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Intelligenza artificiale e intelligenza umana. Che cosa dice la Chiesa

L’intelligenza artificiale (IA) è una delle tecnologie più discusse e promettenti del nostro tempo, pone sfide e opportunità che richiedono una riflessione profonda. La Nota Antiqua et Nova, pubblicata dal Dicastero per la Dottrina della Fede e dal Dicastero per la Cultura e l’Educazione, offre una prospettiva cristiana su queste questioni, sottolineando l’importanza di un uso responsabile della razionalità e della capacità tecnica.


A pochi giorni dall’uscita di questo documento, vogliamo offrirvene una sintesi facile da capire perché sappiate orientarvi nei nuovi orizzonti che il progresso ci offre.

Quanto l’IA è simile all’intelligenza umana?
L’IA può certamente imitare alcune funzioni cognitive, ma le differenze tra intelligenza artificiale e intelligenza umana restano, e sono profonde e significative. Questo articolo esplorerà queste distinzioni, offrendo una prospettiva più ampia sulla natura unica dell’intelligenza umana.

L’IA: una macchina che impara
La Nota del Dicastero definisce l’IA è come una macchina molto sofisticata che impara, un po’ come farebbe una persona: può tradurre lingue, riconoscere immagini, rispondere a domande e persino creare testi e disegni. È efficiente e veloce nello svolgere questi compiti, spesso più di noi, tuttavia non è l’intelligenza umana e non dovrebbe essere vista come una forma artificiale di intelligenza, ma come uno dei suoi prodotti.


La nostra intelligenza: un dono completo
La nostra intelligenza, infatti, è qualcosa di molto più ampio e profondo: lo vediamo dal fatto che essa non ci permette semplicemente di fare calcoli o risolvere problemi, ma ci consente anche di sentire emozioni, essere creativi, avere empatia per gli altri e saper distinguere cosa è giusto e cosa è sbagliato.

Un’attenzione alla dignità dell’essere umano
Di fronte a questo strumento potente e promettente si sollevano allora importanti questioni etiche: la preoccupazione principale riguarda la responsabilità morale e la sicurezza nell’uso dell’IA, in particolare per le sue capacità di apprendimento autonomo.
Il documento del Dicastero ha cura di sottolineare inoltre che il valore di una persona non dipende dalle sue capacità o dai suoi risultati, ma dalla sua intrinseca dignità di essere creata a immagine di Dio. Questa dignità rimane intatta in ogni circostanza, anche in chi non è in grado di esercitare le proprie capacità.
Queste considerazioni rendono centrale il nodo della responsabilità morale nella progettazione e nell’uso dell’IA: solo gli esseri umani infatti sono capaci di prendere decisioni libere e responsabili, guidati dalla coscienza morale verso il bene. L’IA deve essere utilizzata in modo da sostenere e promuovere la dignità di ogni essere umano e la pienezza della sua vocazione.


I  rischi da evitare
Nell’uso dell’IA ci sono quindi alcuni rischi da non sottovalutare:
• pensare che la tecnologia risolva tutti i problemi, dimenticando il valore delle relazioni umane;
• usare l’IA per creare disuguaglianze, favorendo solo i più ricchi o i potenti, a scapito delle fasce più deboli della società;
• affidarci troppo alle macchine, perdendo la nostra capacità di scegliere con la testa e con il cuore;
• non essere capaci di distinguere se stiamo parlando con una persona vera o con una macchina;
• usare l’IA per scopi cattivi, come, ad esempio, per creare notizie false o per favorire la guerra: «Papa Francesco ha osservato che “la possibilità di condurre operazioni militari attraverso sistemi di controllo remoto ha portato a una minore percezione della devastazione da essi causata e della responsabilità del loro utilizzo, contribuendo a un approccio ancora più freddo e distaccato all’immensa tragedia della guerra”».

Usare l’IA con la sapienza del cuore
È chiaro allora che l’IA è uno strumento prezioso che va usato con saggezza, stando attenti ad ascoltare sempre la voce della “sapienza del cuore”, cioè quella capacità di capire cosa è veramente importante, di agire con responsabilità e di cercare sempre il bene per tutti. Infatti, nella Nota si ricorda che «la questione essenziale e fondamentale resta sempre quella se l’uomo, come uomo, nel contesto di questo progresso, diventi veramente migliore, cioè più maturo spiritualmente, più cosciente della dignità della sua umanità, più responsabile, più aperto agli altri, in particolare verso i più bisognosi e più deboli, più disponibile a dare e portare aiuto a tutti».


In un’epoca segnata dall’IA, è essenziale rinnovare la valorizzazione di tutto ciò che è umano. L’IA deve essere uno strumento complementare all’intelligenza umana, non un sostitutivo. La sfida è quella di coltivare gli aspetti della vita umana che vanno oltre il calcolo, come la carità, la fraternità e la ricerca della verità, e usare la tecnologia per promuovere la solidarietà e la comunione con Dio ,nella coscienza che noi siamo molto di più di quello che una macchina può fare.

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FONTE: SHALOM BLOG



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