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La gioventù del Papa: 40 anni fa la Chiesa cambiò passo

 Il Magistero di papa Francesco nel solco della lettera apostolica "Dilecti amici" indirizzata ai giovani del mondo



Nel libro “Varcare la soglia della speranza”, il Papa che ha inventato la Gmg descrisse il suo legame preferenziale con le nuove generazioni. “Nei giovani c’è un immenso potenziale di bene e di possibilità creative”, scrisse Giovanni Paolo II. E aggiunse che “quando li incontro, in qualunque luogo del mondo, attendo prima di tutto ciò che vogliono dirmi di loro, della loro società, della loro Chiesa”. E “sempre li rendo consapevoli di questo: ‘non è affatto più importante ciò che vi dirò. Importante è ciò che mi direte voi. Me lo direte delle nuove generazioni in occasione dell’Anno Santo della Redenzione, la risposta non deve essere necessariamente con le parole, lo direte con la vostra presenza, con il vostro canto, forse anche con la vostra danza, con le vostre rappresentazioni, infine con il vostro entusiasmo’”. Esattamente 40 anni fa, Giovanni Paolo II scrisse”Dilecti amici”. Karol Wojtyla indirizzò la lettera apostolica ai giovani e alle giovani del mondo nell’Anno internazionale della gioventù, nel quale egli istituì le Gmg. Nella cerimonia d’inizio del pontificato, Karol Wojtyla annunciò di voler seguire il suo predecessore Albino Luciani nella rinuncia al triregno, la tiara papale formata da tre corone sovrapposte, simbolo del potere temporale dei papi. Un modo per avvicinare il papato all’umiltà e alla sobrietà del Vangelo ma anche per tendere la mano al mondo giovanile ostile ai formalismi. Dice papa Francesco ai giovani della Gmg: “Nella vita, nulla è gratis, tutto si paga. Solo una cosa è gratis: l’amore di Gesù! Quindi, con questo gratis che abbiamo – l’amore di Gesù – e con la voglia di camminare, camminiamo nella speranza, guardiamo alle nostre radici e andiamo avanti, senza paura. Non abbiate paura“.


Il Papa e i giovani
Al termine dell’omelia il Papa canonizzato da Francesco si rivolse ai giovani: “Siete voi il nostro futuro“. Durante il viaggio apostolico in Francia nel 1980 uno studente, prima di venire allontanato dalla polizia, riuscì a sottrarsi alla sorveglianza e ad arrivare a pochi metri dal Papa. “Sono ateo, spiegami perché credi in Dio”, gridò. Karol Wojtyla si fermò a riflettere poi osservò: “A questi giovani dobbiamo dare una risposta”. E così poco dopo iniziò il lungo cammino della “Woodstock cattolica”, l’invenzione più celebre di Giovanni Paolo II. L’origine della Giornata mondiale della gioventù, tra le più innovative intuizioni di san Giovanni Paolo II, risale all’Anno Santo della Redenzione con cui, nel 1983-1984, la Chiesa celebrò i 1.950 anni dalla Passione di Gesù. Trentacinque anni di storia ecclesiastica che si intrecciano con i principali eventi a cavallo tra ventesimo e ventunesimo secolo. Il sacerdote francese Éric Jacquinet, dopo aver prestato servizio per cinque anni in Vaticano come responsabile della “Sezione giovani” del Pontificio Consiglio per i laici è tornato a Bordeaux a fare il parroco. Passando il testimone a padre João Chagas. Don Éric racconta la stagione dell’avvio. “La Gmg è considerata da molti la più bella invenzione di papa Karol Wojtyla che invece sosteneva che sono i giovani stessi ad averla inventata. In realtà questa meravigliosa avventura è nata nel biennio 1983-1984, quando tra le varie attività dell’anno giubilare Giovanni Paolo II volle fissare un raduno giovanile per la Domenica delle Palme. Il comitato organizzatore prevedeva 60mila partecipanti e ne arrivarono 250mila“. Monsignor Giancarlo Vecerrica, vescovo emerito di Fabriano-Matelica e ideatore della marcia Macerata-Loreto, arrivata alla sua 40° edizione, rievoca come “il nostro esordio risale alla metà di giugno del 1978 e pochi mesi dopo Karol Wojtyla fu eletto papa”.

In visita a Loreto
A settembre del 1979 il nuovo Pontefice venne in visita a Loreto, spiega il presule marchigiano: “Per accogliere il Papa organizzai una veglia di duemila giovani. Arrivammo a piedi di notte poi recitammo il Rosario nel piazzale della Basilica e, dopo aver celebrato la messa, il Papa uscì il pomeriggio in piazza e ci trovò lì in preghiera”. E, continua il vescovo, “a un certo punto sento un grido: “Vecerrica dal Papa”, quindi scavalco le transenne e sporco di terra per la marcia notturna mi trovo davanti Giovanni Paolo II che mi stringe forte e dice: ‘Quella dei giovani è la realtà che più mi sta nel cuore’. Poi mi guarda dritto negli occhi e aggiunge: ‘D’ora in poi questi ragazzi li devi coltivare uno per uno’. Pochi minuti dopo mi ritrovai davanti alla fontana del piazzale con gli amici che mi avevano aiutato a organizzare la veglia di preghiera per la visita papale e ci siamo detti che dovevamo raccogliere il mandato del Papa e tenere fede all’impegno preso con lui“. Monsignor Vecerrica ha poi saputo dall’organizzatore delle Giornate mondiali della gioventù, Marcello Bedeschi, che quando venivano ideate le Gmg e si voleva creare qualcosa per i giovani, Giovanni Paolo II disse: “Andate un po’ a vedere come fa quel prete del pellegrinaggio Macerata-Loreto”. Nel 1985 le Nazioni Unite proclamarono l’Anno Internazionale della Gioventù. “Il Papa, volendo manifestare l’attenzione della Chiesa verso le nuove generazioni, chiamò nuovamente i giovani a Roma per la domenica delle Palme – sottolinea padre Éric Jacquinet –. Anche questa volta, come durante l’analoga convocazione, trecentomila giovani si sparsero nelle chiese della Città eterna per diversi momenti di preghiera e catechesi e poi si radunarono in piazza San Pietro per partecipare alla celebrazione con il Pontefice”.

Risposta generosa
Dopo questi due raduni, molti si domandavano “perché questa riposta generosa, che cosa cercano i giovani, cosa vogliono”, prosegue l’ex responsabile della “Sezione giovani” del Pontificio Consiglio che dal settembre 2016 ha trasferito le sue competenze al nuovo dicastero vaticano per i Laici, la Famiglia e la Vita. Ma Giovanni Paolo II lo aveva intuito: i giovani sentivano il desiderio di ritrovarsi insieme, di condividere la loro esperienza, di ascoltare una parola di fede, di guardare insieme al futuro, di rinnovare e confermare il proprio impegno. E così, alla fine del 1985, Karol Wojtyla annunciò l’istituzione della Giornata mondiale della gioventù, da celebrarsi ogni anno nelle diocesi il giorno della domenica delle Palme. Alla celebrazione diocesana fu presto affiancato un grande incontro mondiale, che inizialmente si tenne ogni due anni. Alla prima Gmg, celebrata nelle diocesi nel 1986, seguì così la prima grande edizione internazionale, che si svolse nel 1987 a Buenos Aires, nell’Argentina in via di faticosa uscita dalla dittatura. Nel 1989, la Giornata mondiale della gioventù si celebrò in Spagna a Santiago. A seguire toccò a Częstochowa in Polonia, dopo la caduta del muro di Berlino. Nel 1993, l’uscita dall’Europa con l’edizione di Denver, negli Stati Uniti. Nel 1995, a Manila, nelle Filippine. Nel 1997 fu la volta di Parigi. Nel 2000 i due milioni di “sentinelle del mattino” a Tor Vergata durante il Grande Giubileo, poi nel 2002, la Gmg di Toronto in Canada. Nel 2005, poco dopo la morte di Giovanni Paolo II, fu Benedetto XVI a presiedere l’edizione di Colonia in Germania. Nel 2008, la Giornata mondiale della gioventù approdò a Sydney. A seguire Madrid, Rio de Janeiro e Cracovia. E poi Panama.


Giovani in cammino
Sostiene Jorge Mario Bergoglio: “Nella Chiesa c’è spazio per tutti, per tutti! Nessuno è inutile, nessuno è superfluo, c’è spazio per tutti. Così come siamo, tutti. E questo Gesù lo dice chiaramente quando manda gli apostoli a invitare al banchetto di quell’uomo che lo aveva preparato, dice: ‘Andate e portate tutti, giovani e vecchi, sani e malati, giusti e peccatori: tutti, tutti, tutti'”. Quarant’anni di Gmg come cambio di passo della Chiesa. “Chi ama non sta con le mani in mano, chi ama serve, chi ama corre a servire, corre a impegnarsi nel servizio agli altri“, insegna papa Francesco. Prosegue il Pontefice: “Non diventiamo luminosi. Non diventiamo luminosi quando esibiamo un’immagine perfetta, ben ordinata, ben rifinita, no. E neanche se ci sentiamo forti e vincenti, forti e vincenti, ma non luminosi. Noi diventiamo luminosi, brilliamo quando, accogliendo Gesù, impariamo ad amare come Lui“. Ai giovani universitari papa Francesco ha detto: “Abbiate perciò il coraggio di sostituire le paure coi sogni. Sostituite le paure con i sogni: non siate amministratori di paure, ma imprenditori di sogni! Non siamo stati chiamati automaticamente, siamo stati chiamati per nome. Pensiamo a questo. Gesù mi ha chiamato con il mio nome. Sono parole scritte nel cuore”.

GIACOMO GALEAZZI

FONTE: IN TERRIS

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