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Diaconi: custodi del servizio nel cammino giubilare

Li vediamo durante la Messa, nei gruppi Caritas, nelle carceri, negli ospedali, sempre pronti ad aiutare chi è nel bisogno. Eppure, i diaconi restano spesso figure quasi invisibili, poco conosciute, a volte considerati “preti mancati”. Ma chi sono veramente i diaconi e qual è il loro ruolo?


Chi è il diacono?
La parola “diakonia”, che in greco significa servizio, definisce l’essenza del diaconato. Questo compito è così decisivo per la Chiesa che viene assunto con un atto sacramentale, attraverso il Rito di Ordinazione. Essere diacono significa abbracciare una spiritualità del servizio, fatta di disponibilità interiore e apertura esteriore. Come dice Papa Francesco, i diaconi non sono “mezzi preti” o “chierichetti di lusso”, ma servitori premurosi, pronti a far sentire l’amore del Signore a tutti, specialmente a chi è escluso.

Un po’ di storia
Le origini del diaconato risalgono ai tempi degli apostoli, come testimoniato negli Atti degli Apostoli con l’istituzione dei sette diaconi per il servizio delle mense. Ne parlano anche i padri della Chiesa. Dal V secolo, però, per diversi motivi, il diaconato rimase solo come tappa intermedia per i candidati all’ordinazione sacerdotale. Il Concilio di Trento (1545-1563) dispose che il diaconato permanente venisse ripristinato, ma tale prescrizione non trovò concreta attuazione. È stato il Concilio Vaticano II a ristabilire il diaconato (Lumen Gentium 29).
Figure esemplari come san Lorenzo, san Vincenzo di Saragozza e san Francesco d’Assisi hanno segnato la storia della Chiesa con la loro testimonianza di fede e carità.

Cosa fa un diacono?
Il diacono svolge un ministero di servizio a 360 gradi: liturgia, predicazione e carità. In particolare, il diacono può amministrare il Battesimo, distribuire l’Eucaristia, assistere e benedire il Matrimonio, portare il conforto ai morenti, proclamare la Parola di Dio, istruire il popolo, guidare la preghiera e presiedere ai funerali. Il Concilio Vaticano II precisa che il diacono serve il popolo di Dio in comunione con il vescovo e il suo presbiterio, partecipando alle funzioni di insegnare, santificare e governare.

Le due vie del diaconato
Esistono due tipi di diaconato:
• Diaconato transeunte: questo è un passaggio temporaneo per coloro che aspirano al sacerdozio. I candidati al diaconato transeunte devono essere celibi e possono essere ammessi all’ordinazione solo dopo aver compiuto i 23 anni.
• Diaconato permanente: questa è una vocazione specifica per chi desidera servire la Chiesa in modo stabile, sia da celibe che da sposato. Per il diaconato permanente, l’età minima è di 25 anni per i celibi e di 35 per le persone sposate, previo consenso della moglie. Se i diaconi permanenti sono celibi, dopo l’ordinazione non possono più sposarsi. Similmente, un diacono permanente rimasto vedovo non può risposarsi. Il diaconato permanente non è solo un grado di passaggio al presbiterato, ma una vocazione specifica all’interno del ministero dell’Ordine. Ai diaconi “sono imposte le mani non per il sacerdozio, ma per il servizio”.

L’identikit del diacono
Un vero diacono è pieno di virtù: sincero nella carità, premuroso verso i poveri e i deboli, umile nel servizio, retto e puro di cuore, vigilante e fedele nello spirito. Come profeti, offrono conforto e seminano speranza, aiutando la comunità a trovare soluzioni nei momenti di difficoltà.
Nel loro servizio silenzioso, i diaconi ci insegnano che la vera grandezza sta nel servire. Con il loro esempio, ci mostrano che il servizio è una via per incontrare Dio e i fratelli. Il Giubileo è un’occasione speciale per rinnovare l’impegno a vivere la fede con spirito di servizio e carità, con il cuore aperto e le mani pronte ad aiutare.

FONTE: SHALOM BLOG

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