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La forza della preghiera delle mamme

Nel Vangelo di Matteo, leggiamo un episodio che risuona profondamente nell’animo di ogni madre: «Coraggio, figlia, la tua fede ti ha salvato» (Mt 9,22). Una frase semplice, ma che porta con sé una forza straordinaria, un messaggio che travalica i secoli e che si riflette nelle esperienze quotidiane di tante madri. L’amore incondizionato per i propri figli, quando si unisce alla preghiera fervente, diventa un faro di speranza che può illuminare anche le notti più buie.


Il miracolo che ha cambiato una vita
Una testimonianza potente della forza della preghiera delle mamme arriva dal miracolo che ha portato alla beatificazione di Carlo Acutis, il giovane genio dell’informatica. Nel 2020 è stato riconosciuto beato e nel 2025 sarà poi canonizzato, primo santo dei millenials. La sua intercessione è stata determinante per il miracolo avvenuto in Brasile, dove un bambino, nato con una rara anomalia congenita, il pancreas anulare, si trovava di fronte a un intervento rischioso. La madre, sconvolta, ma sorretta da una grande fede, iniziò a pregare con tutto il cuore per l’intercessione di Carlo Acutis. Ciò che accadde, incredibilmente, fu che il bambino guarì completamente, senza necessità di intervento chirurgico. I medici rimasero sbalorditi.


Di nuovo, la preghiera accorata di una mamma
Anche nel miracolo che porterà Carlo Acutis alla canonizzazione è di nuovo una mamma con la sua grande fede a sperare e pregare per una guarigione che umanamente sembra impossibile. L’intercessione di Carlo farà il resto. Si tratta del miracolo compiuto per Valeria, una giovane del Costa Rica e studentessa universitaria a Firenze. È un giorno di luglio del 2022 quando la giovane, dopo una caduta dalla bicicletta, finisce in coma irreversibile. La diagnosi non lascia speranze di vita: trauma cranico molto grave. La mamma Liliana, sei giorni dopo, si reca ad Assisi, per raccomandare la figlia al beato Carlo. Passerà tutta la giornata inginocchiata davanti alla sua tomba. In serata le arriva una telefonata dall’ospedale informandola del miglioramento improvviso e inspiegabile della figlia: Valeria aveva ripreso a respirare spontaneamente, il giorno dopo riprenderà a muoversi e parzialmente a parlare. A settembre, insieme alla mamma, Valeria va ad Assisi per pregare sulla tomba di Carlo e per ringraziarlo.

L’amore che si trasforma in preghiera: l’esempio di santa Monica
Abbiamo riportato solo due esempi ma sarebbero tantissime le storie da raccontare. E il pensiero va a santa Monica, mamma di sant’Agostino, che seguì con paziente e forte amore di madre, con preghiere e lacrime, il figlio Agostino nelle sue intemperanze, nelle sue crisi interiori, nel suo girovagare tra Roma e Milano alla ricerca della verità. Il vescovo di Tagaste le aveva detto profeticamente: «È impossibile che un figlio di tante lacrime vada perduto» e infatti Monica ebbe la gioia di assistere alla conversione di Agostino, al suo Battesimo e alla sua decisione di consacrarsi interamente a Dio.
Anche nelle sfide quotidiane dei nostri giorni, assistiamo a storie di madri che, di fronte a malattie, difficoltà economiche o tragedie, trovano nella fede una risorsa che le sostiene. Queste storie sono testimonianze viventi del fatto che la preghiera non è mai vana, ma può portare conforto, cambiamento e, talvolta, veri e propri miracoli. Nei momenti più bui, quando ogni speranza sembra svanire, le madri trovano nella preghiera una fonte inesauribile di forza e speranza. Una fede, la loro, che si trasforma in un dono di sé, un affidarsi senza riserve a Dio, nella speranza di un futuro migliore per i propri figli.
Che si tratti di guarigioni miracolose o di atti quotidiani di speranza, l’amore materno, unito alla preghiera, diventa un canale privilegiato per la grazia. Nei momenti di difficoltà, ricordiamoci che il coraggio, la speranza e la fede possono davvero trasformare la nostra realtà, proprio come è accaduto a tante madri che, grazie alla preghiera, hanno superato un dolore o a tante madri che hanno visto le vite dei figli cambiare e riorientarsi verso un orizzonte di luce.

FONTE: SHALOM BLOG

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