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La preghiera del Papa per il mondo che ha sete di speranza

 All’Angelus dell’Assunta e del 16 agosto


Papa Francesco ha affidato alla Vergine le sofferenze della Nigeria provata dalla violenza, le difficili trattative tra Egitto, Etiopia e Sudan sulla questione del Nilo, la situazione del Libano e della Bielorussia, e il futuro delle famiglie alle prese con i problemi provocati dalla pandemia. A queste e a tutte le realtà del mondo «che più hanno sete di speranza, speranza di pace, di giustizia, speranza di una vita dignitosa», il Pontefice ha rivolto il suo pensiero all’Angelus dell’Assunta, recitato sabato 15 agosto in piazza San Pietro, e alla preghiera mariana del giorno successivo, domenica 16, durante l’appuntamento che ancora una volta ha visto riunirsi sotto la finestra dello studio privato del Palazzo apostolico vaticano numerosi fedeli, nel rispetto delle misure di sicurezza adottate a causa della pandemia.

A loro e a quanti lo hanno seguito attraverso i media, il Papa si è rivolto a mezzogiorno di sabato, offrendo una riflessione sull’Assunzione di Maria in cielo e sottolineando che nel «passo della piccola Vergine di Nazaret» è racchiuso «il grande balzo in avanti dell’umanità» destinata a risorgere. E proprio ricordando che di recente è stato aggiunto tra le Litanie lauretane il titolo mariano di «Madre della speranza», Francesco ha invitato i fedeli a pregare «in particolare per la popolazione della regione settentrionale della Nigeria, vittima di violenze e attacchi terroristici», confidando poi di seguire «con particolare attenzione la situazione delle difficili trattative sulla questione del Nilo tra Egitto, Etiopia e Sudan». In proposito il Papa ha esortato «tutte le parti a continuare sulla via del dialogo, affinché il “Fiume Eterno” continui a essere una linfa di vita che unisce e non divide, che nutre sempre amicizia, prosperità, fratellanza e mai inimicizia, incomprensione o conflitto».

Un invito ad avere fiducia in Dio e a portare «la propria storia di dolore» davanti a lui, chiedendogli: «Signore, se Tu vuoi, puoi guarirmi!», è stato poi rivolto il giorno seguente ai fedeli che hanno partecipato all’Angelus domenicale, dedicato al brano evangelico di Matteo che racconta l’incontro tra Gesù e la donna cananea. Al termine il Pontefice ha rivolto ancora il suo sguardo alle «situazioni drammatiche nel mondo che causano sofferenza alla gente». E dopo aver assicurato la sua preghiera per il Libano, ha indirizzato un pensiero «alla cara Bielorussia. Seguo con attenzione — ha detto — la situazione post-elettorale in questo Paese e faccio appello al dialogo, al rifiuto della violenza e al rispetto della giustizia e del diritto. Affido tutti i bielorussi alla protezione della Madonna, regina della pace». Infine, augurandosi che questi giorni di ferie «possano essere un tempo per ritemprare il corpo, ma anche lo spirito mediante momenti dedicati alla preghiera, al silenzio e al contatto distensivo con la bellezza della natura, dono di Dio», Francesco ha raccomandato di non dimenticare «i problemi che ci sono per il covid: tante famiglie che non hanno il lavoro, che lo hanno perso e non hanno da mangiare». Da qui l’auspicio: «Le nostre pause estive siano anche accompagnate dalla carità e dalla vicinanza a queste famiglie».


FONTE: L'OSSERVATORE ROMANO

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