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Papa Francesco: “Quando sparliamo lanciamo pietre di condanna”

Il Pontefice all'Angelus: "Ogni vera conversione è protesa a un futuro nuovo, ad una vita nuova, bella, libera dal peccato, generosa"


Città del Vaticano – Dobbiamo “prendere coscienza che siamo peccatori“, e dobbiamo imparare “a lasciar cadere dalle nostre mani le pietre della denigrazione, della condanna e del chiacchiericcio che a volte vorremmo scagliare contro gli altri”. Perché “quando sparliamo degli altri siamo come i farisei, lanciamo pietre di condanna”.
E’ il monito che Papa Francesco lancia ai tanti fedeli riuniti in piazza San Pietro per la tradizionale preghiera domenicale dell’Angelus. Sotto un cielo che minaccia pioggia, il Pontefice, per la sua meditazione prende spunto dal brano evangelico della V Domenica di Quaresima, ovvero l’episodio della donna adultera (cfr. Gv 8,1-11).

Un brano nel quale “si contrappongono due atteggiamenti: quello degliscribi e dei farisei da una parte”, “vogliono condannare la donna, perché si sentono i tutori della Legge e della sua fedele applicazione”; e quello di Gesù che “invece vuole salvarla, perché Lui impersona la misericordia di Dio che perdonando redime e riconciliando rinnova”.

Il Papa sottolinea il motivo per cui i farisei pongono la donna adultera “nel mezzo” chiedendo “a Gesù se si deve lapidarla, così come prescrive la Legge di Mosè”.

Si può supporre che il loro proposito fosse questo: il “no” alla lapidazione sarebbe stato un motivo per accusare Gesù di disobbedienza alla Legge; il “sì”, invece, per denunciarlo all’autorità romana, che aveva riservato a sé le sentenze e non ammetteva il linciaggio popolare.

In altre parole,”gli interlocutori di Gesù sono chiusi nelle strettoie del legalismo e vogliono rinchiudere il Figlio di Dio nella loro prospettiva di giudizio e di condanna. Ma Egli non è venuto nel mondo per giudicare e condannare, bensì per salvare e offrire alle persone una vita nuova“.

La reazione di Gesù è inaspettata: “si china a scrivere col dito per terra, quasi a ricordare che l’unico Legislatore e Giudice è Dio”, e dice: “Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei”.

Quello di Gesù è un “appello alla coscienza di quegli uomini: loro si sentivano ‘paladini della giustizia’, ma Lui li richiama alla consapevolezza della loro condizione di uomini peccatori, per la quale non possono arrogarsi il diritto di vita o di morte su un loro simile”.

A quel punto, uno dopo l’altro, se ne andarono tutti, rinunciando a lapidare la donna. “Questa scena invita anche ciascuno di noi a prendere coscienza che siamo peccatori, e a lasciar cadere dalle nostre mani le pietre della denigrazione, della condanna e del chiacchiericcio che a volte vorremmo scagliare contro gli altri”. Poi, a braccio, aggiunge: “Quando sparliamo degli altri siamo come questi farisei, lanciamo pietre“.

Cita poi San’Agostino, ricordando come al termine del racconto “rimangono solo Gesù e la donna, là in mezzo: ‘la misera e la misericordia’“.

Infine, Gesù “congeda la donna con queste parole stupende: ‘Va’ e d’ora in poi non peccare più'”. Cristo “apre davanti a lei una strada nuova, creata dalla misericordia, una strada che richiede il suo impegno di non peccare più. È un invito che vale per ognuno di noi”.

In questo tempo di Quaresima siamo chiamati a riconoscerci peccatori e a chiedere perdono a Dio. E il perdono, a sua volta, mentre ci riconcilia e ci dona la pace, ci fa ricominciare una storia rinnovata. Ogni vera conversione è protesa a un futuro nuovo, ad una vita nuova, bella, libera dal peccato, generosa.

E, a braccio, conclude: “Non abbiamo paura di chiedere perdono a Gesù, perché lui ci apre una vita nuova“. Infine, l’immancabile saluto: “A tutti auguro una buona domenica. Per favore non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci!“.

Fabio BERETTA



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