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L'Anno di Giovanni Paolo II, la devozione alla Santa Casa di Loreto

 I cinque pellegrinaggio del Papa ai piedi di Maria


“Quale uomo può conoscere il volere di Dio?". La domanda, posta dal Libro della Sapienza, ha una risposta: solo il Figlio di Dio, fatto uomo per la nostra salvezza nel grembo verginale di Maria, può rivelarci il disegno di Dio. Solo Gesù Cristo sa qual è la via per "giungere alla sapienza del cuore" e ottenere pace e salvezza”.

Giovanni Paolo II salutava così il 5 settembre del 2004 Loreto. Una grande celebrazione per la beatificazione di tre giovani laici, un incontro ancora una volta con i giovani.

In questo anno del centenario della nascita di Karol Wojtyła si celebra anche il centenario della scelta degli aviatori di Maria come loro patrona. Due centenari che si incrociano come spesso si sono intrecciate le vie di Giovanni Paolo II con quelle di Maria.

Il Papa scelse nel 1994 proprio Loreto per la Grande preghiera per l’Italia : “Tu che ami ogni uomo e guidi tutti i popoli accompagna i passi della nostra nazione, spesso difficili ma colmi di speranza. Fa’ che vediamo i segni della tua presenza e sperimentiamo la forza del tuo amore, che non viene mai meno”.

Un pellegrinaggio che era iniziato dalla Tomba di Pietro:”Maria è sempre presente nell’opera di Cristo e nella Chiesa. La sua presenza si esprime attraverso vari santuari, moltiplicatisi in tutto il mondo, e in particolare nel Continente europeo. Attraverso questi santuari passa la misteriosa trama della storia dei singoli paesi, delle singole nazioni ed epoche. In Italia, il pensiero va quest’anno in particolare al santuario di Loreto, al quale desideriamo recarci spiritualmente in pellegrinaggio lungo tutti i prossimi mesi (…) Se il nostro pellegrinaggio trova il suo inizio qui, presso la tomba di san Pietro, ciò corrisponde a tutta la logica della storia ed alla profonda eloquenza che ne promana. Cristo, che è verità e vita (cf. Gv 14, 6), è diventato per noi la via lungo i secoli. Su questa “via” noi intendiamo camminare, avvicinandoci al termine del secondo millennio della sua presenza tra gli uomini”.

Nel 1995 Giovanni Paolo II incontrava i giovani di tutta Europa il Papa ricorda il Giubileo dei 700 anni della Venuta della Santa Casa: “sono trascorsi infatti sette secoli da quando questo tempio sorse e cominciò ad essere meta di pellegrini non soltanto dall’Italia, ma da tante parti del mondo, specialmente dall’Europa. Tra i numerosi santuari mariani costruiti nel vecchio continente, quello di Loreto possiede un peculiare carattere ed offre un tipico messaggio spirituale. Se, infatti, nei santuari mariani la Madre di Dio viene venerata attraverso un’immagine o un’icona che la rappresenta, qui a Loreto è venerata mediante la Casa nella quale la tradizione riconosce la dimora della Santa Famiglia.La onoriamo qui come Madre di Cristo, Madre della Santa Famiglia, Sposa di Giuseppe, Patrona di tutte le famiglie e di coloro che sono chiamati alla vita in famiglia, Madre del bell’amore, Madre dell’unità, Madre dell’Alleanza, che unisce e accomuna l’uomo e la donna, come coniugi e genitori, mediante un vincolo imperituro di comunione grazie al quale la famiglia costituisce un insostituibile ambiente di vita e d’amore”.

La prima visita di Giovanni Paolo II a Loreto è dell’ 8 settembre del 1979. In quella occasione il Papa ricordò anche i suoi connazionali polacchi morti nella II Guerra Mondiale e sepolti nei pressi di Loreto: “Non posso neanche passare sotto silenzio il fatto che, nei pressi del Santuario, si trova il cimitero, nel quale riposano i corpi dei miei connazionali, soldati polacchi. Durante la seconda guerra mondiale essi sono caduti in battaglia su questa terra, combattendo per la “vostra e nostra libertà”, come dice l’antico motto polacco. Sono caduti qui, e possono riposare vicino al Santuario della Vergine Maria, il mistero della cui nascita diffonde la sua luce nella Chiesa in terra polacca e su quella in terra italiana. Anch’essi partecipano, in modo invisibile, all’odierno pellegrinaggio”.

Ma soprattutto parlò del senso stesso della casa: “Ogni casa è soprattutto santuario della madre. Ed essa lo crea, in modo particolare, con la sua maternità. È necessario che i figli della famiglia umana, venendo al mondo, abbiano un tetto sopra il capo; che abbiano una casa(…) la casa della Santa Famiglia. Essa fu il primo tempio, la prima chiesa, su cui la Madre di Dio irradiò la sua luce con la sua Maternità. L’irradiò con la sua luce emanante dal grande mistero dell’Incarnazione; dal mistero del suo Figlio”.

Non solo, il Papa pregava in preparazione del suo viaggio all’ ONU: “ E vengo, contemporaneamente, nel periodo di preparazione ad un importante compito, che mi conviene assumere, dopo l’invito del Segretario Generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, di fronte all’alto foro della più rappresentativa Organizzazione del mondo contemporaneo. Vengo qui, a cercare in questo Santuario, per l’intercessione di Maria, nostra Madre, la luce. Già domenica scorsa ho chiesto a Castel Gandolfo, durante l’incontro dell’Angelus, che si preghi per il Papa e per la sua responsabile missione nel foro dell’ONU. Oggi ripeto e rinnovo ancora una volta questa domanda”.

L’ 11 aprile del 1985 il Papa andò a Loreto a mettere ai piedi di Maria il documento post sinodale Reconciliatio et paenitentia scaturita dal Sinodo dei Vescovi dell’anno precedente. Una riflessione in particolare condivisa con i vescovi italiani: “ Che cosa significa riconciliazione? Qual è la relazione tra il fatto che essa è dono di Dio, dono del mistero pasquale di Cristo e che essa costituisce il compito della Chiesa? Quali leggi divine e umane reggono la rivelazione di questo dono e la sua trasmissione? In quale relazione essa rimane con una concreta comunità degli uomini, con gli ambienti, con tutta la società? In che modo questa rivelazione, l’annunzio della riconciliazione, congiunge in sé le esigenze della verità e dell’amore? Quale trasformazione domanda nella vita personale di ciascuno e nella vita delle comunità ecclesiali? A quali condizioni la riconciliazione annunciata e vissuta nella Chiesa può contribuire alla crescita della comunità civile nella giustizia e nell’amore fraterno? Quali sono oggi i doveri dei cattolici nella vita del Paese?”. Domande che sono in molti casi ancora aperte.

Angela AMBROGETTI

FONTE: ACI STAMPA

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