali. Come nascono i fiori che non preannunciano il loro sbocciare. Tante le vocazioni al matrimonio di coppie andate - magari anche solo per curiosità - a sentire cosa aveva da dire quell’uomo anziano, vestito di bianco. Il Signore, di solito, è sorpresa. E le sorprese non mancarono in quella notte. Seduti lì, sdraiati su quel prato, molti giovani si alzarono all’alba del 20 agosto con un sogno nel cuore, un sogno nuovo, mai immaginato: una vita sacerdotale, una matrimonio, una vocazione ben distinta, chiara nella mente e nel cuore. Ma perchè tutto questo? Perché questa sorta di miracolo? Senza dubbio, le parole del pontefice fecero breccia in molti cuori, quasi inconsapevolmente. Quando si gusta un vino pregiato ci si accorge della preziosità il giorno dopo perchè rimane ancora nella bocca un gusto fruttato. Così fu per quella notte: le parole di Wojtyla - uno dei suoi discorsi più belli, più spontanei, più sentiti - risuonarono negli animi di molti giovani, il giorno dopo. Proprio all’alba, nel silenzio di una Roma che ancora dormiente, si risvegliava con i primi raggi del sole.

Wojtyla comprende la dfficoltà del tempo presente per chi voglia seguire Cristo, le sue orme e non ne fa nascondimento. “Cari giovani, è difficile credere in un mondo così? Nel Duemila è difficile credere? Sì! E' difficile. Non è il caso di nasconderlo”. Ma aggiunge, a questo interrogativo, la fermezza della Fede: “E' difficile, ma con l'aiuto della grazia è possibile, come Gesù spiegò a Pietro: ‘Né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli’”.

E poi vennero le parole che tutti ricordiamo, il testamento spirituale da consegnare ai giovani di tutti i tempi:
“In realtà, è Gesù che cercate quando sognate la felicità; è Lui che vi aspetta quando niente vi soddisfa di quello che trovate; è Lui la bellezza che tanto vi attrae; è Lui che vi provoca con quella sete di radicalità che non vi permette di adattarvi al compromesso; è Lui che vi spinge a deporre le maschere che rendono falsa la vita; è Lui che vi legge nel cuore le decisioni più vere che altri vorrebbero soffocare. E' Gesù che suscita in voi il desiderio di fare della vostra vita qualcosa di grande, la volontà di seguire un ideale, il rifiuto di lasciarvi inghiottire dalla mediocrità, il coraggio di impegnarvi con umiltà e perseveranza per migliorare voi stessi e la società, rendendola più umana e fraterna”. E’ un passo poetico, quello che recita Wojtyla. Un climax concentrato sul verbo “essere”: “E’ Gesù che cercate... è Lui che vi aspetta... è Lui la bellezza... è Lui che vi legge…”. Il verbo “essere”, al tempo presente. Un presente che è oggi, ed è stato ieri, pronto sempre ad essere “domani”. Per qualsiasi giovane.

Antonio TARALLO

FONTE: San Francesco 

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