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San Gabriele dell’Addolorata. Un giovane “tutto fuoco”

Sei mai stato alla ricerca di qualcosa che desse senso alla tua vita? Hai mai sentito un richiamo interiore, qualcosa che ti spingesse a cercare di più? Cosa succede quando un giovane, nel pieno della sua vitalità, scopre una felicità più grande di quella che il mondo può offrire?


Queste sono solo alcune delle domande che emergono quando si incontra Francesco Possenti, il giovane che il mondo ha imparato a conoscere e amare con il nome di san Gabriele dell’Addolorata.
Un santo giovane “tutto fuoco”, il primo canonizzato nel Novecento, che continua a toccare il cuore di molti, offrendo spunti di riflessione ancora attuali.

Una vita bella
Gabriele, al secolo Francesco Possenti, vive in un’epoca di grandi cambiamenti e crisi di valori, proprio come la nostra. Nasce nel pieno del 1800 e il Risorgimento italiano fa da sfondo alla sua esistenza, segnata da lutti familiari e da una profonda ricerca spirituale. Perde, infatti, la mamma quando ha solo 4 anni, e l’amata sorella Agnese quando è nel pieno della giovinezza.
Fin dalla prima infanzia, Francesco mostra un’innata apertura al senso religioso, favorita anche dall’educazione paterna che lo fa crescere sereno, sicuro e amato, nonostante la mancanza della mamma.


Un giovane che lascia il segno
Francesco è un giovane pieno di vita, ama la caccia e le amicizie; scrive poesie che declama in teatro. A Spoleto la sua compagnia è ricercata e lui, come i suoi amici, partecipa volentieri alle feste. Potremmo dire che la sua vita sociale è intensa e gioiosa, ma il suo comportamento non deborda mai dall’educazione familiare e scolastica ricevuta, improntata su valori che ha sempre abbracciato con convinzione. Eppure, dentro questa vita bella e intensa, Francesco sente dentro di sé un’inquietudine, un desiderio di qualcosa di più grande.

Le “promesse” di un adolescente
Francesco è un giovane come tanti, un giovane educato, cresciuto con sani principi, religioso e rispettoso… ma come, tutti vive, le sue contraddizioni. Infatti, nel 1853 si ammala gravemente e promette di farsi religioso se fosse guarito: promessa che dimentica completamente una volta rimessosi in salute. Torna alla vita di sempre ma quel sottile “tormento” del cuore non lo lascia.


Alla “Donna” della sua vita, non può dire di “no”
Da quella promessa, fatta durante la malattia, passano tre anni. Tre anni vissuti in pienezza ma sempre con quell’inquietudine a cui non riesce a essere indifferente. Ma il 22 agosto 1856, quel giovane brillante ed elegante, durante una processione mariana non può più fare “orecchi da mercante”: sente una voce interiore che lo invita a consacrarsi a Dio e da quel momento la direzione della sua vita cambia radicalmente.

Un distacco doloroso
Non pensiamo che, siccome siamo a metà del 1800, i genitori fossero tutti inclini ad accettare che un figlio volesse diventare religioso. Oggi, come ieri, anche loro devono fare un cammino per accogliere la vocazione dei propri figli e così è stato anche per il papà di Francesco che all’inizio manifesta le sue umane resistenze. Lasciare andare Francesco è doloroso. L’ultimo abbraccio tra padre e figlio è carico di emozione. Entrambi sanno che stanno facendo la cosa giusta, eppure, il cuore si riempie di una nostalgia carica di calde lacrime.


La vita nuova
Francesco decide di entrare nel noviziato dei Passionisti dove assume il nome di Gabriele dell’Addolorata. Nonostante la durezza di quella vita, si sente al suo posto e in una lettera al padre scrive: “La mia vita è un continuo godere”. Con naturalezza inizia a praticare con impegno e attenzione ciò che ogni giorno gli viene chiesto. È talmente contento e il suo spirito così gioioso, che gli sembra di essere fatto per quella vita e quella vita per lui.

Nella semplicità della vita quotidiana del convento, Gabriele brucia tutte le tappe giungendo al “traguardo” della santità con la velocità del campione: il 21 settembre 1856, infatti, entra in noviziato e il 27 febbraio 1862, a soli 24 anni, muore di tubercolosi lasciando dietro di sé il profumo soave di chi ha dato la vita per l’Amore che è Gesù.
Gabriele è un giovane sorridente, appassionato della vita e aperto alla novità dello Spirito. Ha vissuto in un’epoca di cambiamenti e crisi di valori, proprio come oggi, eppure non si è perso perché non ha lasciato inascoltato il richiamo profondo del cuore. La sua vicenda umana e spirituale continua a illuminare i giovani di tutto il mondo che in lui trovano un amico, un fratello, un compagno di cammino, un maestro di santità senza “effetti speciali”.

La sua storia ci invita a riflettere sul senso della vita, sull’importanza della fede e sulla bellezza della santità. Vuoi conoscerlo meglio anche tu? Vedrai, non te ne pentirai!

FONTE: SHALOM BLOG

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