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Il Papa: l'esempio di Maria ci insegni a credere, sperare e andare incontro agli altri

All'udienza generale, Francesco affida la lettura della catechesi a un officiale della Segreteria di Stato per la difficoltà a parlare a causa di un raffreddore. Nel testo si sofferma sulla Visitazione, la visita di Maria ad Elisabetta, e sui tratti della Vergine, che “dopo lo stupore” per ciò che l’angelo le ha annunciato, “si mette in viaggio”, non teme pericoli e giudizi altrui e "spinta dell’amore" va ad aiutare una parente. Nel suo Magnificat una lode a Dio piena di fede, speranza e gioia


È il “mistero della Visitazione”, Maria che fa visita ad Elisabetta, ma anche Gesù che “nel grembo della madre” visita “il suo popolo”, il cuore della catechesi di Francesco all’udienza generale di oggi, 5 febbraio, nell’Aula Paolo VI. Il Papa ne affida la lettura a padre Pierluigi Giroli, officiale della Segreteria di Stato. “Voglio chiedere scusa perché con questo forte raffreddore è difficile per me parlare” si rammarica. Nel testo della sua riflessione il Pontefice si sofferma in particolare su Maria, un esempio da imitare, donna che non esita ad offrire la sua disponibilità a Dio, che si proietta verso l’altro e attraverso la quale scoprire “che ogni anima che crede e spera ‘concepisce e genera il Verbo di Dio’.

Maria, donna che non teme pericoli e giudizi
“Giovane figlia d’Israele”, “dopo lo stupore e la meraviglia” per quello che l’angelo le ha annunciato, Maria “si mette in viaggio”, “non teme i pericoli e i giudizi altrui ma va incontro agli altri”.

Quando ci si sente amati, si sperimenta una forza che mette in circolo l’amore; come dice l’apostolo Paolo, “l’amore del Cristo ci possiede”, ci spinge, ci muove. Maria avverte la spinta dell’amore e va ad aiutare una donna che è sua parente, ma è anche un’anziana che accoglie, dopo lunga attesa, una gravidanza insperata, faticosa da affrontare alla sua età. Ma la Vergine va da Elisabetta anche per condividere la fede nel Dio dell’impossibile e la speranza nel compimento delle sue promesse.

Il Magnificat, lode a Dio piena di fede, speranza e gioia
Quando Maria giunge da Elisabetta, viene accolta con “una duplice benedizione - ‘Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo’ - e salutata come “beata”, ricorda il Papa, perché “ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto”.

Dinanzi al riconoscimento dell’identità messianica del suo Figlio e della sua missione di madre, Maria non parla di sé ma di Dio e innalza una lode piena di fede, di speranza e di gioia, un cantico che risuona ogni giorno nella Chiesa durante la preghiera dei Vespri: il Magnificat.

Un canto di redenzione
Le parole di Maria, tramandate dall’evangelista Luca, sono “un solenne memoriale che sintetizza e compie la preghiera d’Israele”, spiega Francesco, e richiamano pagine bibliche, “segno” che lei “non vuole cantare ‘fuori dal coro’ ma sintonizzarsi con i padri, esaltando la sua compassione verso gli umili”. Il Magnificat, inoltre, è “un canto di redenzione, che ha per sfondo la memoria della liberazione d’Israele dall’Egitto”.

Maria canta la grazia del passato ma è la donna del presente che porta in grembo il futuro.

L’opera divina per la salvezza degli uomini
Nell’antico cantico si possono distinguere due parti, specifica, inoltre, il Papa: la prima “loda l’azione di Dio in Maria, microcosmo del popolo di Dio che aderisce pienamente all’alleanza, la seconda spazia sull’opera del Padre nel macrocosmo della storia dei suoi figli, attraverso tre parole-chiave”, ossia “memoria”, “misericordia” e “promessa”.

Il Signore, che si è chinato sulla piccola Maria per compiere in lei “grandi cose” e renderla madre del Signore, ha iniziato a salvare il suo popolo a partire dall’esodo, ricordandosi della benedizione universale promessa ad Abramo. Il Signore, Dio fedele per sempre, ha fatto scorrere un flusso ininterrotto di amore misericordioso “di generazione in generazione” sul popolo fedele all’alleanza, e ora manifesta la pienezza della salvezza nel Figlio suo, inviato a salvare il popolo dai suoi peccati.

C’è dunque tutta l’opera di redenzione di Dio nel Magnificat, da Abramo a Gesù Cristo e alla comunità dei credenti”, conclude Francesco, che esorta infine a chiedere “al Signore la grazia di saper attendere il compimento di ogni sua promessa” e anche “di aiutarci ad accogliere nelle nostre vite la presenza di Maria”.

Tiziana Campisi – Città del Vaticano

FONTE: VATICAN NEWS


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